Attualità

Rojava / Isis contrattacca, Kobane resiste

Esagerate le notizie di stampa diffuse ieri: nessuna riconquista islamista della città curda, ma una strategia diversiva per rallentare l’avanzata verso sud delle Ypg-Ypj.

26 Giugno 2015 - 12:18

(da Dinamopress)

Kobane, 25 giugno 2015 - foto da twitter @IvanGrozny3Ieri mattina verso le quattro ora locale i miliziani dello Stato Islamico hanno sferrato un nuovo attacco contro la città di Kobane, liberata a Gennaio dalle forze di autodifesa dello YPJ/YPG. Fonti curde hanno dichiarato che l’attacco sarebbe arrivato attraverso il confine che divide la Turchia dalla Siria, ad una manciata di chilometri dalla città di Kobane.

All’alba l’esplosione di tre autobombe è risuonata nell’aria di Kobane e successivamente anche una moto è stata fatta esplodere dai miliziani di Daesh. Contrariamente da quanto dichiarato stamattina dalla BBC Kobane non è affatto sul procinto di cadere anche se, ci raccontano da Dyarbakir “gli scontri proseguono in alcune zone della città, anche se meno forti che stamani. I miliziani dell’IS sono divisi in tre gruppi. Il primo si trova nei pressi di una scuola ormai abbandonata, che nei mesi passati Medici Senza Frontiere aveva utilizzato come ospedale d’emergenza. All’interno dell’edificio sarebbero asserragliati una mezza dozzina di uomini. Un altro gruppo si è diretto verso il vicino villaggio di Barxbotan, a circa 30 km da Kobane uccidendo più di venti civili. Un terzo gruppo di miliziani è stato respinto dalle forze di autodifesa curde verso il confine con la Turchia, nei pressi di Suruç.”

L’attacco dei miliziani dell’IS ha incontrato la ferma resistenza delle forze curde che hanno ucciso 30 jiadhisti. Dalla parte curda durante gli scontri in città sono state registrate 42 vittime e oltre 55 feriti, per la maggior parte donne o bambini.

L’offensiva lanciata stamattina è una risposta all’avanzata delle forze curde verso Raqqa, la capitale dello Stato Islamico in Siria. “Negli ultimi mesi molti miliziani di Daesh sono entrati in Turchia per riorganizzarsi e stanotte ci hanno attaccato alle spalle partendo dal confine turco. Quest’attacco ha lo scopo di bloccare la nostra avanzata” ci raccontano sempre da Dyarbakir.

Kobane negli ultimi mesi si stava lentamente ripopolando ma ora gran parte degli abitanti della città si sono diretti verso il confine turco con l’obiettivo di sfuggire ai combattimenti, ma la Turchia ha immediatamente chiuso i valichi di frontiera impedendo il passaggio dei profughi.

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(da Infoaut)

La colossale bufala del circo mediatico italiano sulla caduta di Kobane

Nelle prime ore della mattinata chiunque seguisse anche saltuariamente le vicende del conflitto siriano, accendendo la televisione o consultando le edizioni online dei quotidiani italiani si è trovato davanti una notizia sconcertante ed angosciosa: “Kobane riconquistata dall’ISIS”. Nell’immediato non sono mancate sui social reazioni di disperazione e sconforto per il destino della città curda, uno dei pochi baluardi all’avanzata del settarismo macellaio del califfato nero nella regione.

Tuttavia, andando a risalire la catena informativa, si evinceva la paternità della notizia dall’ANSA, che con tutta probabilità (anche a giudicare dalla foto utilizzata), si rifaceva alla BBC in lingua inglese. La quale a sua volta, tramite la propria redazione turca attingeva al post di tale “Osservatorio Siriano dei diritti umani”, un’organizzazione operante dal 2006 nel variegato mosaico dell’opposizione siriana che tuttavia si professa non affiliata ad alcun corpo politico e credente nei valori della libertà, della democrazia, della giustizia e dell’equità.

Al di là dell’ambivalenza di una simile fonte, Kobane non era affatto caduta, né tantomeno bersaglio di una vasta campagna militare, ma oggetto di un grave attentato perpetrato dalla frontiera turca, con l’impiego di almeno due autobomba ed un commando suicida dell’ISIS; e risultato finora nella morte di almeno 12 persone e del ferimento di 35 altre (gli assalitori sono ora barricati in un complesso circondato dalle forze di sicurezza curde delle Asayish).

Errore di traduzione dalle fonti turche all’inglese? Notizia allarmistica confezionata dalla fonte originaria (che ad ora parla di “violenti scontri ed esplosioni” in corso a Kobane)? Pressappochismo e deliberata mistificazione dei fatti da parte della stampa nostrana? Fatto sta che un’opinione pubblica italiana già in deficit di attenzione a causa della precarietà e delle dinamiche di rete viene colpita dall’ennesimo raptus di mala informazione giornalistica, senza che molte testate sentano nemmeno il bisogno di approfondire o addirittura rettificare la narrazione degli eventi

Maldestramente, alcune toppe alla falsa notizia sono state peggiori del buco: la città di Kobane non è mai caduta in passato (errore ripreso da media mainstream come Repubblica, e non solo), quindi è improprio parlare di tentativo di “riconquista” da parte dell’ISIS. Ancora meno di “offensiva”, se così si può definire la pur drammatica incursione proveniente dalla frontiera turca (dove ricordiamo, è all’opera da mesi un dispositivo di fiancheggiamento e supporto logistico all’ISIS nella tenuta frontaliera della TIGEM, diretta da ufficiali dei servizi della gendarmeria turca), quando la linea del fronte è da mesi a distanza di sicurezza dal centro urbano di Kobane, e semmai sono le YPG e le YJA a trovarsi ad una cinquantina di chilometri dalla capitale siriana dell’ISIS di Raqqa. Sarebbe più opportuno recuperare un termine da sempre piegato ed abusato dai media nazionali: terrorismo.

Quando l’opzione militare dell’ISIS viene sconfitta, quando i rifornimenti diretti dalla Turchia vengono tagliati, quando il morale dei partigiani del Rojava è alle stelle, sostenuto dalla solidarietà e dalla cooperazione interna ed internazionale, allora l’unica risposta possibile (dove più che mai mediale e reale sfumano e si intersecano) non può infatti essere che confusione e terrore.
Una tecnica di “Fear, uncertainty and Doubt” (FUD) propria del sinistro marketing e del format dell’ISIS, acquistato e trasmesso a scatola chiusa dalla grancassa mediatica italiana. A che pro? Non sarà forse per mantenere un’aura di paura verso un mondo islamico rappresentato come fonte di guerra, instabilità ed immigrazione selvaggia (e da “aiutare a casa propria”)? Oppure per oscurare il successo di un processo rivoluzionario, oltre che di vittoria militare, di democrazia reale, meticcia ed inclusiva – che può trovare echi anche nell’organizzazione delle povertà prodotte dalla crisi più ad occidente?