Contagiati diversi utenti e quattro operatrici. Alla base di quanto accaduto “la solita commistione di interessi tra cooperative, Asp, Ausl e istituzioni” secondo Usb, che denuncia “pratiche di deroga alle misure di sicurezza”.
“Una fatalità che ha colpito ‘il miglior sistema socio-sanitario integrato del paese’ o l’inevitabile conseguenza dell’assenza di un sistema efficace di controllo nel sistema degli appalti?”. È la domanda che pone Usb, dando notizia del contagi di Covid-19 tra diversi utenti e quattro operatrici del servizio di assistenza domiciliare per anziani del quartiere Porto.
Prosegue il sindacato nel comunicato inviato stamattina in redazione: “Alla base di questo focolaio (oltre a tante altre mancanze) c’è la solita commistione di interessi tra cooperative, Asp, Ausl e istituzioni. Cos’è successo al quartiere Porto? Alcuni operatori del Sad sono venuti a contatto con utenti positivi al Covid prima che la positività di questi utenti fosse certificata. La certezza, tra gli operatori, del contatto avvenuto con utenti Covid-positivi è avvenuta dopo il riscontro del tampone positivo di alcuni anziani. Cosa avrebbe dovuto suggerire il buon senso? Che gli operatori a contatto con l’utente positivo negli ultimi 2-3 giorni, sarebbero dovuti rimanere a casa in attesa del tampone. È andata così? No, agli operatori è stato prenotato il tampone ma nell’attesa hanno continuato a lavorare, col potenziale rischio di infettare altri utenti e colleghi, oltre che i propri familiari.”
“Di chi sono le responsabilità? – chiede Usb – Della cooperativa che non ha sollevato dal servizio i lavoratori in attesa di tampone? Dell’Ausl che non ha disposto la sospensione del servizio in attesa di tampone? Dell’Asp che non ha disposto procedure di controllo su casistiche particolari inerenti il lavoro sul territorio? Di sicuro le conseguenze sono sulla pelle di lavoratori, lavoratrici e anziani del Sad. Ricordiamo che solo pochi giorni fa abbiamo incontrato l’assessore Barigazzi, al quale abbiamo sollevato il tema dell’assenza di controllo da parte dell’Asp su numerosi servizi gestiti in appalto, tra i quali proprio l’assistenza domiciliare”.
Si legge in conclusione: “È passato un anno dall’inizio dell’emergenza Covid, abbiamo fin da subito denunciato la pericolosità di certe pratiche di deroga alle misure di sicurezza e all’assenza di controllo, le cooperative impegnate sui vari servizi in risposta alle legittime preoccupazioni e alle denunce dei lavoratori hanno risposto con minacce, sanzioni e negazione di qualsivoglia problema. Asp e Ausl sono colpevolmente scomparse dai radar, lasciando ai lavoratori il compito di resistere e provare a costruire una narrazione differente di quanto avviene nei servizi. Quello che dopo un anno constatiamo è che non è cambiato nulla: non è andato tutto bene, e continuerà a non andare bene fino a quando le istituzioni di questa città e di questa Regione non cominceranno ad effettuare controlli rigorosi e a mettere seriamente in discussione la modalità di gestione, fondata su compressione dei costi e del salario, dei servizi sociali e di welfare”.