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Protesta all’Ispettorato del lavoro: “Meno propaganda, più diritti!”

Sgb e Unione Inquilini: “Gli esponenti gialloverdi hanno il duplice obiettivo di vendere lucciole per lanterne e distrarre l’attenzione dalla inefficacia delle misure approvate”. Ieri, intanto, contestato il gestore di un bar della zona universitaria per le condizioni lavorative.

01 Febbraio 2019 - 18:47

“Contro le politiche del Governo giallo-verde, per il diritto al lavoro e l’aumento dei diritti e delle politiche sociali vere!”. Con queste parole d’ordine si è svolto oggi un presidio dell’Sgb e dell’Unione Inquilini sottola sede dell’Ispettorato territoriale del lavoro (Itl) di viale Masini, “il ministero di Di Maio”. La legge di Bilancio, “imposta attraverso il voto di fiducia- sono le motivazioni diffuse da Sgb- stabilisce un incremento della spesa pubblica di oltre 51 miliardi per il triennio 2019-2021 ma, contestualmente, prevede una cifra di poco superiore destinata a sterilizzare l’aumento delI’Iva. Per cui si appresta ad avviare un’altra spending review. La Legge Fornero, di fatto, non è stata modificata ma ha solamente aperto una finestra per chi ha maturato i requisiti con relativa riduzione dell’ assegno previdenziale. Il sistema contributivo non è stato scardinato e né si affronta il problema del lavoro intermittente, del precariato e delle donne che, generalmente, hanno meno contributi degli uomini. Per i dipendenti pubblici, inoltre, non è possibile ricevere la propria liquidazione Tfs all’uscita dall’attività lavorativa se non parzialmente e attraverso un prestito bancario con interessi a carico del lavoratore. Il reddito di cittadinanza non è certamente la fine della povertà e né una misura che porterà nuovo lavoro o un sistema di ridistribuzione della ricchezza. In un paese dove il 5% possiede lo stesso patrimonio del 90% della popolazione ci sarebbe bisogno di politiche coraggiose: una vera patrimoniale per i ricchi, la fine del finanziamento della speculazione e del parassitismo imprenditoriale, un grande piano occupazionale gestito direttamente dallo Stato, una vera lotta all’evasione e alla corruzione, un taglio drastico alle spese militari. Nulla di tutto ciò è contenuto nelle politiche economiche e del lavoro di questo governo. La propaganda permanente dei vari esponenti gialloverdi ha il duplice obbiettivo di vendere lucciole per lanterne e di distrarre l’attenzione dalla inefficacia delle misure approvate. In questi giorni il ministro Di Maio, in particolare, non fa altro che comiziare sulla volontà di colpire, con l’utilizzo dei vari apparati ispettivi dello Stato,  questo o quel fannullone che, annidato sui divani dei ‘poveri assoluti’, nei caf dei sindacati nemici, negli uffici pubblici, nei pochi mezzi di informazione non asserviti, cerca di fare fallire il reddito di cittadinanza e il cosiddetto decreto dignità. Della sua propaganda non fanno parte però coloro che sfruttano i lavoratori sottopagandoli o tenendoli in nero, i piccoli e grandi imprenditori che evadono il fisco. Il disinteresse per lo stato, in cui versano gli Ispettorati territoriali del lavoro, ne è la dimostrazione plastica, pochi lavoratori e pochi strumenti, potere discrezionale alla dirigenza. La scelta quindi di protestare sotto la Itl non è casuale e deriva anche dalla constatazione della inefficacia o dalla totale mancanza dell’attività ispettiva della Itl di Bologna, a fronte di denunce, come ha fatto recentemente Sgb, che interessano aziende evidentemente considerate ‘amiche’ da parte di qualche dirigente allineato con il Governo”.

Restando in tema di lavoro, ieri un gruppo di “giovani lavoratori” ha reso noto di aver compiuto un’azione dimostrativa (con megafono, volantini, adesivi e maschere) davanti ad un bar della zona universitaria, spiegando i motivi dell’iniziativa con la seguente testimonianza: “Sono una studentessa universitaria ed ho iniziato a lavorare al bar perché avevo bisogno di soldi per potermi mantenere durante gli studi qui all’Università. Da subito mi sono resa conto di che aria tirava. Non solo il proprietario non era chiaro quando ci presentava i contratti, ma il lavoro era deprimente ed io ero anche costretta a sorbirmi la presenza del viscido capo, che sinceramente mi metteva a disagio con le sue battute e altro… Dopo un paio di mesi, non sopportando più l’ambiente ho deciso di andarmene per cercare un altro lavoro (di merda). Dico questo perché anche se io me ne sono andata, lui sta sempre lì a continua a rendere difficile la vita alla gente che assume”.