A sottoscrivere il patto Domino’s Pizza, multinazionale che già assume i dipendenti con contratti di subordinazione. Per i fattorini l’accordo ad oggi resta “l’unico strumento concreto” di tutela, anche perchè “il governo ha detto che avrebbe agito e non l’ha fatto”.
La “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano”, nata sotto le Due Torri dalle proteste dei riders e dal confronto successivamente aperto dall’amministrazione comunale, e firmata l’anno scorso da un’unica azienda (quella che detiene i marchi Sgnam e MyMenu), nella giornata di oggi è stata sottoscritta anche da Domino’s Pizza, multinazionale statunitense della ristorazione operante in Italia dal 2015.
L’azienda – che in città conta quattro pizzerie da asporto e che ne aprirà una quinta a maggio – non è tuttavia del tutto equiparabile alle altre piattaforme di food delivery, perché vende solo prodotti trasformati nei propri punti vendita e perché assume con contratti di lavoro subordinato, disciplinati dal contratto nazionale del commercio. I lavoratori di questo marchio – circa ottanta al momento in città, di cui cinquanta fattorini – possono quindi in qualche modo già contare sulle maggiori tutele derivanti dai contratti subordinati, rispetto ai loro colleghi delle piattaforme online che non godono dello stesso trattamento. Durante la conferenza stampa di presentazione della firma che si è tenuta questa mattina a Palazzo D’Accursio con la presenza dell’assessore al Lavoro, dell’azienda e dei sindacati confederali, Riders Union Bologna ha avvisato: “Monitoreremo che vengano rispettati tutti i punti” della Carta, che al momento è “l’unico strumento concreto in Italia a tutela del nostro lavoro”, a maggior ragione dopo il fallimento del tavolo nazionale che “in otto mesi non ha portato a niente, in parte per l’atteggiamento delle multinazionali, in parte a causa del governo che aveva detto che in assenza di accordo avrebbe agito autonomamente e non l’ha fatto”.