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Ateneo, “criminalizzare il dissenso è una scelta miope”

A maggio il Senato accademico deciderà se sanzionare le contestazioni e i blocchi a Palazzo Hercolani. Appello dei Docenti preoccupati, ripreso da Assemblea di Scienze politiche e Cua (che rilancia anche la mobilitazione sulla mensa).

13 Aprile 2016 - 10:49

(Presidio Assemblea Scienze Politiche - Foto Zic)Nella seduta di maggio il Senato accademico dell’Alma Mater deciderà se e come sanzionare gli studenti protagonisti, di recente, delle contestazioni e dei blocchi a Scienze politiche. In vista di questo passaggio, i Docenti preoccupati (con una lettera aperta indirizzata ai senatori e al rettore) invitano l’Ateneo a considerare “i criteri dell’equità e dell’individuazione dei giusti obiettivi”, perchè “criminalizzare il dissenso è sempre una scelta miope e deleteria”. Al contrario, sostengono i Docenti preoccupati, “è necessario agire in tutti i modi possibili per ripristinare il clima che deve caratterizzare il mondo accademico: quello del dialogo, del confronto, dell’ampliamento dei punti di vista in virtù della libera circolazione delle idee”. Ancora dalla lettera: “Ora che si annunciano provvedimenti disciplinari nei confronti di studenti del nostro Ateneo, sentiamo il dovere di invitare le autorita’ accademiche a considerare con il massimo senso di responsabilità le vie attraverso le quali sia possibile evitare un ulteriore peggioramento di quel clima di contrapposizione che non giova nè alle istituzioni nè alla comunità universitaria nel suo insieme”.

L’Università, continua il gruppo di professori, “deve restare un luogo di dialogo, anche aspro, e di produzione di saperi critici, naturalmente nel quadro di una pacifica convivenza e di un confronto democratico”. Proprio per questo, “è quanto mai opportuno evitare la politica della individuazione di alcuni capri espiatori, magari addirittura punendoli in modo da pregiudicare gravemente il loro percorso di studi”. Insomma, l’Ateneo “dovrebbe avere a cuore tutti i suoi studenti, anche coloro che esprimono punti di vista più radicali e controcorrente, proprio in nome di quella ‘logica inclusiva’ su cui ha recentemente insistito lo stesso rettore”.

L’appello è rilanciato dall’Assemblea di Scienze politiche, perchè i Docenti preoccupati “invece di allinearsi con l’amministrazione schizofrenica dell’Unibo nelle ultime settimane, propongono un’analisi non superficiale e si schierano contro i possibili provvedimenti disciplinari”. L’Assemblea, inoltre, invita chi non l’avesse ancora fatto a firmare l’appello contro la militarizzazione dell’Ateneo: “Non rimaniamo indifferenti, organizziamoci, prendiamo parola, immaginiamo e costruiamo insieme un’altra università!”.

Il documento dei Docenti preoccupati è ripreso anche dal Cua, che commenta: “Non è tollerabile la minaccia di sanzioni disciplinari verso gli studenti che osano dissentire e mettere in discussione il monologo del potere. Difendiamo gli spazi di critica e dissenso tra le mura dell’Ateneo!”. Sempre il Cua, poi, insieme allo sportello universitario per il diritto allo studio “Mo’ basta!”, annuncia che stanno per ripartire le mobilitazioni sulla mensa: “Sono tanti gli ambiti del walfare e dei servizi dove è necessario mobilitarsi per riprenderci ciò che ci spetta. Il servizio mensa, ad esempio, è assolutamente inadeguato alle necessità degli studenti: prezzi stellari, spazi inadeguati e svariati disservizi. Più volte negli anni gli studenti e le studentesse hanno espresso la necessità di poter accedere ad un servizio adeguato pagando un prezzo accessibile. A Bologna la mensa universitaria resta la più cara d’Italia. Per questo vogliamo aprire un nuovo spazio di mobilitazione per conquistare l’accesso ad un pasto dignitoso per tutti e tutte. Annunciamo, quindi, che, a partire da questa settimana, daremo vita ad un nuovo percorso di mobilitazione che ha l’obiettivo di rendere accessibili a tutti e tutte il servizio della mensa universitaria. Un percorso di mobilitazione che non si fermerà fin quando non avremo ottenuto un prezzo dignitoso. L’Università ed Er.go non possono continuare a latitare”.