Ieri, in occasione del Primo maggio, presidio in piazza Nettuno: con la pandemia coronavirus in corso “non possiamo più tollerare che la nostra salute venga sacrificata sull’altare del profitto”. Da lunedì in Emilia-Romagna scatta l’obbligo parziale di usare la mascherina e la riapertura di parchi e giardini. A ieri altri dieci decessi nel bolognese.
“Non siamo eroi, siamo lavoratori e pretendiamo di essere trattati come tali! Per questo motivo abbiamo scelto questo giorno così significativo per i lavoratori di tutto il mondo per tornare a mobilitarci. Non possiamo più tollerare che la nostra salute venga sacrificata sull’altare del profitto. Non possiamo più accettare di essere costretti a lavorare e non avere neanche la dignità di essere considerati lavoratori”. E’ il messaggio diffuso nella serata di ieri da Riders Union Bologna dopo che alcuni ciclofattorini si sono dati appuntamento in piazza del Nettuno, nel corso di un Primo maggio con strade e piazze ancora in gran parte vuote per le misure di contenimento del contagio da Covid-19.
Per i ciclofattorini quello di ieri è stato un Primo maggio “strano”, dato che è “tradizionalmente un giorno di festa per milioni di lavoratori nel mondo, ma che durante questa pandemia vede da un lato chi è fermo da due mesi, e dall’altro chi non si è mai fermato e continua a lavorare anche oggi (ieri, ndr). I riders sono stati infatti tra coloro che non si sono mai fermati, considerati lavoratori indispensabili, trovandosi non solo nella condizione di dover continuare a fare consegne per mancanza di alternative, ma anche di farlo senza uno straccio di diritti, esposti a continui ricatti di licenziamento e privi di una fornitura adeguata dei dispositivi di protezione individuale da parte delle piattaforme. Così, anche le aziende di food delivery, che sulla carta non hanno neanche dipendenti, sono finite ad essere considerate un servizio essenziale, mentre noi riders siamo stati bollati come ‘eroi’. Ma come può un lavoratore essenziale essere pagato quattro euro a consegna? Come si può accettare che chi svolge un ‘servizio essenziale’ possa lavorare senza che l’azienda gli fornisca mascherine e gel per le mani? Come si può considerare sicuro un luogo di lavoro dove basta una email per essere licenziati in tronco?”.
“Per questo -continua Riders Union- chiediamo: regolamento regionale per la sicurezza, devono essere garantiti i Dpi per i riders ed il rispetto delle distanze di sicurezza durante il ritiro degli ordini; stop licenziamenti, chiediamo che venga garantito anche nel food delivery lo stop ai licenziamenti, anche nella forma della sospensione delle collaborazioni; diritti per tutt*, vogliamo che ai riders vengano riconosciute tutele piene, perché non può essere sicuro un luogo di lavoro senza diritti; Invitiamo tutt* I/le riders a discutere sul proseguo della mobilitazione in una assemblea aperta che si terrà su Zoom il 5 maggio alle ore 16. Per maggiori informazioni ricordatevi di seguire la pagina di Riders Union Bologna o di chiedere l’iscrizione al gruppo WhatsApp. Non per noi ma per tutt*”.
Intanto, con un’ordinanza regionale firmata dal presidente della Regione Bonaccini in Emilia-Romagna dal 4 maggio sarà obbligatorio l’uso delle mascherine nei locali aperti al pubblico e nei luoghi all’aperto, laddove non sia possibile mantenere il distanziamento di un metro. Sarà possibile raggiungere le seconde case per le attività di manutenzione e praticare l’attività motoria e sportiva all’aperto, ma solo in forma individuale. Verranno riaperti sul territorio regionale parchi, giardini (ma non le spiagge), biblioteche (per la sola attività di prestito, non di consultazione) e cimiteri. Fare la spesa sarà consentito in ambito provinciale e la visita ai “congiunti”, così come definiti sempre nel provvedimento governativo, in quello regionale. Per quanto riguarda il trasporto pubblico, l’offerta del servizio ferroviario regionale dovrà essere aumentata del 50% rispetto a quella attuata fino al 3 maggio, attestandosi su un valore del 60% rispetto ai servizi effettuati nel periodo pre-emergenza.
Questi invece i dati relativi all’epidemia di coronavirus della giornata di ieri: Altri 10 decessi nella provincia di Bologna, di cui nessuno nell’imolese. 39 invece le nuove positività al virus, che in totale arrivano a 4.079, 3 in più invece a Imola, dove sono in tutto 379. In Emilia-Romagna i casi di positività sono 25.644, 208 in più rispetto a due giorni fa. I decessi in tutta la regione sono stati 28 in più, in tutto 3.579 dall’inizio dell’epidemia. Le persone complessivamente guarite salgono a 12.581 (+259): 3.321 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 9.260 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi. Diminuiscono i pazienti in terapia intensiva (-9) e passano a 197.
Questo il dato delle positività sul territorio: 4.115 a Piacenza (53 in più rispetto a ieri), 3.177 a Parma (20 in più), 4.713 a Reggio Emilia (53 in più), 3.678 a Modena (21 in più), 926 a Ferrara (5 in più), 982 a Ravenna (0 in più), 895 a Forlì (4 in più), 691 a Cesena (6 in più), 2.009 a Rimini (4 in più).