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Xm24 copre i murales: ”Non consegneremo un monumento svuotato da politica e lotta” [foto]

Il centro sociale sotto sgombero: “Non si può separare un’opera di arte urbana dalla comunità che abita quella porzione di città su cui essa insiste e per cui esiste, senza snaturarla del tutto, e renderla un tristissimo fantoccio vuoto”.

27 Luglio 2019 - 14:44

Soprintendenza o non Soprintendenza, se l’Xm24 sarà sgomberato i murales realizzati sulle sue pareti non resteranno lì a farne “un monumento svuotato dal suo contenuto politico e di lotta”. Avanti con rulli e vernice, dunque. Così spiega la decisione il centro sociale: “Ci risiamo. Ancora una volta si torna a parlare dei muri di Xm24, come fossero cosa diversa dalla comunità che lo abita. Lo strumentale progetto di cohousing presentato dal Comune prevede infatti, su indicazione della Sovrintendenza, «la conservazione delle facciate Nord ed Est senza alterazione delle aperture e mantenimento delle pitture murali esistenti quali espressione di Street Art». La questione non è una novità. Nel 2013 per salvare l’immobile di via Fioravanti 24 dal progetto di una rotonda che avrebbe dovuto distruggerlo, Blu dipinge Occupy Mordor, vera e propria ‘barricata artistica’ contro la speculazione. Opera che tanto piaceva a Daniele Ara (presidente del quartiere Navile) che non aveva capito di essere nell’esercito nemico. Nel 2016, vigilia della scadenza della Convenzione con Xm24 (convenzione che il comune non ha voluto rinnovare), in seguito al tentativo della cricca di Roversi Monaco di privatizzare la street art, Blu e la nostra collettività decidono di  cancellarlo lasciando un monito: «A Bologna non c’è più Blu e non ci sarà più finchè i magnati magneranno. Per ringraziamenti o lamentele sapete a chi rivolgervi». Evidentemente questa lezione non è bastata”.

Continua il comunicato: “Dai giornali della scorsa settimana, tra una dichiarazione ostile di Merola e una minaccia di sgombero, prende quota un dibattito a tratti surreale sulla tutela (dell’intero immobile, dei muri), a cui partecipa anche il consigliere della Lega Umberto Bosco. Bosco, a proposito della legittimità di mantenere la raffigurazione di un momento di lotta sulla facciata (il lavoro di Aladin sulla facciata nord), si esprime così: «L’arte e la storia vanno tutelate ed è innegabile, che nel bene e nel male, Xm24 rappresenta un pezzo di storia della Bolognina». Non importa quindi, «nel bene e nel male» di che storia si tratti, basta come giustificazione per mantenere un involucro prettamente estetico che travestirà il cohousing di un’apparenza più underground. Viene così a galla il cortocircuito di questa operazione. Infatti il vero fulcro del dibattito riguardo alla tutela dei muri è il piccolo, irrilevante dettaglio dei contenuti di quei murales, non adeguati come nuovo simbolo del quartiere hipster che immaginano al posto della Bolognina, e che stonano con l’estetica da selfie&aperitivo che ci sta assediando. Partendo da un elemento tecnico, una richiesta di tutela, tutto viene fagocitato dall’idea che una bella forma artistica, dipinta su un muro, possa diventare il fondale di una pantomima. Che la street art sia, sostanzialmente, un gentil orpello per abbellire quartieri popolari, fargli prendere quel gusto lì, di finti pallet grezzi e decorazioni simil industriali. Non ci sembra difficile immaginarli a Palazzo d’Accursio a fregarsi le mani: cohousing con elementi di interesse culturale. Wow. Già li vediamo a immaginare i tour della street art in Bolognina, a banchettare sul cadavere della controcultura, da loro stessi massacrata”.

Scrive poi il centro sociale: “Non dimentichiamo che giornali e politici che oggi elogiano la tutela della Sovrintendenza sono gli stessi che ogni giorno condannano tag, scritte e disegni sui muri, gli stessi che considerano un priorità la «pulizia» della città e che augurano severe condanne a chi fa i graffiti. Gli stessi che apprezzano la «street art» solo se ci intravedono un potenziale profitto. C’è però una realtà evidente: quei pezzi esistono perchè esiste una comunità che li ha fortemente desiderati, voluti, che ne ha scelto i soggetti, il linguaggio, la forma, il contenuto. In un rapporto di scambio continuo fra artiste e artisti chiamati a dipingere e Xm24, stretti in modo inscindibile. Non si può separare un’opera di arte urbana dalla comunità che abita quella porzione di città su cui essa insiste e per cui esiste, senza snaturarla del tutto, e renderla un tristissimo fantoccio vuoto. Invece, il peggio del pensiero sulla street art si mostra qui, nella sua commistione fra perdita di ogni contenuto dell’arte e interessi politico-economici. Come già nel 2016, quando si è ritenuto accettabile, anzi, accademicamente interessante strappare dei pezzi di street art ai luoghi per loro pensati, così oggi si salva la Bella Forma tenendola in loco, ma volendo l’annientamento della comunità che l’ha creata e che l’ha usata per comunicare la propria natura, i propri valori, la propria esistenza. Non consegneremo al Comune un monumento svuotato dal suo contenuto politico e di lotta. Non ci saranno turisti e passanti che si faranno selfie di fronte al fascio spezzato, ai partigiani dipinti, al ritratto del nostro compagno Francesco Lo Russo, e al cane, al topo e al piccione di Xm24, e un Lepore o chi per lui a raccontare in modo addomesticato la storia dello Spazio Autogestito che oggi vogliono sgomberare. Da un lato volete sgomberarci, dall’altro volete rinchiuderci in unateca. Non vi farete belli della nostra storia, della nostra passione, del nostro presente. Non vi daremo la possibilità di provarci”.