Opinioni

Lingua aliena

Resistenze in Cirenaica sull’ordine del giorno approvato in Consiglio comunale per l’istituzione di una Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano: un “maldestro copia incolla” di una mozione licenziata a Roma, che rischia di produrre risultati frutto di “opportunismi, dimenticanze o di una foglia di fico politica fuori tempo massimo”.

02 Marzo 2023 - 13:17

di Resistenze in Cirenaica

Il 6 ottobre 2022 il consiglio comunale di Roma ha approvato la mozione n.156 per istituire “una Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano, da svolgersi il 19 febbraio” e stabilire di “modificare conseguentemente le targhe di un gruppo di strade ispirate al colonialismo”. L’approccio di Ric e della Federazione delle Resistenze è sempre stato molto distante dalle meccaniche istituzionali, troppo lente quando si tratta di muoversi in fretta e troppo frettolose quando si tratta di fermarsi a riflettere. Sempre e comunque asincrone, fuori tempo. Eppur qualcosa si muove. È dall’ormai lontano 2015 che lavoriamo sul rimosso coloniale attraverso la ri-contestualizzazione degli spazi urbani (e non solo) e del loro portato narrativo.

Sempre con il culo in strada, con il freddo, il caldo torrido o il lockdown, con le parole, la musica, la street art e il coinvolgimento della comunità.

Il piccolo rione bolognese della Cirenaica è stato l’epicentro di un sisma le cui vibrazioni si sono sentite dal Sudtirolo alla Sicilia. E oltre. Da quell’ormai lontano primo trekking urbano / melologo del 2015 le azioni di guerriglia odonomastica, la “ri-significazione delle targhe ispirate al colonialismo”, la de-costruzione, lo svelamento delle narrazioni tossiche, i riti magici e la decolonizzazione dello sguardo dal basso si sono moltiplicate.

A Ric e alla Federazione sono arrivate richieste di informazioni e contatto da vari paesi (tra cui Germania, Svizzera, Austria e Stati Uniti), da accademici, registi e gruppi informali.

Abbiamo portato per le strade studenti, ricercatori e attivisti europei, americani e africani, abbiamo diffuso un kit di pronto intervento stradaiolo, pubblicato libri e riviste, calcato palchi, tracciato mappe – usate anche come materiale didattico da insegnanti e professori – partecipato a convegni e tavole rotonde mostrando sempre la nudità del re.

La mozione del comune di Roma per noi è una risposta, in una lingua aliena, a un segnale che la Fdr e molte altre realtà hanno spedito nello spazio molto tempo fa. Ignorarla non giovava a nessuno. Per questo abbiamo aderito e partecipato all’organizzazione degli eventi del fittissimo, meraviglioso calendario – peraltro molto do it yourself – allestito dalla Rete Yekatit 12 – 19 febbraio, di cui vi racconteremo appena riusciremo a riprendere fiato: la settimana romana è stata tanto incredibile quanto stremante, come dopo una corsa nel bosco che ti lascia ansimante ma felice.

Lingua aliena, dicevamo… Ecco la lingua parlata dal comune di Bologna è forse ancora più aliena. È comprensibile, ma allo stesso tempo inintelligibile, simile al sonoro di un film con il doppiaggio sbagliato.

Dopo la mozione capitolina, anche in terra felsinea si è mosso qualcosa e, come riportato dal sito del gruppo consiliare del Pd, lunedì 13 febbraio 2023 è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno in Consiglio comunale che riguarda l’istituzione nella città di Bologna di una Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano.

Il testo approvato in aula aveva come oggetto:

Impegno per il Sindaco e la Giunta ad istituire nella Città di Bologna la Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano, da svolgersi a Bologna il 19 febbraio, in ricordo delle vittime africane durante l’occupazione coloniale italiana.

Fin qua tutto bene. Il 19 febbraio / Yekatit 12 è l’anniversario della strage di Addis Abeba e, nonostante le vittime del colonialismo nostrano non siano solo etiopi e quindi africane (eritree, libiche, somale), ma anche greche, albanesi, austriache, slovene, croate, montenegrine, cinesi (sì, cinesi), senza contare quelle spagnole e catalane cadute nel ’36 per mano italiana durante la guerra civile, il rimando alla vittime africane è riduttivo. In città ci sono vari riferimenti al colonialismo tout court, proprio in Cirenaica, ad esempio, uno dei vecchi odonimi era via Rodi e quindi

modificare conseguentemente le targhe di un gruppo di strade ispirate al colonialismo

andrebbe fatto, a nostro avviso, in senso più ampio, come del resto ha fatto il consiglio comunale di Bologna nel 1949 e Ric nelle azioni dal basso…

Il comunicato del gruppo consiliare all’Africa aggiunge i Balcani:

Con gli stessi criteri di violenza e disumanizzazione del “nemico” è stata condotta, durante la seconda guerra mondiale, l’occupazione dei Balcani: pochi ma lunghi anni di sofferenza per le popolazioni locali, con quasi 30mila morti, rappresaglie feroci, decine di migliaia di persone deportate nei campi di concentramento, centinaia di villaggi distrutti. Nel luglio del 1943, ad esempio, vicino a Mallakasha, furono massacrati centinaia di civili.

