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Proteste alla Dozza: mancano educatori e attività di reinserimento

Nei giorni scorsi le rimostranze dei detenuti, che lamentano inoltre l’assenza di attività ricreative e fisiche, prezzi troppo alti dei prodotti acquistati oltre al vitto e l’assenza di rapporto con la magistratura di sorveglianza, insieme al più basso numero di professionisti medici nella struttura dalla riforma della sanità penitenziaria.

11 Ottobre 2021 - 11:06

Nei giorni scorsi alcuni detenuti del carcere della Dozza hanno messo in atto una protesta, lamentando la “scarsa frequenza dei contatti con i professionisti della rieducazione, che si traducono in mancanza di colloqui e sostegno alla partecipazione all’opera rieducativa e nella mancanza di occasioni di conoscenza nell’ambito di una strutturazione del rapporto fra detenuto ed educatore di riferimento”. Inoltre, hanno spiegato, vi è “mancanza di un’adeguata organizzazione di attività che possano essere utili nell’ottica di un reinserimento sociale, ma anche la mancanza di attività ricreative e fisiche, essendo ad esempio precluso l’accesso alla palestra”. Riferendosi invece alle condizioni strutturali del penitenziario hanno denunciato “il progressivo deterioramento degli ambienti delle camere detentive, nonché la diffusione di muffe nei soffitti e nelle pareti all’interno degli spazi delle docce comuni e anche la presenza diffusa di blatte”. Infine, i detenuti hanno segnalato, per quanto riguarda “i prodotti acquistati dal sopravvitto, lo scadente rapporto qualità-prezzo, con particolare riferimento a carne e verdura, e i prezzi piuttosto alti di alcuni prodotti”.

A portare fuori dalle mura della casa circondariale le criticità vissute dai ristretti è il Garante comunale dei detenuti Antonio Ianniello, che ha spiegato come la denuncia abbia riguardato anche i “rapporti con la magistratura di Sorveglianza”, in particolare la “mancanza di rapporto-relazione-conoscenza con i magistrati di Sorveglianza di riferimento, non presenti in istituto da un lungo periodo”. Altra importante segnalazione riguarda “la difficoltà di accesso alle misure alternative” e i rapporti complessi “con l’Area sanitaria, in quanto si è ridotto drasticamente, per varie ragioni, il numero dei professionisti medici all’interno dell’istituto”. Mai così bassi, infatti, i numeri dei professionisti medici presenti alla Dozza da quando c’è stata la riforma della sanità penitenziaria.