Editoriale

Quel forte e inconfondibile odore di profilazione razziale

Sull’ondata di controlli di polizia in Bolognina, che nella stragrande maggioranza dei casi coinvolgono persone di origine straniera: ingente la militarizzazione del quartiere e centinaia le identificazioni, scarsi i risultati in termini di arresti o denunce o sequestri.

17 Gennaio 2024 - 14:04

Negli ultimi giorni sono tornate le operazioni di polizia in Bolognina, dopo quelle di febbraio contestate anche con iniziative di piazza. I numeri forniti dalla Questura parlano di 755 persone controllate di cui il 70% straniere. Chi è passato dalla Bolognina in questi giorni non ha potuto fare a meno di vedere un’ingente militarizzazione del quartiere con pattuglie a lampeggianti accesi e controlli in strada e in alcuni locali. Questi controlli hanno portato al sequestro di quasi un chilogrammo di hashish e a circa 15 provvedimenti verso persone straniere non in regola con i documenti, se vogliamo vederlo in percentuale l’1,8% delle persone controllate non era in regola.

Queste operazioni spesso nascono da campagne mediatiche o di piccoli gruppi che, attraverso i media tradizionali o esponenti politici, creano un problema e propongono soluzioni. Dopo mesi di narrazioni sulla Bolognina come terra di nessuno o far west, la percentuale delle persone “irregolari” la dice lunga sulla distanza tra realtà e narrazione. Le operazioni di febbraio su 925 persone identificate c’erano stati quattro arresti e tre denunce, lo 0,75%. Un altro aspetto rilevante di queste operazioni è il soggetto dei controlli di polizia. Secondo i numeri forniti dalle stesse autorità i controlli hanno riguardato per il 70% la popolazione straniera, mentre nel 30% rimanente possono rientrare persone con documenti italiani ma con provenienze diverse.

Ad agosto del 2023, su input dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (Cerd) si è detta preoccupato per le numerose segnalazioni sull’utilizzo della profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine e invitava sia a creare un quadro normativo che renda questa pratica illegittima, sia a un percorso formativo per gli appartenenti alle forze dell’ordine. Secondo la definizione del Consiglio di Europa, per profilazione razziale nell’ambito delle attività di polizia si intende come “l’uso da parte delle forze dell’ordine, quando procedono a operazioni di controllo, sorveglianza o indagine, di motivi quali la razza, il colore della pelle, la lingua, la religione, la nazionalità o l’origine nazionale o etnica, senza alcuna giustificazione oggettiva e ragionevole”.

Gira infine sui social il verbale della Questura consegnato al Pub Sunshine in Bolognina che impone la chiusura per 30 giorni del locale. Dall’atto non si evincono irregolarità oltre le supposizioni olfattive degli agenti (“Si percepiva un forte e inconfondibile odore di sostanza stupefacente vaporizzata”) e sui social ci sono numerose testimonianze di persone presenti durante i controlli che smentiscono la versione ufficiale che giustificherebbe la chiusura di un locale che da anni rappresenta un luogo di socialità importante per la comunità che vive la Bolognina e non solo. Se da un lato queste operazioni vengono applaudite da tutti i fronti politici e trovano ampio consenso tra gli operatori economici, ci sembra però opportuno segnalare che la militarizzazione dei quartieri, la profilazione razziale nei controlli di polizia e le ordinanze di chiusura che colpiscono i locali dove si ritrovano persone e non solo turisti, non facciano parte di una città che spesso si definisce libera e attenta ai diritti umani. Anzi.