Extinction Rebellion torna in piazza: “Approvata la dichiarazione di emergenza climatica, ma nei 100 giorni successivi Comune fermo” [foto] | Asia in presidio: “Le lotte sociali non si processano” | Nasce il Laboratorio Cybilla | Assunzioni saltarono, il Tar condanna Palazzo D’Accursio.
“L’amministrazione bolognese il 30 settembre 2019, con la dichiarazione di emergenza ecologica e climatica, ha preso l’impegno di arrivare allo zero netto di emissioni entro il 2030; nel testo c’è un altro impegno: quello di presentare, entro 100 giorni dalla dichiarazione, le misure con cui questo obiettivo verrà realizzato – quel che si definisce una ‘road map'”. Intanto sono però sono passati “100 giorni di inazione” da parte del Comune, sottolineano le/gli attiviste/i di Extinction Rebellion, che per questo ieri hanno manifestato da piazza XX Settembre a piazza Maggiore “esponendo 100 avvenimenti legati alla crisi che, in Italia e nel mondo, si sono verificati in questi 100 giorni” e per “ricordare le promesse che il Comune non ha mantenuto, o che ha solo abbozzato a metà, senza la convinzione e il coraggio necessari per la sfida più grande che l’umanità abbia mai affrontato”.
> Le foto della manifestazione (di Gianluca Rizzello):
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“Le lotte sociali non si processano!”, è il messaggio lanciato dal presidio organizzato oggi da Asia-Usb davanti al Tribunale in occasione di un processo riguardante uno sfratto avvenuto nel 2017 ad Anzola dell’Emilia: per il tentativo di resistere all’intervento dell’ufficiale giudiziario “sono stati accusati diversi militanti di Asia-Usb, il rappresentate dell’associazione marocchina locale e addirittura la famiglia colpita”, spiega il sindacato di base, ricordando che fu “uno sfratto nel quale da un lato le forze dell’ordine hanno agito con particolare violenza e brutalità e dall’altro l’amministrazione comunale insieme ai servizi sociali si è mostrata totalmente incosciente e incapace di gestire le neccessità sociali dei suoi cittadini”.
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Nasce il Laboratorio Cybilla, che si presenta sottolinenado “l’obiettivo di ragionare collettivamente sul genere, sulla binarietà e sul loro abbattimento, sul patriarcato e sul suo agire in ogni contesto che viviamo a partire dalle scuole, dalle università; luoghi di cultura che fin da piccoli ci pongono davanti dei modelli a cui dobbiamo attenerci, fino ai posti di lavoro. Crediamo che la forma laboratoriale di analisi politica collettiva sia lo strumento più efficace di cui dotarci”. Un movimento globale “ha ripreso forza negli ultimi anni, con determinazione la nostra rabbia infervora le piazze. Non abbiamo bisogno- continua il Laboratorio Cybilla- di ‘governi pink’ ma di organizzarci collettivamente elaborando punti di vista e pratiche capaci di andare ad individuare i nemici e le problematiche che ogni giorno viviamo in prima persona. Dalla Medicina alla biologia, alla letteratura e alla storia riappropriamoci di saperi di parte capaci di sfondare gli stigmi”.
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Erano a pochi passi dall’assunzione come assistenti sociali, ma poi un intoppo burocratico fece saltare tutto: per la mancata pubblicazione del bando di concorso in Gazzetta ufficiale, infatti, il Tar annullò la graduatoria con cui il Comune di Bologna si apprestava ad assumere quattro persone. Il concorso era del 2012, l’annullamento del 2013: due candidate non l’hanno data vinta a Palazzo D’Accursio e pochi giorni fa hanno avuto ragione perchè il Tar ha condannato il Comune a risarcirle per il danno della mancata assunzione. L’amministrazione aveva obiettato di non avere colpe se quel concorso saltò e affermato che all’epoca le procedure incapparono comunque in un rigido blocco delle assunzioni, quindi il posto fisso non sarebbe arrivato.