Il Torneo Dimondi sul festival di piazza Dalla, a cui è stato dato identico nome: si ripete “una dinamica dicotomica che tutela le esperienze formali e dotate del marchio istituzionale e sussume quelle informali e autogestite, sgomberandole, appropriandosene o – talvolta – dimenticando come si chiamano, a seconda delle necessità dettate dallo storytelling del momento”.
di Torneo Dimondi
“Ci hanno davvero preso tutto” è il celebre lamento contenuto in una canzone che racconta la voracità del consumismo quando non trova barriere. Questo stesso incredulo stupore lo abbiamo provato anche noi quando siamo venut* a conoscenza del nome del festival che inaugura la ex-tettoia Nervi, oggi piazza Lucio Dalla: Dimondi festival.
Apprendiamo che il Dimondi festival è un’iniziativa, fortemente sostenuta dal sindaco e dal Comune di Bologna, che porterà “musica, sport e socialità” in Bolognina, per cambiare il volto di questo quartiere, «luogo finora conosciuto come cantiere e teatro di conflitti irrisolti che oggi cambia pelle». Non pensavamo che ce ne fosse bisogno, ma a questo punto ci sembra d’obbligo ricordare al sindaco e al Comune che un Dimondi che fa “sport e socialità” in Bolognina (e non solo) esiste già da otto anni: si tratta del Torneo Dimondi. Lo stesso Torneo Dimondi i conflitti li attraversa perché sono parte essenziale di molti territori, spesso ne sono anzi il motore, e non si estinguono certo con una targa su una piazza o con il lancio dell’evento di turno.
Vogliamo ricordare che la piazza Lucio Dalla si trova in un luogo pregno di significato, e cioè di fronte alle ex-Telecom, sgomberata per ospitare lo Student Hotel, e accanto all’Xm24, la cui storia è nota a tutt* noi.
La piazza Lucio Dalla costituisce solo l’ultimo tassello, ad oggi, di una grande opera di gentrificazione che ha l’obiettivo di “raccontare in un modo nuovo il quartiere”, a spese di quei presidi che, dal basso, tentano di farsi carico della marginalità e della liminalità che, in Bolognina più che in altri luoghi, esistono e continueranno a farlo.
Ci sembra strano dover ricordare al Comune della nostra esistenza, dicevamo, poiché il Torneo Dimondi già diversi anni fa compariva a nostra insaputa tra le buone pratiche sportive del Comune stesso e che, sempre a nostra insaputa, è stato presentato al Parlamento Europeo da un* rappresentante della precedente (e dell’attuale) giunta comunale tra le iniziative messe in campo nel e dal Comune di Bologna .
Torniamo a chiederci, quindi, come mai abbiamo bisogno di scrivere questo comunicato per ricordare al Comune che il Dimondi esiste già, e che permettere a chi vince un appalto di chiamare nello stesso modo un festival, è un atto di appropriazione che ignora completamente le dinamiche e le iniziative informali che da anni permeano gli spazi cittadini. Giungiamo alla conclusione che, ancora una volta, nella “città più progressista d’Italia” si mette in atto una dinamica dicotomica che protegge e tutela le esperienze formali e dotate del marchio istituzionale, e sussume quelle informali e autogestite, sgomberandole, appropriandosene o – talvolta – dimenticando come si chiamano, a seconda delle necessità dettate dallo storytelling del momento.
Noi continueremo a concepire gli spazi cittadini non come city users (più o meno paganti), ma come attivist* che vogliono organizzarli, risignificarli e creare reti dal basso. Manteniamo i presidi sulla città e sui nostri nomi.”