L’appello di lavoratrici e lavoratori del Cnr di Bologna riunitisi dopo le eccezionali precipitazioni di maggio sulla regione: “Siamo con i movimenti per la giustizia climatica, l’aumento della temperatura del pianeta può e deve essere stabilizzato entro pochi anni”.
Le pioggie sull’Emilia-Romagna, “concentrate nei due eventi del 2-3 e del 16-17 maggio, hanno portato una quantità record di acqua (oltre 500 mm in alcune stazioni) su una vasta zona, che va dalla costa romagnola fino all’Appennino modenese. Oltre alla quantità totale, è la concentrazione di due eventi estremi molto simili in due finestre temporali ristrette, ad una breve distanza temporale l’una dall’altra, ad essere eccezionale”. Lo spiegano Lavoratrici e lavoratori del Cnr di Bologna. “L’evento”, proseguono, “non accade in un momento storico casuale. Esattamente un anno fa, la nostra regione, con buona parte del Nord Italia, era attanagliata da una grave siccità e da temperature estreme. Tutto questo accadeva nell’anno più caldo di sempre in Europa, in un clima caratterizzato da una temperatura media globale di 1.1°C maggiore rispetto alla media del periodo 1850-1900. Il 2023 invece è ben avviato a battere il record di anno più caldo di sempre sul pianeta, mentre nei dieci giorni tra il 3 e il 13 luglio la temperatura media globale ha sfondato la soglia dei 17°C: non era mai successo prima. Principale causa riconosciuta del riscaldamento globale è l’aumento della concentrazione atmosferica di CO2, che ha raggiunto ormai le 420 parti per milione (ppm), registrando così un aumento di circa il 50% rispetto ai livelli pre-industriali (280 ppm) – ovvero prima dell’uso massiccio di fonti fossili – e che continua tuttora a crescere. Negli scenari senza una riduzione immediata delle emissioni di gas serra (principalmente CO2 e metano), i modelli climatici prevedono, oltre all’aumento delle temperature, una tendenza alla siccità per l’area mediterranea. Allo stesso tempo, l’intensità degli eventi di precipitazione estrema è destinata ad aumentare ovunque in un clima più caldo, come effetto dell’aumentata capacità dell’atmosfera di trattenere umidità”.
Raccontano poi lavoratrici e lavoratori: “Alcune/i di noi hanno partecipato alle iniziative spontanee di intervento in aiuto delle persone colpite. Questa esperienza ci ha convinte/i a riunirci in assemblea per discutere degli innumerevoli segnali della crisi ecologica e climatica in atto, e del ruolo che possiamo avere in questi tempi turbolenti. L’alluvione ha mostrato con grande forza cosa significa un disastro ambientale in termini di impatto sulle vite umane e quanto il nostro territorio, tra le cosiddette locomotive dell’economia globale, fosse ancora impreparato ad un evento di tale portata. La concretezza del fango che ha sommerso ogni cosa si scontra con l’ipocrisia di coloro che parlano di ‘conversione ecologica’ e di ‘green economy’, mentre nulla cambia”, a dispetto del fatto che “da decenni la comunità scientifica lancia appelli ai governi ed alle istituzioni per fermare l’emissione di gas climalteranti, la distruzione della biosfera e il consumo di suolo, con scarsi risultati. Nel frattempo, però, il messaggio è stato raccolto da chi ha voluto ascoltarlo: è grazie ai movimenti per il clima, soprattutto dei più giovani, se ora in molti hanno preso coscienza del problema ed esiste un dibattito pubblico sulla questione. Per questo vogliamo stare con chi vuole mettere in discussione lo sfruttamento senza fine della Terra e delle risorse naturali e lavorare per costruire davvero un futuro sostenibile a partire da oggi. Il riscaldamento globale può e deve essere stabilizzato entro pochi anni. L’obiettivo di 1.5 °C imposto dagli accordi di Parigi è oggi ancora possibile, ma può essere raggiunto solo con una risposta immediata e radicale, ed un ripensamento strutturale e profondo dell’economia e delle nostre società”.
“Questo appello”, si legge poi, “è rivolto a coloro che credono che un mondo diverso sia possibile. È un appello ad unirsi e agire per il cambiamento, poiché la finestra delle opportunità è aperta ora, negli anni 20 e 30 del XXI secolo. È un appello al mondo della ricerca a sbilanciarsi, a parlare con le persone e non solo con i ‘policymakers’ e gli ‘stakeholders’, ad ascoltare la paura diffusa (e fondata) che il clima e la biosfera stiano andando verso il collasso, ed agire. Questa è anche una presa di posizione ed una scelta. Siamo con le studentesse e gli studenti che occupano le Università contro il fossile, con le lavoratrici ed i lavoratori che danno forma dal basso a produzioni alternative ed ecologiche, siamo con i movimenti per la giustizia climatica e quelli che si battono contro nuove estrazioni, infrastrutture fossili e grandi opere calate dall’alto, per una diversa gestione del territorio, per proteggere le zone verdi dalla cementificazione, a cominciare dalle nostre città. È il momento di legarsi a questa causa e di metterci la faccia: abbiamo bisogno di tutte le voci possibili”. È possibile firmare l’appello a questo link.