Lo studente, dopo l’ennesimo rinnovo della detenzione preventiva, è stato interrogato per la prima volta dai giorni dell’arresto. La campagna Freedom for Patrick Zaki: “Due notizie che ci confondono ulteriormente, perché non sappiamo quale destino lo attenda nel prossimo futuro”. Larissa Uberti: “Dal rettore non una parola sulla compravendita di navi tra Italia ed Egitto”.
La detenzione preventiva di Patrick Zaki è stata rinnovata di altri 45 giorni e sono riprese le indagini da parte della Procura di Sicurezza dello Stato sul suo caso. Lo riferisce la campagna Freedom for Patrick Zaki, con una dichiarazione riportata dalla pagina Patrick Libero. “Due notizie che dobbiamo ancora comprendere appieno” e che “ci confondono ulteriormente- scrivono le/gli attiviste/i- perché non sappiamo quale destino lo attenda nel prossimo futuro. Lunedì 12 luglio la Corte d’Appello, tenuta in un’aula consultiva, ha ordinato altri 45 giorni di detenzione preventiva per Patrick, in attesa delle indagini. Oltre all’udienza di lunedì, martedì 13 si è tenuta una sessione investigativa per Patrick da parte della Procura Suprema di Sicurezza dello Stato, una misura presa per la prima volta dalla prima settimana del suo arresto nel febbraio 2020. L’indagine è durata più di due ore, durante le quali Patrick è stato interrogato in dettaglio sulla natura del suo lavoro, sui suoi progetti di ricerca passati e sul suo background formativo. Speriamo che le nuove misure non siano un’indicazione di sviluppi negativi che renderebbero la vita di Patrick ancora più difficile. Speriamo che, con la ripresa delle indagini, emerga presto la sua innocenza e che la falsificazione del verbale di arresto sia chiarita. Speriamo anche che l’accusa prenda in considerazione le richieste presentate dai suoi avvocati nel corso di un anno e mezzo di detenzione preventiva: documenti che provano la falsificazione del verbale d’arresto, la sua tortura e la sua detenzione un giorno intero prima della data indicata ufficialmente nel verbale d’arresto falsificato”.
Continua il comunicato: “La verità è che questi nuovi sviluppi potrebbero avere un impatto positivo o negativo sul caso. Non c’è modo di sapere dove potrebbero portare il caso. Tutto quello che speriamo, dopo quasi un anno e mezzo di custodia cautelare senza indagini, è che riprendere le indagini sul suo caso acceleri la decisione dell’accusa; una decisione che faccia cadere tutte le accuse contro di lui e lo lasci libero di tornare alla sua vita, per riprendersi da questa ingiustificata esperienza dolorosa per lui e la sua famiglia il più presto possibile”.
Intanto, un mese fa il rettore dell’Alma Mater, Francesco Ubertini, nel giorno del compleanno dello studente “faceva gli auguri via mail a Patrick Zaki. Non una parola sulla compravendita di navi da guerra tra Italia ed Egitto”, sottolineano le/gli studentesse/i raccolte nella firma collettiva Larissa Uberti. Così Larissa ora risponde con una propria lettera: “Caro Rettore, care prorettrici e personale Unibo, condivido con voi un breve messaggio che vorrei pervenisse, almeno idealmente, al nostro compagno Patrick Zaki che oggi trascorre, come già avvenne nel giugno scorso, il suo compleanno in stato di detenzione. Caro Patrick, ti scrivo questo messaggio che sento di poterti rivolgere a nome della nostra intera comunità. Numerosi sono stati gli appelli delle studentesse affinché, a Bologna e in tutto il nostro Paese, si prendesse posizione in maniera decisa contro il tuo stato di ingiusta prigionia. La mobilitazione da parte della nostra università e del paese in cui vivevi nel periodo precedente il tuo arresto sono state fino ad oggi purtroppo insufficienti, tanto da dare l’impressione di scadere nell’ipocrisia. Basta forse ‘sperare nella tua liberazione’, ‘pensare a te con empatia, senso di vicinanza e trepidante attesa di una svolta positiva’ per fare pressione su chi ti tiene ancora oggi in carcere? Basta forse mandare mail una tantum alle studentesse e sistemare delle sagome con la tua figura nelle aule studio perché qualcosa si smuova? Essere con te anche oggi, e ricordare che giungi al traguardo dei tuoi trent’anni, è cionondimeno importante perché ci consente di pensare l’università non solo come ingiusta nei nostri confronti, ma anche come ingranaggio di un sistema più ampio di fronte al quale è asservita. Il fatto che sia stata sospesa fin dall’inizio ogni intenzione di minacciare la cessazione di accordi che riguardino l’Unibo, o quantomeno di prendere una posizione chiara e oppositiva nei confronti del nostro governo, che nonostante Regeni vende navi da guerra all’Egitto, è quanto ci fa più male. Ma è anche quello che ci spinge a continuare, con immutata tenacia, la battaglia nei confronti della nostra università per fare in modo che chi ha il potere lo eserciti in modo giusto, per la vita di tutti e quindi per la tua liberazione: la nostra voce continuerà a farsi sentire fino a che non ti sapremo di nuovo accolto nella nostra comunità e in grado di abitare la speranza nel futuro. Un forte abbraccio da tutte e tutti noi”.