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Palestina / Appunti di viaggio: “In nome di dio” [foto]

Dopo quelle di Simone, a chiudere lo speciale sulla Palestina è una corrispondenza di Lisa. “Difficile immaginare come l’essere umano possa arrivare a concepire un tale delirio”.

12 Novembre 2012 - 10:20
“Sempre più su”

Non è strano trovare cumuli di rifiuti in un paese povero. E’ strano se il paese povero non è, con tanto di raccolta differenziata e pavimentazioni lustre, mentre nelle strade abitate dagli arabi, come Gerusalemme est occupata, la raccolta dei rifiuti e la pulizia delle strade spesso vengono dimenticate.

Non è strano passare frontiere problematiche, con soldati volutamente ottusi che come incarico hanno quello di umiliare i non desiderati. E’ strano che queste frontiere siano gestite da un esercito occupante, e dividano un paese da se stesso.

Non è strano vedere popoli diversi abitare negli stessi posti. E’ strano se uno di questi popoli è libero e un altro no.

Hebron è una bellissima città antica nel sud della Palestina occupata, sfortunatamente molto sacra. Ad hebron vivono 400 ultraortodossi. Gli ultraortodossi lì come altrove non lavorano, vengono mantenuti dallo Stato d’Iisraele per studiare la torah. Ad Hebron ci sono 2.200 soldati che di mestiere difendono gli ultraortodossi che hanno occupato da qualche decennio le case dei palestinesi nella città vecchia. Ad hebron vivono 17.000 palestinesi che non sono liberi di camminare nelle loro strade, devono passare i controlli dell’esercito ogni volta che vogliono attraversarle e devono coprire i loro vicoli con reti per ripararsi dall’immondizia che gli viene lanciata in testa. Ad Hebron ogni sabato i 400 fanno una passeggiata nel suk arabo scortati dai militari per ricordare ai 17.000 chi conta di più. Questo è strano.

Gerusalemme è un sogno. Il suk, il quartiere armeno, le stradine dei cristiani, il santo sepolcro, la spianata delle moschee la mattina presto, Gerusalemme stratificazione di culture religioni storia, profumi e colori, vicoli gli uni sugli altri, Gerusalemme è un sogno. guardare la moschea della roccia alla luce della luna dai tetti della città vecchia, al suono di una sinuosa musica araba in lontananza è qualcosa che non si può raccontare. Camminando sui tetti del quartiere arabo ci sono delle guardiole con dentro dei soldati: quelle case sono occupate da ebrei ortodossi e vengono protette a spese dei contribuenti. Alzando gli occhi nei vicoli, nelle moschee, nelle chiese si trova sempre una telecamera che ti fissa, per svegliarti dal sogno e riportarti alla realtà. molto strana questa realtà.

I bambini ebrei di Gerusalemme quando si incontrano nei vicoli non giocano insieme agli altri. Ho visto i loro sguardi combattere con il loro istinto. Gli adulti vestiti di nero ti attraversano con lo sguardo, perchè tu, che non sei loro, non esisti, che loro l’istinto non ce l’hanno più. Impressionante questa stranezza.

La terra promessa è un pugno di rocce e polvere, che attraversi in pochi chilometri. Colline brulle, con ulivi, con viti, con tanto deserto. Colline intere con ulivi tagliati per questioni di sicurezza. Beduini che vivono in baracche in quel deserto, reietti in una terra di reietti, che si devono costruire una scuola senza fondamenta, una scuola di copertoni per poter fare andare a scuola i propri bambini: una scuola bellissima, commuovente in mezzo a quella polvere e miseria. Sopra la scuola nel deserto una colonia, verde, con acqua case e scuole in muratura, i cui bambini col buio vengono alla scuola di copertoni e povertà per romperne i vetri con le fionde. Chissà come fanno i genitori di questi bambini a dormire bene la notte. Ah dimenticavo, la colonia è lì da un pugno di anni illegalmente, i beduini son nati lì. Strano no?

Un fazzoletto di terra che potresti percorrere in tre ore da una parte all’altra, diviso tra Israele ufficialmente riconosciuta, palestina mai riconosciuta come stato, arabi che abitano in israele perchè i loro bisavoli erano nati lì ma che non hanno gli stessi diritti degli ebrei arrivati da qualche decina di anni, ebrei che abitano in Palestina illegalmente in un susseguirsi impressionante di colonie verdi in mezzo al deserto, check point ogni pochi chilometri, code interminabili di macchine ovunque, città che si susseguono senza sosta schiacciate da un muro e nessun piano regolatore, una dopo l’altra, campi profughi di profughi nella propria stessa terra, Palestina divisa in zona a, b, c, che se sei israeliano non puoi andare in zona a, se sei palestinese non puoi andare in Israele, non puoi fare alcune strade della tua stessa terra, non puoi entrare in una colonia se non per un giustificato motivo, non puoi andare a lavorare al di là del muro. Mi fermo che potrei andare avanti per ore. E perchè in 9 giorni ne ho imparate un millesimo, di queste assurdità. Difficile immaginare come l’essere umano possa arrivare a concepire un tale delirio. Dovrebbe essere molto strano.

La religione è ovunque. Ci sono gli ebrei i musulmani i cristiani ortodossi greci i cristiani ortodossi armeni i cattolici i copti i samaritani i i i. Ogni strada ogni quartiere ogni luogo è un luogo di culto ed è diviso dalla religione. Qualche chiesa è addirittura divisa a metà. Le chiavi del santo sepolcro le ha l’imam della moschea di fronte, che sennò è un casino. Il muro del pianto sorregge la spianata delle moschee. A betlemme, come in altre città in Palestina, il sindaco deve essere cristiano. Qualche città è sacra per alcuni, qualche altra per altri, Gerusalemme per tutti. In nome di dio in terra santa sono stati creati confini, divisioni, limitazioni, regole, check point, muri, conflitti, prigionieri, morti. In nome di dio in nome di dio in nome di dio. Più che stranezza è pazzia.

Ho pianto nella sede di un sindacato di base a Tel Aviv mentre una donna araba ci parlava del suo sogno di giustizia. Difficile pensare che possa mai esserci giustizia in una terra in cui da una parte c’è uno stato razzista e dall’altra un’amministrazione corrotta e senza prospettive. Ma è necessario crederci.

P.s. Le mie parole sono riduttive e descrivono quello che ho visto, e a maggior ragione la realtà, in maniera incompleta, ma avevo bisogno di scriverle… A Gaza non sono stata, ma mentre eravamo lì ci passavano sulla testa gli aerei israeliani che in questi giorni la stanno bombardando.

Lisa

> Guarda le foto: il muro, ulivi tagliati per la cosiddetta “sicurezza”, il campo profughi di Aida, dio e fucile
http://www.flickr.com/photos/zicphoto/sets/72157631866129231/show/