Il collettivo in presidio durante l’udienza preliminare del processo: “Mentre continuano femminicidi e violenze sessuali e aumentano i casi di violenza domestica, troppe volte nelle aule di tribunale o nella stampa mainstream si colpevolizza la donna o si cerca di giustificare i fatti dietro la retorica della tempesta emotiva”.
“Due anni fa un essere disgustoso ha stuprato una di noi nel quartiere della Bolognina, nel parchetto di via Parri. Oggi si è tenuta l’udienza preliminare del processo in cui si cerca di far passare elementi di disagio personale come attenuanti per quello che ha fatto”. A scriverlo in un post sui social network è Noi Restiamo. Attiviste e attivisti hanno tenuto in concomitanza all’udienza un presidio nei pressi del Tribunale, distanziati e disposti lungo il muro di un portico, del quale hanno pubblicato un video. Spiega il collettivo: “Per noi non esistono attenuanti per chi sceglie la sopraffazione. Per noi anche il processo è un campo di battaglia. Mentre continuano i femminicidi e le violenze sessuali e aumentano i casi di violenza domestica, troppe volte nelle aule di tribunale o nella stampa mainstream si colpevolizza la donna o si cerca di giustificare i fatti dietro la retorica della tempesta emotiva. A questa situazione si accompagna inoltre un generale impoverimento delle lavoratrici donne dovuto alla crisi economica e si continua a tagliare i fondi destinati a servizi e cure, cosa che ostacola ancora di più una reale indipendenza materiale. Alla condizione di solitudine e isolamento di chi viene colpito opponiamo la possibilità e la necessità di reagire come collettivo: l’organizzazione è scelta, ragione e forza. Non è retorica: noi pensiamo che se tocca una tocca tutti noi. Questa specie di uomo non sapeva di avere a che fare con chi lotta e si organizza tutti i giorni e non sa che questo rende più forti di qualsiasi forza fisica. Viviamo in un mondo che ci vuole atomizzati e sottomessi, che ci impone un unico modello basato sullo sfruttamento delle persone e della natura, che ci vuole far credere che la sicurezza passi attraverso telecamere o militari nei quartieri, attraverso la diffidenza e l’odio verso i più deboli, che vede le donne come oggetti o come vittime inoffensive o come colpevoli per essersela cercata, oppure come strumento per giustificare misure repressive. Noi non ci stiamo”.
Continua il comunicato di Noi Restiamo: “Così come combattiamo quotidianamente lo sfruttamento degli esseri umani nei posti di lavoro, difendiamo il diritto alla casa nei quartieri popolari e il diritto allo studio, allo stesso modo rifiutiamo la violenza di genere e dei rapporti sociali. Oggi, dopo un anno di pandemia, la putrescenza di questo sistema è ancora più evidente. Un sistema che si basa sulle disuguaglianze economiche e sociali, che si abbattono con più ferocia sulle fasce più deboli, giovani, donne e migranti, e che propone come unica soluzione la competizione degli uni contro gli altri. Un sistema che impone un futuro di irrazionalità, costruito sulla paura di tutto e di tutti, sulla solitudine come condizione strutturale delle nostre vite. Di fronte a tutto questo, di fronte a una crisi di valori, all’imbarbarimento sociale e culturale dilagante noi opponiamo, ancora con più forza, la lotta e l’organizzazione come strumento concreto di riscatto e emancipazione da un mondo che calpesta tutto e tutti. Ci vogliono soli, divisi e passivi, noi vogliamo far sentire invece la rabbia e la volontà di riscatto per tutti quelli che subiscono l’ingiustizia di questa società. Per questo ci uniamo tutti i giorni: per costruire un modello di società diverso basato su solidarietà, emancipazione e uguaglianza.La nostra scurezza è l’organizzazione. La nostra arma è la cosicenza collettiva. La nostra difesa è l’azione organizzata”.