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E ora l’Ausl rinnova l’accordo: il Blq Checkpoint non chiuderà

Plus: “Dopo le ultime difficili settimane”, l’Azienda sanitaria “ha risposto al nostro appello e siamo fiduciosi che possa essere un primo passo verso la costruzione di una collaborazione sempre più proficua”. Intanto Forza Italia attacca il Laboratorio salute popolare attivo a Làbas, che replica: “Solo fango, abbiamo tutte le autorizzazioni e aiutiamo migliaia di persone”.

21 Giugno 2023 - 17:25

Il Blq Checkpoint non chiuderà: dopo l’allarme lanciato nelle scorse settimane, l’Ausl di Bologna e l’associazione Plus hanno infatti rinnovato l’accordo di collaborazione. “Siamo molto felici di dare questo annuncio- commenta Plus– dopo le ultime difficili settimane, Ausl ha risposto al nostro appello e siamo fiduciosi che questo possa essere un primo passo verso la costruzione di una collaborazione sempre più proficua”. L’Azienda sanitaria si è infatti impegnata a supportare il progetto “sia internamente e con una prospettiva pluriennale di co-progettazione sia attraverso il supporto delle esigenze di implementazione del BLQ Checkpoint in Regione”, riferisce l’associazione. Proprio la possibilità di sviluppo e progettazione a lungo termine del servizio “era uno dei punti cruciali” sollevati da Plus. Per quanto riguarda la co-progettazione e la rimodulazione dei rapporti di collaborazione, spiega ancora l’associazione, sarà necessario attendere il 2024. Nel frattempo “alcuni problemi hanno già visto una soluzione o la vedranno a breve”. Il BLQ Checkpoint ad esempio torna ad afferire al Dipartimento di Cure Primarie ed è stato assegnato al progetto un nuovo medico referente. La risposta ai problemi segnalati “è fondamentale- conclude Plus- ma la notizia più importante per noi è la rinnovata disponibilità politica a collaborare nel contrasto e nella prevenzione di Hiv e infezioni sessualmente trasmissibili, a maggior ragione dopo la firma del protocollo Fast Track City da parte del Comune di Bologna. A causa delle difficoltà degli ultimi anni e dell’impossibilità di portare avanti una progettualità a lungo termine, il Blq Checkpoint è rimasto limitato per otto anni alla fase di start-up. Siamo pronti da tempo a fare molto di più e speriamo che i tempi siano maturi per una reale collaborazione”.

Nel frattempo, il Laboratorio salute popolare attivo a Làbas finisce sotto attacco da parte di Fi. A sollevare dubbi sulla regolarità del progetto è la consigliera regionale Valentina Castaldini: “Com’è gestito e chi è il direttore sanitario non è dato saperlo, visto che contrariamente alla normativa, e rischiando oltre 15.000 euro di multa, nulla è indicato all’interno del sito internet del poliambulatorio”, ha dichiarato ad esempio Castaldini interrogando la Giunta regionale. Il Laboratorio salute popolare “aiuta migliaia di persone” nell’accesso a cure che altrimenti non potrebbero avere e ha tutte le autorizzazioni necessarie per farlo, replicano le/gli attiviste/i che animano il progetto, affermando che le critiche mosse da Fi sono dunque “in malafede”: una “macchina del fango che però sporcherà soltanto lei”. Poco più di una settimana dalla morte di Silvio Berlusconi “è già sufficiente per vedere il suo partito provare a delegittimare un’esperienza straordinariamente radicata e apprezzata in città, conosciuta come una delle sperimentazioni più interessanti in Italia- contrattacca il Laboratorio- lo stesso partito che è uno dei maggiori responsabili della dismissione della sanità pubblica in favore di quella privata, tramite sistematici e devastanti tagli”.

