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Kurdistan / Nonostante l’assedio turco, prosegue la resistenza a Daesh

Le forze Ypg e Sdf (interetniche) prendono il controllo di una diga nella zona di Aleppo. Le popolazioni di Diyarbakir e Sur continuano a resistere agli attacchi di Erdogan. Turchia, scontri nella città curda di Sirnak.

29 Dicembre 2015 - 15:55

(da Infoaut)

ypgSi intensifica l’attacco turco al Kurdistan, le città resistono

All’alba del giorno di Natale, la città curda di Sirnak, in Turchia, è stata invasa dai mezzi corazzati delle forze speciali, che all’alba hanno iniziato a bombardare il quartiere di Dicle con artiglieria pesante, causando incendi di edifici e la distruzione di molti altri. La popolazione del quartiere, intervistata da Anf News, ha dichiarato che l’aggressione di queste ore è peggiore di quella, terribile, che la città subì nel 1992, che in tre giorni provocò 150 morti. Cafer Erin, una donna che assistette al massacro dell’epoca, ha affermato che ciò che sta impedendo un massacro analogo è la resistenza popolare e la scelta di scavare trincee ed erigere barricate tutto attorno al quartiere nelle settimane scorse. Ha aggiunto che la popolazione di Sirnak resisterà “fino all’ultima goccia di sangue”.

Entra intanto nel 25simo giorno di assedio la città di Amed (in turco Diyarbakir), principale centro del Kurdistan settentrionale, o Bakur, situato in Turchia. La città vecchia (Sur), famosa per le moschee e per le mura antichissime protette dall’Unesco, da quasi un mese è assediata da carri armati e mezzi blindati con centinaia di uomini armati, ed è bombardata dal cielo e da terra. Ciononostante le forze speciali, che hanno subito importanti perdite, non sono riuscite per adesso ad espugnare il quartiere, come già era avvenuto a Silvan all’inizio di novembre. Rispetto agli scontri di agosto e settembre la resistenza nelle città del Bakur sembra ora essere più efficiente e organizzata.

Decine di civili sono stati tuttavia uccisi negli scontri. A Sur, a Sirnak, nelle città di Cizre e Silopi più a sud, le forze speciali incendiano edifici interi per aprirsi varchi nei quartieri devastati dal conflitto. I partiti curdi hanno rivolto un appello ai movimenti internazionali da Silopi per una mobilitazione e una rottura del silenzio che i media occidentali garantiscono all’alleato turco in cambio delle ciniche politiche migratorie di cui si fa scudo. Deputati e rappresentanti del Bdp, dell’Hdp e del Dtk (organizzazioni politiche del Bakur) sono stati aggrediti dalla polizia presso il centro culturale curdo Dicle Firat a Sur, mentre si radunavano per una veglia di solidarietà al quartiere bombardato. Una manifestazione che si è messa in marcia presso le mura per raggiungere le zone colpite, cercando di fermare il massacro, è stata attaccata dalla polizia che ha ucciso tre ragazzi, i cui corpi ad oggi non sono ancora stati restituiti alle famiglie.

Intanto l’anima politica della resistenza giovanile nei quartieri del Kurdistan turco, la Ydg-H (movimento giovanile patriottico rivoluzionario), ha reso noti alcuni risultati degli sforzi della resistenza in queste settimane. Il 21 dicembre i mezzi blindati che tentavano di entrare nella città vecchia di Diyarbakir sono stati attaccati con bombe a mano e sei poliziotti sono rimasti uccisi. Altre dieci azioni armate sono state portate contro le forze speciali, causando un numero non precisabile di vittime. La resistenza è riuscita a causare l’atterraggio di emergenza di un elicottero che bombardava il quartiere e ha ucciso un militare che tentava di avvicinarsi alle loro postazioni dai tetti delle case. Le Ydg-H hanno anche circondato un gruppo di poliziotti nel quartiere di Karadeniz, uccidendone quattro in uno scontro a fuoco.

