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Presidio in Bolognina: “La sicurezza la facciamo noi, non la polizia!”

Manifestazione in piazza dell’Unità dopo le retate degli ultimi giorni: interventi finalizzati a “ripulire il quartiere da tutte quelle persone scomode alla città vetrina creando un cilma di paura e tensione e alimentando discriminazioni di classe, genere e razza. E’ urgente rispondere a quello che è un vero e proprio attacco ai nostri quartieri”.

02 Febbraio 2023 - 20:06
(foto agenzia Dire)

“Riprendiamoci le strade, perché la sicurezza la facciamo noi, non la polizia!”. Queste le parole chiave del presidio che si è svolto nella serata di oggi in piazza dell’Unità: “In questi giorni la Bolognina e diverse zone della città- continua il comunicato con cui è stata pubblicizzata l’iniziativa- sono state teatro di maxi retate da parte delle forze dell’ordine, retate che continuano a protrarsi anche in queste ore. Un’operazione muscolare, con ampio dispiegamento di uomini e mezzi, con controlli e fermi indiscriminati”. In giornata la prefettura ha diffuso un bilancio di  quattro arresti e tre denunce su un totale di 925 identificazioni.

“È l’esito del patto integrato sulla sicurezza tra Prefettura e Comune di Bologna siglato il 21 gennaio con la benedizione del Ministro dell’Interno Piantedosi – si legge ancora – che per l’occasione ha affermato ‘Lo Stato c’è e si deve vedere’. Militari, polizia, carabinieri, finanza, unità cinofile e reparti speciali, lungo le strade, sotto i portici, alle fermate, dentro i bar. Questi interventi hanno lo scopo di ripulire il quartiere da tutte quelle persone scomode alla città vetrina creando un cilma di paura e tensione e alimentando discriminazioni di classe, genere e razza. È urgente rispondere a quello che è un vero e proprio attacco ai nostri quartieri. L’arroganza con cui la deriva securitaria si sta abbattendo sulle città ci riguarda tutte”.

I manifestanti hanno anche affisso due striscioni, uno “Contro militari e Polizia nei quartieri” e l’altro di solidarietà “con chi lotta dentro e fuori le galere, siamo tutti resistenti”, con probabile riferimento al caso di Alfredo Cospito, detenuto in regime di 41 bis e in sciopero della fame da più di 100 giorni.