Acabnews Bologna

Manifestarono dopo lo sgombero del 36: condannati Sara e Orlando

Cua: “Sentenza rancorosa, che dimostra come la rabbia di migliaia di giovani abbia fatto non poco paura a chi governa Bologna”. Làbas sulle richieste di rinvio a giudizio: “Si vuole punire una parte di città”.

19 Dicembre 2017 - 11:37

Arrivano due condanne al termine del processo di primo grado per la manifestazione che si svolse in città il 10 febbraio scorso, all’indomani dello sgombero della biblioteca di Discipline umanistiche di via Zamboni 36. Il giudice ha condannato a un anno Orlando (24enne) e e a un anno e un mese Sara (22enne), accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Per entrambi la pena è sospesa. La Procura aveva chiesto per entrambi una condanna a due anni. Il commento del Cua: “Era il 10 febbraio scorso, in centinaia tornammo in piazza il giorno dopo l’irruzione della celere all’interno della biblioteca autogestita di via Zamboni 36 e la rivolta che nei minuti successivi si scatenò giustamente e legittimamente nelle strade della zona universitaria. Quel giorno tornammo in zona universitaria e provammo a superare i cordoni della celere per riprenderci la biblioteca. Durante la tenace resistenza alle cariche della polizia Sara e Orlando vengono tratti in arresto. Dopo mesi che li hanno visti sottoposti a pesanti misure cautelari (poco meno di 3 mesi di domiciliari per Sara, con divieto di comunicare, e un mese per Orlando a cui sono seguiti per entrambi mesi di obblighi di firma), si è chiuso oggi il primo grado del processo per i fatti di quel giorno: un anno e un mese per Sara; un anno per Orlando. Condanne rancorose. Condanne che ci dicono come la rabbia e i cortei di migliaia di giovani che per due settimane hanno attraversato le strade del centro di Bologna abbiano fatto non poco paura a chi, su diversi livelli, governa questa città”.

Continua il Cua: “Si tratta infatti dell’ennesimo tentativo da parte delle istituzioni bolognesi di delegittimare le lotte sociali, intimidendo chi quotidianamente si batte contro il modello di città e università che vorrebbero imporre. Eppure sono condanne che non scalfiscono. Non scalfiscono la determinazione di Sara e Orlando, così come non scalfiscono quella di tanti e tante che in quei giorni non si sono tirati indietro, permettendo a nessuno di intimidirci, permettendo a nessuno di imporre barriere sui nostri corpi, come la vittoria che abbiamo ottenuto al 36 contro i tornelli sta a dimostrare. Chi pensa di poterci fermare semplicemente con qualche condanna non ha capito che noi ci siamo stati, ci siamo e ci saremo, pronti a difendere la zona universitaria e Bologna da chi vorrebbe farla diventare la ‘city of food’ di Fi.co fatta di vetrine chic accessibili a pochi, mentre si continua a tagliare welfare studentesco, la qualità della vita si abbassa sempre di più e diviene sempre più complicato anche solo avere un tetto sopra la testa. A fronte di tutto questo è sempre più necessario riempire queste strade di antagonismo sociale. Alla prossima barricata!”.

Làbas, intanto, scrive quanto segue in merito alle 11 richieste di rinvio a giudizio per la reistenza allo sgombero dell’ex caserma Masini: “Tutte le donne e gli uomini che l’otto di agosto hanno difeso l’ex caserma Masini hanno dimostrato che lottare fa bene, che lottare è giusto, che lottare può cambiare le cose nella società e nella politica. L’otto di agosto non ha determinato la fine di qualcosa, ma l’inizio di un nuovo percorso che grazie alla generosità di queste persone ha visto migliaia di donne e uomini liberi confortarsi in assemblee, inondare le strade di Bologna, ed ora, mettere le fondamenta di un cantiere aperto che costruirà Làbas in vicolo Bolognetti. Per questo motivo reputiamo che con la richiesta di rinvio a giudizio per undici di quelle persone che hanno deciso di resistere allo sgombero la Procura di Bologna stia tentando di punire una parte di città, o meglio, la determinazione di quelle donne, studenti, migranti e lavoratori di ogni età che crede che Bologna abbia bisogno di polmoni sociali, luoghi di socialità, di mutualismo e non di esclusione. La Procura si occupa delle fantasie, noi ci occupiamo della realtà che viviamo ogni giorno. E ogni giorno continueremo a lottare come abbiamo sempre fatto. Ringraziamo tutti coloro che in queste ore stanno esprimendo la loro solidarietà”.