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“Neanche il Covid ferma lo spreco di soldi pubblici e la persecuzione disiciplinare dei lavoratori”

Sgb accusa Tper sollevando i casi di due lavoratrici sotto contestazione. E oggi la stessa sigla sindacale insieme a Adl Cobas e Cobas Lavoro privato ha tenuto un presidio davanti alla sede dell’azienda di trasporto pubblico: “Bisogna evitare che i costi di questa crisi siano scaricati, ancora una volta, sulle spalle dei lavoratori e dell’utenza”.

15 Giugno 2020 - 13:56

“Neanche il Covid ferma lo spreco di soldi pubblici e la persecuzione disiciplinare dei lavoratori”, scrive Sgb in un comunicato su Tper: l’azienda del trasporto pubblico “usa i soldi dei cittadini per perseguitare i dipendenti, questo ci viene da pensare dopo aver ricevuto il ricorso in appello ad una sentenza del tribunale del lavoro contro una decisione presa  in primo grado che dava ragione ad una lavoratrice. Riassumiamo in breve la vicenda. La lavoratrice aveva ricevuto una contestazione disciplinare per un errore di verbalizzazione dovuto al malfunzionamento dell’apparecchiatura Scout (il sistema elettronico montato sulle macchine di Tper). La lavoratrice, ritenendo ingiusta l’accusa di negligenza, si era rivolta all’ispettorato del lavoro perché chiamasse Tper in arbitrato a chiarire la questione. Tper ha deciso di non partecipare all’arbitrato e ha trascinato la lavoratrice in tribunale. La causa legale è durata alcuni mesi e si è conclusa ad ottobre dello scorso anno con la decisione da parte del tribunale di derubricare la sanzione a semplice richiamo verbale. Tper è stata condannata a pagare le spese legali. Pensavamo che fosse finita qui avendo già la Tper speso  inutilmente soldi per una causa che aveva, a nostro avviso, l’unico scopo di punire la lavoratrice per l’ardire di essersi rivolta all’ispettorato, e per dare un segnale a tutti i lavoratori a non utilizzare i legittimi strumenti di difesa che la legge mette a loro disposizione, ma ieri abbiamo ricevuto la comunicazione dal nostro avvocato che la Tper ha presentato ricorso in appello il 6 di aprile, nel bel mezzo della crisi causata dall’emergenza Covid“.

Continua il comunicato: “Siamo esterrefatti da questa decisione, come può un’azienda che solo pochi giorni fa dichiarava di aver perso un sacco di soldi a causa dell’emergenza, chiedendo alle istituzioni, e quindi ai cittadini, un ulteriore contributo, sperperare altro denaro per ‘perseguitare’ una lavoratrice anche dopo la pronuncia di un tribunale? Quali sono le ragioni che muovono i dirigenti di quest’azienda nel pretendere un ulteriore spesa da una dipendente soprattutto in un momento come questo? Certo i dirigenti di Tper, non dovranno pagare di tasca loro e quindi, probabilmente la cosa non li preoccupa, ma è giusto usare in questo modo soldi che vengono, per la maggior parte, dai cittadini? E non è questo l’unico caso di accanimento contro i propri dipendenti, la stessa sorte potrebbe capitare ad un’altra lavoratrice, anche lei portata in causa da Tper dopo essersi rivolta all’ispettorato, causa che si è conclusa ugualmente con la condanna a Tper a pagare le spese legali. La stessa lavoratrice è a casa da quasi due mesi in aspettativa senza paga perché, risultata temporaneamente inidonea alla sua mansione, Tper non ha voluto trovare una posizione in azienda in cui ricollocarla e le ha persino negato l’accesso al fondo di solidarietà attivato per tutti i dipendenti a seguito dell’emergenza Covid, nonostante l’esplicita richiesta da parte della lavoratrice stessa. Nessuna azienda dovrebbe trattare in questo modo i suoi dipendenti, a maggior ragione un’azienda i cui soci di maggioranza sono il Comune e la Regione. Chiediamo il ritiro del ricorso e un immediato intervento delle istituzioni per attivare un tavolo di discussione”.

Oggi intanto la stessa Sgb insieme a Adl Cobas e Cobas Lavoro privato ha effettuato un presidio davanti alla sede di Tper nell’ambito di una giornata di mobilitazione nazionale promossa “per dare voce ai lavoratori del Tpl per un diverso concetto di trasporto pubblico, per un diverso modo di muoversi nel territorio per garantire una mobilità sostenibile, per una migliore qualità della vita e dell’ambiente”. Scrivono i tre sindacati: “Diciamo no al taglio degli stipendi per i lavoratori che sono finiti nel fondo. Rivendichiamo il 100% dello stipendio con copertura a carico delle aziende. Rivendichiamo il ripristino del 100% del servizio come garanzia di difesa di salario ed occupazione per gli autoferrotranvieri ma anche per garantire che esso venga svolto in sicurezza per utenti e lavoratori. L’epidemia del Covid-19 ha fatto emergere la necessità di difendere il trasporto pubblico ed anche il suo ruolo sociale. Nessun privato può garantire un servizio efficiente e sicuro rispetto ai decreti governativi emessi per fronteggiare l’epidemia. Diciamo no a gare e processi di privatizzazione, il trasporto pubblico come la sanità garantisce equità e certezze nel servizio. Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario perché la rimodulazione del servizio  in base allo scaglionamento degli orari di entrate dei posti di lavoro non deve comportare un aggravio delle condizioni lavorative. Su queste parole d’ordine si è costituito, all’interno del tpl, un processo unitario fra Adl Cobas, Cobas Lavoro Privato e Sgb; un percorso in costruzione, il più ampio possibile, a cui invitiamo a partecipare tutte le organizzazioni di base e conflittuali. Costruiamo l’unità d’azione per evitare che i costi di questa crisi siano scaricati, ancora una volta, sulle spalle dei lavoratori e dell’utenza”.