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“L’università di guerra e le sue gerarchie razziste: studenti migranti respinti da Unibo”

Coordinamento Migranti: “Chiediamo che siano riconosciuti i percorsi di studio e che sia possibile completare gli studi indipendentemente dalla cittadinanza e dal permesso di soggiorno che studenti e studentesse migranti provenienti dall’Ucraina hanno in tasca”.

24 Aprile 2022 - 15:30

“L’università di guerra e le sue gerarchie razziste. Studenti migranti respinti da Unibo”. Così il Coordinamento Migranti, che spiega così l’accusa mossa verso l’Alma Mater: “All’invasione russa dell’Ucraina è seguito un movimento in massa di migranti, tra cui anche migliaia di studenti provenienti da Africa, Asia e Medio Oriente. Secondo i dati del 2020 l’Ucraina ospitava oltre 76.000 studenti stranieri, un quarto proveniente dall’Africa – in particolare da Nigeria, Marocco ed Egitto – e più di 20.00 provenienti dall’India. Dall’inizio dell’attacco russo, più di 10.000 studenti migranti sono riusciti a fuggire dalla guerra e ad entrare nei paesi vicini, ma l’Unione Europea e i suoi Stati non allentano la morsa del razzismo istituzionale producendo nuove gerarchie legate al colore della pelle e al permesso di soggiorno. Infatti, gli studenti migranti senza cittadinanza ucraina sono stati sistematicamente trattenuti al confine in attesa per giorni, o persino respinti. Dopo aver investito somme ingenti per l’istruzione in Ucraina, molti di loro si trovano ora di fronte alla scelta forzata tra tornare a casa o rimanere in Europa per completare gli studi, ad un costo maggiore rispetto all’Ucraina. Alcuni, viste le regole escludenti e le difficoltà burocratiche, dovrebbero iniziare il percorso di studi da capo; altri si sentono dire dalle prefetture che dovrebbero ritornare nel paese di origine: ma dopo tanta fatica tornare indietro non è un’opzione contemplata”.

Ad oggi in Italia il permesso di soggiorno di un anno per protezione temporanea “viene garantito esclusivamente a donne e uomini ucraini e a quei migranti che in Ucraina erano in possesso di un permesso di soggiorno permanente. Tuttavia- continua il Coordinamento Migranti- la percentuale di chi ha in tasca un permesso permanente in Ucraina è molto bassa. La maggior parte dei migranti ha prevalentemente permessi temporanei, come nel caso degli studenti universitari. In tutto ciò, l’Università di Bologna ha adottato delle misure straordinarie che consentono l’iscrizione a singole attività formative per gli studenti ucraini che si trovano in Italia a causa della guerra, ma – ironia della sorte – si escludono di fatto gli studenti migranti. Per beneficiare di questa opportunità infatti si richiede di: avere la cittadinanza ucraina; essere iscritto a un’università ucraina; essere entrato in Italia a seguito della recente crisi e assumere l’impegno di soggiornare regolarmente in Italia per l’intero periodo di iscrizione. L’iscrizione inoltre non è consentita per attività formative di corsi di studio a numero programmato nazionale, come Medicine and Surgery, Medicina e Chirurgia, professioni sanitarie. Così come l’Unione Europea e lo Stato italiano, Unibo si comporta in modo ipocrita di fronte al dramma della guerra. Nascosti dietro ad una facciata di accoglienza e di benevolenza ‘democratica’, rimangono infatti il razzismo istituzionale e il ricatto dei documenti, che continuano a dividere e classificare a seconda del colore della pelle e della nazionalità anche chi fugge dalla stessa guerra”.

Scrive ancora il Coordinamento Migranti: “Contro le discriminazioni di Unibo, chiediamo che siano riconosciuti i percorsi di studio e che sia possibile completare gli studi indipendentemente dalla cittadinanza e dal permesso di soggiorno che studenti e studentesse migranti provenienti dall’Ucraina hanno in tasca. Le misure dell’università di Bologna sono inaccettabili e per questo chiamiamo studenti e studentesse, migranti e non, di questa città a scendere in piazza insieme a migranti, richiedenti asilo e profughe sabato 7 maggio davanti alla prefettura di Bologna nel presidio contro le discriminazioni dell’accoglienza”.