Iniziativa messa in campo oggi con banchi, sedie e manifesti da Saperi Naviganti: studentesse/i in piazza “per rivendicare il loro diritto allo studio, alla libertà d’espressione e all’autogestione”.
“Zona U piazza Aperta: studenti e studentesse aprono piazza Verdi e creano un’area studio autogestita”, per “rivendicare il loro diritto allo studio, alla libertà d’espressione e all’autogestione”. Lo segnala Saperi Naviganti, raccontando così la giornata: “L’iniziativa, tenutasi dalle ore 10 alle 18, ha portato alla creazione di un’area studio autogestita in uno dei luoghi simbolo della zona universitaria, piazza Verdi. La piazza, da mesi ormai transennata, è stata infatti riaperta in maniera simbolica per ospitare banchi, sedie e manifesti con i quali studenti e studentesse hanno espresso criticità e bisogni della comunità studentesca, resi ancora più evidenti da questi mesi di pandemia“. In questi mesi, “l’unico accorgimento messo in atto da politiche ed istituzioni per il diritto allo studio- scrive il collettivo- è stato quello dell’introduzione della didattica a distanza, così da poter proseguire ‘regolarmente’ con lezioni ed esami. Non una minima attenzione verso chi non aveva il privilegio di avere una connessione wi-fi a casa. Non una minima attenzione verso chi non aveva una situazione abitativa che potesse garantire la giusta concentrazione per studiare e seguire le lezioni. Non una minima attenzione verso l’impatto psicologico che questa pandemia, l’isolamento, la perdita di contatti e luoghi di scambio e collettività potessero avere su studenti e studentesse. Non una minima attenzione verso la crisi economica che ha colpito tantissime famiglie in questi mesi, che non hanno visto né una riduzione delle tasse universitarie né l’introduzione di maggiori tutele legate agli sciacallaggi di proprietari e proprietarie di casa nei confronti degli studenti e delle studentesse fuorisede”.
Continua il comunicato: “Ci è stato chiesto di rimanere performanti, continuare a studiare, continuare a fare esami come se niente fosse, riversando su di noi stress, responsabilità e sensi di colpa nel momento in cui non potevamo o non riuscivamo a stare al passo con la velocità di stampo imprenditoriale che l’Università sta assumendo. Proprio in virtù di ciò che abbiamo vissuto negli ultimi mesi e di ciò che dovremo affrontare nei prossimi è fondamentale creare spazi di confronto e comunità”. I manifesti colorati che hanno tappezzato le transenne di piazza Verdi “descrivono ciò che caratterizza realmente l’Università di Bologna, al di là della sua immagine di facciata. Si parla infatti della necessità di un’Università veramente inclusiva e accessibile a tutti e tutte dal punto di vista economico. Di un’Università che garantisca e tuteli spazi in cui poter studiare e potersi confrontare per creare una comunità consapevole e autodeterminata. Di un’Università che si prenda cura del benessere delle proprie studentesse e dei propri studenti sotto ogni aspetto, dalla salute mentale alla libertà di espressione, dalla sicurezza degli spazi all’attenzione verso l’ambiente, dalla tutela del diritto all’abitare alle politiche internazionali che, al di là delle sagome di Patrick Zaky in giro per gli spazi universitari, dovrebbero prendere posizioni concrete contro dinamiche violente e oppressive”.