Il Laboratorio salute popolare spiega di aver garantito gratuitamente, nell’ultimo anno, 1.095 prestazioni odontoiatriche a persone che non sono iscrivibili o non ancora sono iscritte al servizio sanitario. “Come ad esempio le decine di profughe ucraine e i loro bambini, che abbiamo curato finché erano in possesso del solo codice Stp”. Le persone prese in carico, sempre gratuitamente, dallo sportello di sostegno psicologico sono invece 123. “Tutti giovani precari studenti o lavoratori italianicompletamente abbandonati a loro stessi che non riescono a permettersi il lusso che oggi rappresenta la cura della salute mentale in questo Paese”. Sono poi “centinaia” le persone aiutate a ottenere l’iscrizione all’anagrafe sanitaria, mentre non si conta “l’enorme numero di persone che ogni giorno aiutiamo e indirizziamo verso i servizi del territorio, evitando moltissimi accessi impropri ai Pronto soccorso”. E al Laboratorio Salute Popolare, “al contrario di chi professa il prima gli italiani, ma solo quelli ricchi, non facciamo di certo distinzioni”: da qualche mese, infine, è stato attivato un servizio di consulenza sulla salute ginecologica e riproduttiva, “attività alla quale si sono già rivolte decine di donne che ci stanno dando feedback molto incoraggianti”. Si tratta peraltro di un lavoro fatto “in stretta connessione e collaborazione con i consultori della città, con i quali ci siamo confrontati anche pubblicamente qualche mese fa”. Continua il Laboratorio: “Non sentiamo il bisogno di ringraziamenti da parte di chi non gode della nostra stima, ma se si ricopre una carica pubblica pretendiamo almeno che si conosca l’argomento di cui si parla. Dato che si è scelta la via del discredito, lo rispediamo al mittente con forza”. Le/gli attiviste/i precisano infatti di avere ottenuto, dopo più di un anno, tutte le autorizzazioni necessarie e che inoltre il servizio “non recepisce alcun finanziamento pubblico, anche se lo meriterebbe. Quindi non è tenuto a pubblicare alcunché sul sito in merito”. Nel marzo scorso, comunque, “abbiamo presentato pubblicamente il primo report annuale del nostro ‘Triage sociale'”. Il lavoro di professionisti e operatori sanitari in vicolo Bolognetti è peraltro “aggiuntivo”, svolto “in maniera del tutto volontaria”.

L’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, ha affermato che farà verifiche sul Laboratorio salute popolare ma anticipa: “Ho avuto modo di apprezzare il servizio durante la pandemia e non ho ricevuto fino ad oggi rilievi su eventuali mancanze. Non ci sono corsie preferenziali”. L’assessore comunale alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha dichiarato: “Dal punto di vista sociale, nella programmazione della risposta ai bisogni di salute pubblica, quella è una freccia importante al nostro arco. Per noi è una realtà importante, con tutti i crismi della struttura sanitaria: ha fatto un percorso per la verifica dei requisiti, ha l’autorizzazione dell’Ausl di Bologna, ha il direttore sanitario ed è iscritta all’albo del terzo settore”.

Alle dichiarazioni di Rizzo Nervo, però, risponde così il Laboratorio salute popolare: “Ci ha fatto tanto piacere leggere le sue parole a difesa della nostra esperienza ma ci chiediamo dove si sia arenato il discorso iniziato mesi e mesi fa su una possibile convenzione. Parliamo di pochi spicci a copertura/rimborso di materiale consumabile e delle assicurazioni dei nostri volontari e del nostro direttore sanitario”. Questo perché, “ammesso e concesso che ci piaccia ‘essere una freccia nella faretra’ di questa amministrazione- continuano le/gli attiviste/i- ci piacerebbe prima però essere messi nelle condizioni di non chiudere i battenti e poi di lavorare nel migliore dei modi, riuscendo a garantire cure sempre migliori a un numero sempre maggiore di persone”. Il Laboratorio salute popolare chiede dunque di essere messo “nelle stesse condizioni di altre realtà simili presenti in città. Ad oggi però alle belle parole e alle buone intenzioni non sono mai susseguiti i fatti, e questo va constatato”.