Acabnews Bologna

Blitz in centro: “Camplus go home!”

LUnA: “Non è il benvenuto a Bologna chi specula, guadagna e approfitta della crisi abitativa attuale per alzare i prezzi di affitto”.

26 Gennaio 2023 - 18:31

“Oggi abbiamo fatto visita al Camplus Living di piazza Malpighi, sede di alcuni dei molti appartamenti in gestione a Camplus a Bologna”, segnala LUnA, aggiungendo che “Camplus go home” è il “chiaro messaggio che abbiamo voluto lasciare, per dire che non è il benvenuto a Bologna chi specula, guadagna e approfitta della crisi abitativa attuale per alzare i prezzi di affitto. Infatti, Camplus è il primo provider di student housing in Europa, presente in tredici città italiane e due città spagnole, che conta a Bologna ben centosettanta appartamenti, sei residenze e tre collegi di merito, nonché sessanta camere per brevi permanenze, con prezzi che vanno dagli 800 euro fino a 1000 per una stanza singola e dai 600 euro agli 800 per una doppia, ma possono arrivare anche rispettivamente ad oltre 1.300 euro e 1.100 euro. Camplus è uno dei più grandi attori nel mondo degli studentati privati, che sembrano star diventando la nuova soluzione abitativa standard per studentə, puntando sulla loro innovatività e sull’offerta di tutta una serie di servizi. Ma basta guardare ai prezzi delle stanze per rendersi conto di come soltanto una percentuale molto bassa della popolazione studentesca di questa città possa realmente godere di tali esperienze, il cui impatto sul mercato immobiliare cittadino è disastroso”.

Continua il collettivo: “In una fase in cui le case disponibili sono poche e il prezzo medio si è alzato fino a diventare un ostacolo insormontabile per tantə, la presenza diffusa di studentati privati con questi costi non fa che aggravare la situazione spingendo al rialzo il prezzo di mercato degli affitti. In questo processo la città si è in parte trasformata nel tavolo da gioco di investitori nazionali e internazionali attratti a Bologna anche grazie a palcoscenici come quello del Mipim di Cannes (al quale partecipa lo stesso Lepore), ed è sempre meno casa per chi vuole viverci. Se ad ottobre abbiamo affermato il nostro diritto di restare a Bologna, praticandolo, Camplus e gli altri studentati privati in questa città altro non fanno che condizionare la nostra permanenza su basi economiche escludenti, togliendo questo diritto a chi non se lo può permettere, come già sta succedendo in questi mesi durante i quali tantə sono rimastə esclusə dal mercato privato degli affitti. Vogliamo ricordare che se Camplus è riuscito e riesce ad avere una tale diffusione è innanzitutto grazie ai finanziamenti pubblici ricevuti dalla Regione, ottenuti inquadrando le residenze come social housing, concessi in cambio di un vincolo che imporrebbe al provider di garantire un 20% dei posti a canone calmierato per studenti in graduatoria Er.Gg. Non c’è tuttavia nessuna garanzia che questo vincolo sia rispettato, dal momento che gli organi predisposti non si sono mai assunti da responsabilità di monitorarlo e verificarlo. Inoltre, Camplus ha ottenuto finanziamenti dal Pnrr per 15 progetti per la somma totale, tra Fondazione Ceur, società Camplus International s.r.l. e Fondazione Camplus, di ben 64 milioni di euro”.

Si conclude il comunicato: “Ci sembra allora il minimo pretendere che questo meccanismo si sblocchi, pur essendo il 20% una misura irrisoria per l’entità del problema, e che quegli alloggi vadano allə studentə a cui spettano. Allo stesso tempo, vogliamo alzare l’attenzione su quanto succede in città: l’edilizia residenziale studentesca viene lasciata in gestione ai privati, mentre il pubblico si limita ad essere grande attrattore di capitali. Le disuguaglianze stanno aumentando, chi se lo può permettere si chiude nella sua stanza per la quale ogni mese spende 1000 euro, qualcunə riesce ad alloggiarci per un periodo più breve mentre cerca soluzioni più accessibili, tantə altre si trovano ad abbandonare gli studi a Bologna o mollare il posto di lavoro perché espulsə da una città in cui a determinare le regole del mercato immobiliare e dello sviluppo urbano è sempre meno il pubblico e sempre più investitori, multiproprietari e holdings”.