Acabnews Bologna

“Smart working e sicurezza dei lavoratori: cosa succede all’Acer?

L’azienda respinge la richiesta di programmare di nuovo il lavoro a distanza e così “non tiene conto delle azioni necessarie nella contingenza sanitaria”, dice l’Sgb, che sottolinea anche la chiusura di un’intera materna comunale: “Era prevedibile, visto che l’amministrazione ha evitato il dialogo”. Trasporto pubblico, Usb: venerdì sciopero e esposto.

21 Ottobre 2020 - 20:02

“Ci corre l’obbligo di evidenziare come in questa fase di riacutizzazione dell’emergenza sanitaria la grande maggioranza degli enti e uffici pubblici, nonché tante aziende ed uffici privati, tengono, e devono tenere, di mira l’obiettivo comune di lavorare in sicurezza e adottare tutte le misure più idonee a tale scopo: ma cosa succede nell’Azienda Casa Emilia-Romagna della provincia di Bologna?”. Pone il quesito l’Sgb, con un comunicato che così prosegue: “Nell’Acer di Bologna ci si è subito adoperati, sin dalla prima ora, a far lavorare i dipendenti in remoto da casa, ma, superata la ‘nottata’, dal mese di maggio tutti sono rientrati a lavorare in sede. E sempre i lavoratori hanno mantenuto un contegno responsabile sia dal punto di vista sanitario che lavorativo. Con l’acuirsi nuovamente dell’emergenza i delegati sindacali aziendali, anche su richiesta dei lavoratori, hanno chiesto che si riaprisse una programmazione pianificando nuovamente il lavoro a distanza, cosa che ora viene concessa solo su specifiche casistiche, già peraltro prescritte per legge. La risposta è stata negativa su tutta la linea. Non ci sono state motivazioni precise a riguardo, ma la risposta si palesa come una presa di posizione del presidente Alessandro Alberani che in una riunione alla fine del look down chiarì subito che all’interno dell’Azienda non ci sarebbe stato più spazio per lo smart working. Tale atteggiamento decisionista e arbitrario del Presidente, a discapito della sua storia da sindacalista attivo, è stata la cifra con la quale si è distinta la gestione di tutto il Cda, basti pensare che appena insediatosi ha disdettato tutta la precedente contrattazione decentrata con il solo scopo di affievolire i diritti dei lavoratori già da tempo acquisiti all’interno dell’Azienda. Ed ora le decisioni prese al vertice dell’Azienda non tengono conto affatto del contesto dove ci muoviamo, le cui condizioni sono mutate e muteranno rapidamente, cosa che invece lo spirito della decretazione d’urgenza valorizza imponendo misure a salvaguardia e tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini. Ora, di fronte alla scelta a nostro avviso obbligata di mantenere un regime di cautela e sicurezza per i lavoratori, i vertici Acer giocano sul filo delle probabilità statistiche ritenendo improbabile un rischio di contagio all’interno dell’azienda: e chi può dirlo? Nessuno ha la sicurezza in tasca e non si può certo sapere cosa accadrà. Per queste ragioni Sgb non può che muovere una ferma critica alla gestione Acer, che non tiene conto delle azioni necessarie nella contingenza sanitaria non solo a favore dei propri lavoratori ma dei cittadini che li circondano, e fermamente sollecita l’attuazione di tutti gli strumenti più idonei a garantire la sicurezza, compreso il lavoro a distanza”.

Sul fronte scuola, sempre l’Sgb si sofferma sulla chiusura (ieri) della scuola dell’infanzia Testi Rasponi di via Murri Bologna per accertamenti sulla diffusione dei contagi: “Era prevedibile e scontato considerando che l’amministrazione comunale ha deliberatamente evitato di dialogare per mesi sulle carenze strutturali, sui presidi di sicurezza e sulla carenza di personale. Un’amministrazione sorda ed incapace ha deciso di riaprire le scuole e i nidi a settembre come se il Covid non esistesse o si potesse fermare ai cancelli misurando la febbre, ‘illuminata’ solo dalle indicazioni dei vari Dpcm nazionali e regionali. Sono state fatte scelte insensate creando uno spezzatino della giornata scolastica ed affidando l’apertura e la chiusura delle scuole a cooperative di servizi per la pulizia ed a cooperative sociali per l’accoglienza ed il rilascio dei bambini. Questa orrenda parcellizzazione dell’orario scolastico ha determinato numerose falle nell’organizzazione delle scuole lasciando irrisolto il problema fondamentale del potenziamento di personale a tempo indeterminato, indispensabile per una corretta gestione delle scuole già prima della pandemia Covid”.

Infine con una conferenza stampa l’Usb ha spiegato oggi le ragioni dello sciopero regionale del trasporto pubblico previsto venerdì. Rispetto all’emergenza Covid “la situazione così non è gestibile in questa maniera, ma si fa finta di nulla”, sostiene il sindacato: “Al primo posto noi mettiamo veramente la salute e la sicurezza dei lavoratori del trasporto pubblico locale e dei cittadini, mentre le misure messe in atto dalla Regione e dalle aziende non sono adeguate. Negare l’affollamento e quello che sta causando non è accettabile. Pensare che si possa stare in cinque in un metro quadro pensando che basti l’aerazione è una cosa grave”. Da parte della Giunta regionale “vi è una sottovalutazione della gravità di questa seconda ondata epidemica e della criticità del trasporto pubblico nel suo contrasto. L’Usb contesta, per le ricadute collettive, sia l’innalzamento della soglia di ‘riempimento’ dei mezzi pubblici, soglia spesso superata nelle ore di punta, sia la deroga all’apertura delle porte anteriori e dell’eliminazione dei cordoli di distanziamento (misure che permangono in altre regioni). Questa situazione di ridotta attenzione per le misure di prevenzione si aggiunge al disagio dovuto alla mancanza di adeguate misure di sostegno ai lavoratori del settore che hanno subito un ingiustificabile e massiccio ricorso al Fondo Bilaterale di Solidarietà (la cassa integrazione del settore) senza assicurare risorse per la garanzia dei livelli occupazionali e salariali”. Venerdì a Bologna si terrà anche un presidio davanti alla sede di Tper in via Saliceto, durante il quale verrà presentato un esposto ai Nas sulle condizioni del servizio durante la pandemia.