Editoriale

Salami artificiali, merda a spruzzo e aria fetida

Polveri sottili sempre fuori controllo, in Regione e in tutta la Pianura padana, ma il dibattito politico è desolante. C’è chi se la prende con il limite dei 30 chilometri all’ora in città e chi la butta in caciara pur di negare che parte del problema siano gli spandimenti dei liquami degli allevamenti.

21 Febbraio 2024 - 11:11

Mentre si compulsano le previsioni meteo che ipotizzano salvifiche precipitazioni per il fine settimana, le concentrazioni di polveri sottili continuano a essere allarmanti su tutta la regione: tra i 79 e gli 89 microgrammi per metro cubo di massima tra Bologna e la Romagna, ma i valori più alti sono quelli registrati lungo il tratto settentrionale della via Emilia, da Piacenza a Modena: tra i 100 e i 120 microgrammi. Salendo a Nord va ancora peggio: Lodi, Pavia e Milano toccano picchi tra i 120 e i 130.

A fronte di questo disastro il dibattito politico è davvero desolante. Giusto un paio di esempi. Il primo: le/gli elette/i di Fratelli d’Italia a Palazzo d’Accursio non hanno dubbi, i livelli delle “cosiddette polveri sottili nell’aria sono da attribuire esclusivamente alla Città 30 all’ora, che sta causando continui ingorghi e  rallentamenti”. Una notizia pazzesca! Le auto bolognesi da sole inquinano dal Lago di Como alle spiagge di Rimini. Basterebbe poter premere sull’acceleratore dei nostri suv per pulire l’aria dell’intera Valpadana.

E poi c’è il il frigorifero di un consigliere regionale della Lega in Lombardia. No, non perché sia un frigorifero particolarmente inquinante. Ma dentro “c’è una Grana Padano stagionato e un salame nostrano che aspettano solo di allietare la mia serata”, ci ha annunciato infatti il consigliere. “Li gusterò pensando a Tomei, salame e formaggio saranno meglio delle sue eresie“. L’eretico Tomei è un ex consigliere di Quartiere di Coalizione civica che di lavoro fa il ricercatore dell’osservatorio sul clima dell’Arpae, l’agenzia per l’ambiente della Regione. Commentando su Facebook i dati questi giorni, segnalava che la settimana scorsa “era permesso lo spandimento dei liquami degli allevamenti in tutta la Lombardia” e “il particolato provocato dalla reazione dell’ammoniaca dei reflui accumulati, che reagisce in atmosfera con gli altri inquinanti, può arrivare fino sul Monte Cimone”, al confine con la Toscana. Traffico e riscaldamento “c’entrano”, perché producono “gli altri inquinanti con cui reagisce in atmosfera l’ammoniaca”. Concludeva Tomei: “È ora di guardare il proprio frigo e garage e chiedersi: meglio respirare decentemente o tutto questo parmigiano e prosciutto?“. Al di là del tono pittoresco, niente che non sia già ampiamente noto, attestato con esiti simili sia dagli studi nazionali dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sia da quelli delle agenzie regionali. Ma per la Lega è “la solita lagna ideologica” che fornisce “informazioni false alla gente demonizzando gli allevamenti come causa di ogni male” per poi “magari portare in tavola il cibo artificiale costruito in laboratorio”.

Negare, negare, negare. Deridere la scienza, buttarla in caciara, a costo di risultare grotteschi. È su scala più piccola la stessa dinamica che ha portato la maggioranza di governo ad acconsentire alle richieste dei bianchissimi e tricoloreggianti imprenditori agricoli che, mentre i loro lavoratori migranti continuavano a spaccarsi la schiena nei campi, per giorni hanno protestato per strada con i trattori contro le politiche di riduzione dell’impatto ambientale.

Nessuno qui nega che ci siano gravi problemi di sostenibilità economica, oltre che ecologica, dell’attuale modello di produzione alimentare. Aiuterebbe a migliorare le cose, per esempio, intervenire sulla dinamica generale dei salari, come ha già suggerito in passato Zeroincondotta. Purtroppo però non ci si muove sul piano delle soluzioni pragmatiche e di ampio respiro. È tutto molto banale: l’imprenditoria agricola e zootecnica per la destra non fa mai niente di male e ha sempre ragione, perché costituisce un importante serbatoio elettorale della destra e a fronte di questo non c’è disastro sanitario o emergenza climatica che tenga.