La mattina prima della manifestazione anti-sgomberi perquisite tra Bologna e Forlì le abitazioni di dieci indagati per invasione: “Vogliono fare terra bruciata attorno a chi si organizza per non subire la misera brutalità di questo mondo”.
Dietro lo striscione nero “La Bolognina è popolare”, corredato da una grande “A” cerchiata di anarchia, è partito poco prima delle 19, al termine di quasi due ore di presidio davanti alla chiesa del Sacro cuore, il corteo convocato a seguito degli sgomberi dello spazio “L’Acer-chiata” di via Zampieri e dell’occupazione abitativa “Casa Mannaja” di via della Beverara. Negli scorsi giorni le autorità cittadine avevano diffuso un certo allarmismo verso questa manifestazione, fino all’intervento del sindaco Virginio Merola che aveva chiesto esplicitamente che fosse impedita in caso di vandalismi.
“Siamo qui per parlare e farci ascoltare”, urlano i dimostranti dall’impianto. “Il timbro di devastatori non lo accettiamo”, aggiunge uno dei manifestanti: “Volete vedere dov’è la devastazione? Fate un salto in via Carracci per dare un’occhiata ai danni provocati dai lavori della Tav”
Notevole il dispositivo di polizia, con decine di agenti e carabinieri in tenuta antisommossa, e numerosi altri in borghese, con cui in via Zampieri alcuni manifestanti hanno avuto un acceso alterco. Nello stesso momento, in coda c’è stato un breve contatto con i poliziotti, senza conseguenze. La manifestazione è poi defluita fino a piazza dell’Unità, dove è stata allestita una mostra sulla gentrificazione del quartiere, ovvero il processo di allontanamento delle fasce popolari e migranti causato dall’aumento del costo della vita conseguente alla ristrutturazione di immobili e ambiente urbano.
In un volantino distribuito in piazza si parla della perquisazione di dieci abitazioni, avvenuta nelle prime ora di stamattina tra Bologna e Forlì. “I mandati di perquisizione per i compagni – si legge – si rifacevano a indagini che ruotano attorno” al reato di “invasione arbitraria di edificio”. Nel testo vengono denunciate “porte forzate, minacce anche di esplicito carattere sessuale, innumerevoli sequestri di materiale assolutamente casuale che va dai volantini, ad attrezzi da lavoro fino agli immancabili effetti personali”.
“Di certo non c’è stupore – prosegue il volantino – ma la più naturale rabbia contro l’esistenza stessa dei sicari della repressione, volti a intimidire e scoraggiare chi in questa città sta portando avanti una lotta priva di patti e compromessi. La strategia di terrore pubblico che parla la lingua degli sbirri sulle pagine dei giornali e sulle facciate internet è oramai comprovata ed efficace: fare terra bruciata attorno a chi si organizza giorno per giorno per non subire la misera brutalità di questo mondo”.