Sul territorio bolognese diverse le iniziative in programma per la Festa delle/i lavoratrici/ori: presidi, piazze tematiche, parade e occasioni di socialità. E nella stessa giornata allerta antifascista per la manifestazione annunciata, come un anno fa, dal Movimento Nazionale Rete dei Patrioti.
A pochi giorni dal 25 aprile, la Bologna dell’autorganizzazione sociale e del sindacalismo di base torna in piazza per la Festa delle/i lavoratrici/ori del Primo maggio con diverse iniziative dislocate in città. “Chiamiamo tutte e tutt* in presidio in piazz XX Settembre alle 17,30- è l’appello di Non Una Di Meno– per rispondere alla chiamata per una mobilitazione transnazionale lanciata dall’Assemblea permanente contro la guerra che riunisce compagne e compagn* che da tutto il mondo stanno dalla parte di chi cerca di sopravvivere a questa guerra mentre direttamente o indirettamente ne subisce le conseguenze. Il nostro primo maggio non sarà un momento di protesta ritualizzato, ma un momento di lotta transfemminista in cui come donne, persone lgbtqia+, migranti, lavoratrici e lavorator* scenderanno di nuovo in piazza al grido di Strike the war! per urlare il nostro rifiuto della guerra e il nostro supporto a chi sta pagando il prezzo di questa aggressione militare. Prendiamo parola contro la guerra perché la violenza che produce è il culmine della violenza patriarcale contro cui negli ultimi anni abbiamo scioperato l’8Marzo e che combattiamo ogni giorno nelle case e nelle strade, nei luoghi di lavoro, nelle relazioni, sui confini, contro il ricatto dei documenti che stabiliscono chi tutelare e chi no. Opporsi alla guerra significa per noi continuare a lottare per sovvertire i ruoli di genere, le gerarchie patriarcali e razziste, la violenza maschile, di genere e dei generi e affermare la nostra autodeterminazione. La guerra rende queste gerarchie ancora più insopportabili. Mentre i ‘veri uomini’ sono chiamati a combattere per la patria, le donne sono trattate come vittime inermi, mogli, madri e oggetti di protezione, e alle persone trans è impedito di lasciare l’Ucraina perché il sesso sui loro documenti non coincide con il genere in cui si riconoscono. Ogni pretesa di libertà è ridotta al silenzio, mentre le rifugiate verranno messe a lavoro nelle case o come inservienti in cambio di salari da fame. Sul fronte di guerra, i corpi delle donne sono un terreno di lotta su cui la violenza patriarcale cerca di imporsi per metterle a tacere. Le donne ucraine vengono stuprate e violentate dai soldati nemici come se il loro corpo fosse un terreno di conquista, la polizia in Russia usa la minaccia dello stupro come arma per silenziare le donne che sono alla testa dell’opposizione. L’Unione Europea, complice di quella violenza, si dimostra solidale con cittadine e cittadin* ucrain*, mentre continua a respingere chi ha la pelle nera o chi ha i documenti sbagliati. Quella stessa Unione Europea che promuove il riarmo degli Stati come soluzione alla guerra, anche attraverso il reindirizzamento dei soldi del Pnrr in spese militari, come sta avvenendo a Pisa dove si vuole costruire una cittadella militare all’interno di un parco naturale. Questo è possibile anche perché i fondi del Pnrr hanno sempre seguito logiche neoliberali, e ora ancor più la gestione neoliberale di questa guerra produce una retorica che legittima le spese militari e la militarizzazione come necessarie per difendere presunti valori democratici. Anche se la guerra vorrebbe gettare su di noi un velo nero di silenzio, come femministe e transfemministe non rinunciamo a lottare. Opporci alla guerra per noi significa continuare a lottare contro il razzismo e dalla parte de* migranti, contro i confini e le gerarchie razziste. Continuiamo a gridare il nostro sostegno alle persone che vivono e resistono in Ucraina e chi è scappat*, alle mobilitazioni russe contro la guerra di cui le donne sono protagoniste, alle donne polacche che lottano per la libertà di abortire per sè e per le rifugiate ucraine, alle forme di solidarietà che si sono attivate in Ucraina , alle lotte che in Russia e in molti paesi europei si moltiplicano per contestare la guerra, l’aumento dei prezzi e la riduzione dei salari che essa produce, e a tutte quelle voci che contestano e riarmo. Siamo a fianco di tutte queste lotte perchè riconosciamo in questa guerra l’esacerbazione di quella violenza patriarcale contro cui Non Una di Meno non ha mai smesso di lottare attraversando i confini e mostrandosi come forza transnazionale e globale. Per queste ragioni dopo aver attraversato il 25 aprile, ci troviamo quindi anche il primo maggio alle 17,30 in piazza XX Settembre per riattivare e rafforzare il processo dello sciopero femminista e transfemminista nelle lotte del presente”.