A Silopi, dove negli ultimi cinque giorni due civili hanno perso la vita e dieci edifici sono stati demoliti dalle forze turche, la resistenza giovanile ha causato la perdita di 10 effettivi delle forze speciali impegnate nelle operazioni. A Cizre due veicoli blindati sono saltati in aria su mine anticarro tra il 21 e il 24 dicembre. Le Ydg-H hanno ucciso inoltre, in due separati assalti, quattro poliziotti, mentre un quinto ha perso la vita mentre tentava, con il suo battaglione, di entrare nel quartiere Cudi il 22 dicembre. A Nusaybin, nello stesso giorno, gli scontri hanno provocato la morte di un civile di 45 anni e di un membro delle forze speciali turche, mentre un veicolo blindato è stato distrutto. Le Ydg-H denunciano inoltre all’opinione pubblica l’uso da parte delle forze turche di scuole, abitazioni private di civili e persino ospedali come base per le loro operazioni, in spregio ad ogni norma o convenzione di guerra.

Secondo molti testimoni diretti la situazione nel Kurdistan turco è per alcuni aspetti, al momento, addirittura più cruenta di quella del Rojava, dove le forze rivoluzionarie curde combattono lo Stato Islamico (supportate da bombardamenti aerei di Usa e Russia) e fronteggiano i bombardamenti dell’esercito turco contro le proprie postazioni a est dell’Eufrate. La situazione di guerra civile di fatto nel sud-est della Turchia è però sostanzialmente nascosta o minimizzata dai media dei paesi Nato, alleati della Turchia, tra cui l’Italia. Il 23 dicembre Salahittin Demirtas, co-segretario dell’Hdp, partito della sinistra filo-curda in Turchia, è stato ricevuto a Mosca dal ministro degli esteri e dallo stato maggiore russo. Demirtas ha dichiarato che l’abbattimento dell’aereo russo da parte della Turchia, alcune settimane fa, “è stato un errore” e ha chiesto alla Russia che le conseguenze non ricadano sulla popolazione della Turchia.

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(da Infoaut)

 Le YPG/SDF conquistano la diga di Tishrin, continua la disarticolazione del Daesh

11650644725_936274d726_zA quasi un anno di distanza dalla gloriosa liberazione di Kobane un altro importante passo avanti è stato compiuto oggi dalle YPG del Rojava, ormai partecipi assieme ad altre milizie rappresentative dei popoli siriani al progetto delle Forze Siriane Democratiche (SDF).

Nelle prime ore della mattinata i partigiani di Kobane hanno isolato l’arteria stradale che portava alla diga di Tishrin, al confine tra le province di Raqqa ed Aleppo, per poi prendere il controllo dell’infrastruttura dopo brevi ed intensi combattimenti.

La conformazione del campo di battaglia ha dato un ulteriore vantaggio ai curdi ed ai loro alleati. Danneggiare o far saltare in aria la diga per i fanatici del Daesh avrebbe comportato l’inondazione della piana di Raqqa, che la grande opera idraulica rifornisce di acqua ed energia. Nel corso dell’operazione sono stati messi in sicurezza anche una serie di villaggi della zona, e catturati vivi 13 miliziani di Al-Baghdadi.

Le implicazioni della vittoria di oggi sono notevoli: da una parte continua la pressione su un Daesh sempre più alle corde, che rischia ad est di essere espulso dalle sua roccaforti di Shadadi (importante centro di addestramento e mercato di schiavi, sotto assedio delle SDF) e di Ramadi in Iraq. E ad ovest di perdere il controllo dell’autostrada M15, ultima arteria rimasta a collegare i possedimenti del sedicente califfato ai suoi padrini di Ankara – a loro volta impantanati in una lotta senza quartiere contro la resistenza delle città curde del sud-est.

L’aggiramento, o l’aperta violazione della “zona cuscinetto” imposta da Erdogan ad ovest di Kobane da parte delle SDF dà la cifra da un lato del differente rapporto di forza venutosi a creare con l’intervento diretto della Russia nel conflitto siriano (la quale ieri ha ulteriormente punito il fronte islamista eliminando il leader dell’Esercito dell’Islam Zahar Alloush – comandante anti-Assad considerato vicino all’Arabia Saudita). Con cui il leader dell’HDP Selahattin Demirtas sta giocando un’abile mediazione volta a risparmiare le sanzioni putiniane a cittadini ed attività commerciali turche per concentrarle sulla dirigenza. Una nuova fase in cui il consolidamento dell’opzione del confederalismo democratico può avere tutte le carte in regola per egemonizzare le opposizioni al regime siriano e sedersi al tavolo dei negoziati, una volta posto fine all’esistenza del mostro settario del Daesh.