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“Un’idea di città diversa”, in Capo di Lucca una settimana di occupazione

LUnA: “Dando una casa a chi non la trova, o non se la può permettere, proviamo a trasformare lo smarrimento di chi si trova in questa condizione in voglia di unirsi e lavorare con azioni concrete per provare a frenare processi di turistificazione che appaiono irrefrenabili”. Oggi prima iniziativa pubblica per parlare di salute mentale.

12 Ottobre 2022 - 11:28

“Varcata la soglia del settimo giorno in Casa Vacante, è il tempo di costruire insieme risposte”, scrive il collettivo LUnA in un comunicato diffuso ieri: “Con l’occupazione proviamo a difendere il diritto di restare e vivere in città, che per noi è anche un grande incrocio di percorsi di lotta, una moltitudine autorganizzata che si mette in cammino, crea consapevolezza, scavalca muri per poi abbatterli. Ma con l’occupazione difendiamo anche il reddito, slegato dal lavoro salariato, per due motivi principali: non siamo costretti a pagare affitti esorbitanti, e cerchiamo di avviare percorsi creativi che prima erano bloccati dai ritmi delle nostre vite. Questo secondo aspetto è sicuramente quello più innovativo e che sfida noi stessi e non solo. Si sprigionano cioè forze in grado di avviare percorsi di ristrutturazione di immobili, di creare forme di transizione energetica, di sviluppare welfare sociale e di comunità, di fare inchiesta politica tra le difficoltà che vive la nostra classe in questa fase storica. Soprattutto ci si rende consapevoli a vicenda dei numerosi meccanismi attraverso cui veniamo quotidianamente derisi dal sistema economico in cui viviamo. Dal costo esorbitante degli affitti, agli stipendi ridicoli, alle forme contrattuali che legalizzano la precarietà sociale e alle innumerevoli prassi tutt’altro che legali che la espandono a macchia d’olio, alla violenza sui corpi se si è ‘diversi’. L’arcano del denaro si svela sempre di più all’interno di Casa Vacante. Il denaro e il lavoro sono sempre più forme astratte dalla vita concreta, perché d’altronde valgono sempre meno per riprodurre se stessi in questa società. Molto spesso veniamo cioè pagati per cose che noi stessi reputiamo inutili (un lavoro individuale finalizzato al guadagno, magari facendo soldi attraverso i soldi nei wallet virtuali), mentre le pratiche più sociali e attuali di lavoro non hanno alcun tipo di remunerazione (un lavoro cooperativo o comunicativo, come per esempio il miglioramento delle condizioni di vita di un quartiere). Basti guardare il tempo di utilizzo all’interno del proprio smartphone, isolare quelle due o tre ore di social, mail, comunicazioni, oppure i tempi degli spostamenti, i ritmi del sonno ecc per capire che una vita come la nostra dovrebbe essere pagata molto di più, mentre invece tutto il denaro prodotto attraverso queste azioni indicizzate dalle piattaforme finisce in tasca al capitale finanziario. Così ci dimentichiamo spesso di afferrare che l’attuale livello di sviluppo tecnologico e scientifico permetterebbe ben altro che il pieno impiego, ma il diritto all’ozio”.

Allora, prosegue il comunicato, “quando iniziamo a parlare di queste cose, la diffidenza che ci contraddistingue lentamente si fa complicità. Una complicità che vuole trovare spazio proprio qua a Casa Vacante, in quello che vuol essere un hub dei saperi che si meticciano, si intrecciano, danno vita a nuove progettualità. Occupare una casa ha voluto dire rompere con uno status quo che appariva immodificabile. Per ora è reddito indiretto, ma speriamo di trovare insieme forme sempre più generali. Nuove occupazioni, resistenze alle ingiustizie, modi concreti per non pagare bollette e rincari. Non partiamo da zero. Partiamo dal fatto che già alcune persone che avevano un disperato bisogno di una casa per poter restare in questa città, da qualche giorno vivono, collaborano, cospirano con noi in via Capo di Lucca 22. Partiamo dal fatto che queste persone hanno fatto una scelta precisa, chi lavoratore sottopagato, chi lavoratrice di quella ‘drink factory’ che si sta divorando la città, chi studioso che si occupa di recupero di materiali in maniera sostenibile. Esigenze di sopravvivenza che si intrecciano con competenze e passioni, questa forse è la vera sfida che ci fa guardare in avanti, immersi nelle contraddizioni e quindi ancorati ad una realtà quantomai complicata, ma sempre con quella voglia di sognare e di guardare alla LUNA”.

Scrive ancora il collettivo: “Una realtà che, come abbiamo avuto modo di toccare con mano in questi primi giorni di occupazione, ci racconta di decine di persone che ci han detto ‘…siete la mia ultima speranza, o me ne dovrò andare, dovrò interrompere gli studi…’, ‘…dovrò licenziarmi se non mi rinnovano l’affitto’. La città negata, per dirla con parole semplici, che è il titolo dell’importante evento che ospiteremo” oggi (ore 18) a cura del Laboratorio di salute popolare di Làbas, “che si vuole interrogare sulle ricadute per la salute mentale di una città che respinge. Dando una casa a chi non la trova, o non se la può permettere, proviamo a trasformare lo smarrimento di chi si trova in questa condizione in voglia di unirsi e lavorare con azioni concrete per provare a frenare processi di turistificazione che appaiono irrefrenabili, proviamo a creare nuove forme dell’abitare condiviso e di cooperativismo sociale. Trasformiamo la rassegnazione in rabbia e creatività, non lasciamoci travolgere dall’angoscia metropolitana. Difendere e rendere viva Casa Vacante vuol dire anche provare a costruire un’idea di città diversa, rivendicare reddito incondizionato per tutti e tutte, trovare forme sostenibili di approvvigionamento energetico. Non solo per noi, come sempre, ma per tutti e tutte”.