L’Usb dà invece appuntamento dalle 10 in piazza dell’Unità: “Abbassare le armi, alzare salari e diriti. Il nostro primo maggio di lotta e di festa delle lavoratrici e lavoratori, contro il massacro sociale e la guerra, contro il carovita e la corsa al riarmo, contro l’economia di guerra e i tagli al welfare, contro appalti e precarietà, per gli aumenti degli stipendi, per un salario minimo garantito a 10 euro l’ora, per il diritto fondamentale a casa, reddito, salute e istruzione, per l’abbassamento dei costi della vita tramite interventi pubblici e tassazione dei super profitti, per la tutela contro infortuni e omicidi sul lavoro. Con Valerio nel cuore”. In programma dibattiti, pranzo sociale, un momento di ricordo dedicato a Valerio Evangelisti e poi dalle 18 musica.
In occasione del primo maggio e del decimo Gran Galà dell’Internazionale trash ribelle, poi, Làbas, Tpo e Itr lanciano una May Day Parade del precariato sociale: “Una parata per riprendersi le strade di Bologna e scioperare dal lavoro sociale senza tregua. Un Gran Galà per liberarsi dal disagio del presente disarmante e costruire la forza per un futuro disarmato, di pace, reddito, felicità. La guerra ai portafogli è iniziata. La giornata lavorativa ormai è estesa senza limiti di orario, e senza più salario. Il lavoro di riproduzione non è pagato, ma è duro come quello salariato, il virus dell’inflazione infetta il potere d’acquisto dei salari non indicizzati -mentre i prezzi dei market, delle bollette, degli affitti lo sono eccome. Per questo vogliamo scioperare e divertici, lottare e ballare, confliggere e stare insieme. Vogliamo risignificare la grande intuizione della forma corteo #streetparade e praticare tuttə insieme lo sciopero sociale, meticcio, trans, intersezionale. Il primo maggio non si lavora. Ci vediamo ai Giardini Margherita alle 15: tuttə in piazza per la streetparade. Quello che noi abbiamo è solo quello che sappiamo prenderci tutti insieme”.
Prepara il Primo maggio anche la Casa del popolo di Ponticelli: “Vi aspettiamo domenica 1 maggio per la Festa delle lavoratrici e dei lavoratori. Non ci saranno prenotazioni, quindi… chi prima arriva meglio magna!”. Il programma prevede: dalle alle 12,30 alle 15 pranzo popolare, poi dibattito sulle imprese recuperate con Romolo Calcagno del Collettivo di ricerca sociale e concerti con Redhouse e Bonobo. A Imola ci sarà invece il Primo maggio anarchico organizzato dall’Assemblea degli anarchici imolesi: “Alle ore 10,30 appuntamento in piazzale Giovanni Dalle Bande Nere a Imola sul prato della Rocca Sforzesca. Sono previsti interventi dei compagni anarchici imolesi. Il microfono è aperto per chiunque voglia intervenire. Sarà presente un banchetto della distribuzione della stampa ed editoria libertaria”.
Ma del Primo maggio bolognese c’è anche un altro volto: anche quest’anno, come nel 2021, “il Movimento Nazionale Rete dei Patrioti – sigla nata nel 2020 dallo scioglimento del ben più noto partito fascista Forza Nuova e sotto cui si celano varie formazioni neofasciste – ha chiamato una manifestazione per il 1° maggio a Bologna”, segnala il Nodo sociale antifascista: “Sorta cavalcando la grave situazione economico-sociale attuale e abbracciando strumentalmente problematiche ‘sociali’ con indicazioni ultranazionaliste, questa formazione ha come parole d’ordine la difesa delle tradizioni e della famiglia patriarcale, la rivendicazione identitaria ed etnicista, l’attacco al multiculturalismo e tutte le retoriche tipiche del fascismo mimetizzate e raccolte sotto nuove sigle a sfondo sovranista. Gli ultimi due anni sono stati infatti teatro di sempre maggiori iniziative revisioniste e nazionaliste, col beneplacito di amministrazioni conniventi, che mentre celebrano l’antifascismo, spianano la strada alle destre xenofobe. In una giornata di lotta e rivendicazione di lavoratrici e di lavoratori non lasceremo spazio a chi ha sempre difeso gli interessi del padronato ed ha sempre rappresentato il braccio armato della borghesia. Nessuno spazio agli squadristi a Bologna. Invitiamo tutte le realtà e singole individualità che rigettano il fascismo in tutte le sue forme alla massima sorveglianza antifascista”.
La manifestazione del Movimento Nazionale Rete dei Patrioti è prevista alle 15 in piazza della Pace. In vista di questo appuntamento, circola sul web la convocazione di un presidio antifascista: “Nessuno spazio ai ‘patrioti’! Perchè il primo maggio può essere solo di chi combatte e ha combattuto lo sfruttamento e il potere. Contro il fascismo di oggi e di ieri! Domenica 1 maggio – presidio in piazza delle Medaglie d’oro”, alle 13.