Opinioni

Di ritorno dalla rotta balcanica: per una riflessione sul fare politica “no border” lungo le frontiere

Ya Basta Bologna e Laboratorio salute popolare al termine della prima fase del progetto Burn, in vista di una serata di approfondimento prevista a Làbas il 6 luglio: “La lotta sui confini delle persone in movimento può darci delle indicazioni – delle vie di fuga – in questo momento complesso?”.

04 Luglio 2022 - 16:05

“Oggi, un anno fa, ci incontravamo per organizzare il nostro supporto alle persone in movimento bloccate in una delle frontiere più violente d’Europa. La neve a Bihac si era da tempo sciolta, così come l’attenzione mediatica che aveva inseguito, per qualche settimana dopo l’incendio del campo di Lipa, la vita di migliaia di persone ferme al confine bosniaco-croato. Le telecamere se ne sono andate e le persone migranti sono rimaste ad affrontare, game dopo game, la violenza dei pushback a catena, della polizia di frontiera croata, di Frontex e di un’Europa che respinge e abbandona. E’ stato un anno intenso, in cui abbiamo incontrato centinaia di persone in movimento ostacolate dalla governance europea e degli stati membri, ma determinate a raggiungere una vita migliore”, raccontano Ya Basta Bologna e Laboratorio salute popolare a conclusione della prima fase del progetto Burn: “Abbiamo visto con i nostri occhi la Rotta balcanica cambiare, diventare sempre più violenta e difficile da attraversare. Come su altri confini europei, abbiamo assistito al radicalizzarsi dell’esternalizzazione dei controlli delle frontiere in paesi terzi ‘sicuri’, all’affermarsi di una logica di confinamento delle persone in movimento in campi chiusi e isolati e di respingimento attraverso pushbacks a catena sistematici, incredibilmente violenti e illegali. Il quadro che ne emerge è di un progressivo erodersi dello stato di diritto e una inaccettabile compressione del diritto d’asilo”.

Continuano le/gli attiviste/i: “Tutte queste trasformazioni vanno collocate in un contesto storico in costante mutamento, dove prima la pandemia e poi la guerra hanno stravolto lo scenario politico europeo nel quale il progetto Burn si è mosso. Questi mutamenti ci impongono di ragionare sul senso di fare politica ‘no borders’ sulle frontiere, in un momento in cui in Europa si combatte una guerra che sta cambiando gli equilibri economici e politici del mondo. Qual è lo spazio politico di lotta, la prospettiva e le alleanze da costruire per affrontare questa fase congiunturale? La lotta sui confini delle persone in movimento può darci delle indicazioni – delle vie di fuga – in questo momento complesso? Dopo un anno pieno di incontri, collaborazioni, alleanze e lotta, ritorniamo alla base ricch@ di riflessioni e voglia di tornare dove è necessario essere. Rispondere alle tante domande che ci siamo post@ è un processo lungo, in continua evoluzione, che continueremo a percorrere, camminando e domandando. Per questo, mercoledì 6 luglio dalle 18 ci ritroveremo a Làbas con diversi ospiti per concludere questa prima fase del progetto”.

Il programma della serata prevede la presentazione del libro “Respinti. Le ‘sporche frontiere’ d’Europa, dai Balcani al Mediterraneo” con gli autori Duccio Facchini e Luca Rondi insieme a Nazzarena Zorzella (Asgi), la proiezione del film “Europa” di Haider Rashid e la mostra “Still burning” con materiale video, foto e interviste raccolto durante il lavoro svolto a Bihac sul confine bosniaco-croato.