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Logistica, “frodi su cassa integrazione Covid-19”

La denuncia dei Si Cobas sul tavolo di Ispettorato del lavoro e Procura: operaie e operai “lavoravano, percepivano la cassa e davano loro un’integrazione”. E sui contagi: “Aziende nascondono casi”. Cobas lavoro privato: “Facciamo costanti segnalazioni a Ausl e Ispettorato”.

14 Gennaio 2021 - 13:00

Nel bolognese alcune aziende della logistica avrebbero usato la cassa integrazione d’emergenza Covid-19 per pagare operaie e operai che hanno continuato a lavorare. Lo hanno denunciato ieri i Si Cobas, in una seduta della commissione a Palazzo d’Accursio durante la quale il direttore dell’Ispettorato del lavoro ha assicurato “accertamenti rapidi” ed ha comunicato l’intenzione di infomare la Procura.

Ha spiegato il sindacato: “Alla Gls di Imola i lavoratori sono in sciopero. Cosa succede, anche, con il coronavirus? Che le aziende hanno utilizzato la cassa integrazione data dal Governo, l’hanno presa, come nel caso di questi lavoratori e di tanti altri, ma i lavoratori lavoravano, percepivano la cassa e davano loro un’integrazione. È una cosa allargatissima, c’è stata una frode incredibile ai danni dello Stato e nessuno controlla”.

I Si Cobas sono intervenuti anche sulla situazione dei contagi nelle aziende del settore, a detta dell’Ausl sotto controllo: “A volte le aziende nascondono i casi pur di lavorare, perché sanno che noi facciamo sciopero per ottenere i tamponi per tutti. Non c’è sicurezza al 100% da nessuna parte, con il Covid il lavoro della logistica è aumentato e se metti dentro più lavoratori è chiaro che sono a più stretto contatto”.

Sul tema, i Cobas del lavoro privato dicono di fare “costanti segnalazioni a Ausl e Ispettorato”, l’ultima due sere fa nei confronti di un appalto Yoox-Geodis all’Interporto: “A volte ci sono stati ritardi e non sappiamo come sono andate le cose”, aggiungono. Incide, ed è un “fatto grave”, anche che nei certificati di malattia rilasciati dei medici di base non sia esplicitata la positività a Covid-19 e per le aziende, quindi, c’è la possibilità di dire “non ne sappiamo niente”.