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Zona universitaria, collettivi contro “boutique del cibo” e polizia

Eat the rich contesta Alce Nero in via Petroni. Tensione a Giurisprudenza durante un’iniziativa con don Ciotti; Hobo e Quelli del 36: facoltà libera “grazie alla determinazione degli studenti”. E domani “calcetto precario” in piazza Verdi.

30 Marzo 2017 - 22:32

“Andatevene, non ci mancherete!”. E’ il messaggio lanciato da Eat the rich con un pranzo ed una scritta, oggi, davanti al negozio Alce Nero – Berberè di via Petroni. Eat the rich spiega così l’iniziativa: “A inizio marzo Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero, ha dichiarato che la boutique-ristorante potrebbe andarsene da via Petroni, perché in quella via c’è troppo degrado, la sera le famiglie hanno paura ad andarci. C’è bisogno di idee grandi, dice, una spinta di popolo per smetterla coi cicchetti a un euro e cinquanta e dare finalmente sfogo alla vocazione di via Petroni: il turismo, il cibo buono, il cash! D’altronde, Alce Nero ha aperto quel negozio una decina d’anni fa proprio per dare un contributo alla rigenerazione della via e ora si sente tradito dall’amministrazione che non fa abbastanza. Ma ecco che, tra un bicchiere e l’altro (champagne, non cicchetti!), l’impavido Merola risponde ‘presente’ e calandosi nei panni di sindaco sceriffo afferma che la ‘diserzione’ non è ammessa, che c’è un grande progetto di rilancio per la zona universitaria, che una volta che il sindaco avrà più poteri ci penserà lui a mettere un limite alle licenze per cibo a basso costo, chi non ha i soldi stia in periferia, eccheccazzo!, che poi i selfie dei turisti vengono pure male, se per caso nell’inquadratura c’è un povero”. 

Intanto sempre oggi, poco più in là rispetto a via Petroni, si sono vissuti momenti di tensione davanti alla facoltà di Giurisprudenza in via Zamboni 22, dove si è svolta un’iniziativa con la partecipazione del fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. Le forze dell’ordine, racconta Hobo, “hanno cercato di bloccare noi e tanti altri studenti che volevamo entrare nella nostra università. Volevamo entrare, soprattutto, in uno spazio che da settimane è stato liberato, quello di via Zamboni 22, dopo che gli amici di don Ciotti avevano aggredito centinaia di studenti e studentesse dentro il 36″. Nonostante lo sbarramento di agenti, però, “con determinazione siamo entrati per dire che no, non siamo per nulla tutti sbirri, urlando a gran voce che chi ama la libertà di sbirri non ne vuole vedere in università”. Scrivono sullo stesso episodio Quelli del 36: “Grave provocazione poliziesca all’ingresso della facoltà di via Zamboni 22! Oggi infatti in una delle aule si tiene un incontro che ospita tra i relatori Don Ciotti e così l’ingresso all’università è stato sbarrato a chi voleva entrare semplicemente a studiare! Solo la determinazione degli studenti e delle studentesse ha permesso che la polizia si allontanasse e che questa facoltà tornasse libera e accessibile a tutt*! Fuori gli sbirri dall’Università!”.

Per domani, invece, il Cua lancia un “torneo di calcetto precario e disoccupato” in piazza Verdi, dopo le frasi del ministro Poletti sul lavoro, i curricula e l’importanza delle partite di calcetto. Scrive il collettivo: “A noi giocare a calcetto piace. Piace sicuramente molto di più che passare giornate in giro a mandare curriculum a vuoto, piace molto di più che sbatterci in stage e tirocini non retribuiti, piace molto di più che massacrarci con lavori sfruttati e sottopagati. Giocare a calcetto ci piace, soprattutto nei luoghi che attraversiamo quotidianamente”. La squadra che si aggiudicherà la vittoria “potrà firmare uno splendido contratto a chiamata”, ironizza il Cua.