Non è questione di fare le pulci a qualcuno, ma quando si tratta di tematiche che ci stanno particolarmente a cuore e che finalmente sembrano permeare il dibattito pubblico a più livelli vorremmo chiarezza e impegno.

La guerriglia odonomastica non è solo una performance artistica stradaiola, semmai quello è il risultato finale, la guerriglia odonomastica è il frutto di ricerche approfondite e di riflessioni in ambito storico, sociale e urbanistico. L’approccio istituzionale cittadino invece è stato, fin qua, piuttosto dozzinale e spesso contraddittorio.

La commissione toponomastica e l’amministrazione bolognese hanno fatto degli scivoloni clamorosi che hanno portato a nuove intitolazioni a dir poco imbarazzanti che vanno in direzione contraria e confusa rispetto a quanto auspicato dall’ordine del giorno del gruppo consiliare (del partito di maggioranza). È recente l’intitolazione di un giardinetto su via Libia a papa Benedetto XV che, come si legge nelle carte presentate dalla commissione toponomastica stessa, benedì le truppe in partenza, proprio, per la guerra in Libia. Un altro esempio che lascia perplessi e sembra fuori tempo massimo è l’intitolazione di una rotonda a Luigi Amedeo di Savoia-Aosta Duca degli Abruzzi… o la via dedicata ad Antonio Baldacci. In molti, poi, vorrebbero sapere a chi è saltato in mente di usare la parola fratelli per dedicare il passaggio di un parco cittadino ai Marincola, Giorgio e Isabella (!).

Uno dei compiti della commissione è quello di individuare dei toponimi per i luoghi che ne sono ancora privi, motivare la scelta e proporla ai consigli di quartiere che devono approvarla. Nel caso del fazzoletto di verde dedicato a Benedetto XV la motivazione era copiata e incollata da Wikipedia e riportava pure la sua posizione a dir poco controversa sulla guerra di conquista della Quarta Sponda. Che sia ignoranza, sciatteria o malafede poco importa: il risultato non cambia, Bologna nell’anno del Signore 2021 ha dedicato degli spazi a chi ha caldeggiato l’impresa coloniale, come del resto nel passato prossimo si è ritrovata con il basso-rilievo dedicato a Umberto I nella piazza centrale senza porsi troppe domande, con una rotonda dedicata ai paracadutisti della Folgore e un parco intitolato a un sacerdote in camicia nera (e non perché fosse quella da prete) al seguito delle truppe nazifasciste d’invasione in Russia, Grecia e Albania (il parco è sempre in Cirenaica).

Ecco, a noi le domande piacciono spinose perché le risposte raffazzonate, abbozzate, consolatorie e opportuniste non ci bastano e non le capiamo, sono in una lingua ancora più aliena di quella istituzionale per cui non c’è stele di Rosetta che tenga…

Uno dei vari interrogativi che sorge spontaneo dalla lettura dell’ordine del giorno del gruppo consiliare è: perché, tra le tante atrocità del colonialismo italiano citare Mallakasha? In città non ci sono strade, monumenti, piazze, palazzi, giardini o rotonde (!) che celebrino quell’evento storico e, perché, non citare invece, ad esempio, Adua e Lafoié e partire dalla targa nel cortile della sede storica del comune di Palazzo d’Accursio?

Procedendo nella lettura dell’odg, dopo il

premesso che

e il

considerato

si arriva all’impegno che viene chiesto al sindaco e alla Giunta:

– istituire a Bologna, proprio in quanto città che presenta più di altre numerose tracce-simbolo di questo pesante passato, la Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano, da svolgersi il 19 febbraio, in ricordo delle vittime africane durante l’occupazione coloniale italiana;

– modificare conseguentemente le targhe di una serie di strade o piazze ispirate al colonialismo, riportando sulle stesse una spiegazione, in caratteri più piccoli sul margine inferiore che faccia riferimento agli episodi storici, in gran parte autentici crimini – iniziando da quelle che sono state luogo di eccidi e stragi;

– fare in modo che la Commissione Toponomastica del Comune si faccia carico di intitolare luoghi pubblici cittadini non più a nomi di luoghi o magari a episodi che riportino al colonialismo ma ad altre figure come ad esempio Angelo Del Boca, Zerai Deres, Omar el Mukhtar, Ilio Barontini. A Paulus e a coloro che fondarono il giornale “La Voce degli Abissini”: Domenico Rolla, Petrus e Anton Ukmar, Johannes. O, ancora, alla Banda Mario, formata da partigiani stranieri provenienti dalle colonie, e agli Arbegnuoc, i combattenti etiopici che, dopo la fine ufficiale della guerra d’Etiopia e l’esilio di Hailé Selassié, si opposero strenuamente all’occupazione e alla perdita dell’indipendenza.

Se suona familiare, un motivo c’è. È un maldestro copia incolla della mozione n.156 del Comune di Roma che istituisce:

una Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano, da svolgersi il 19 febbraio» e stabilisce di «modificare conseguentemente le targhe di un gruppo di strade ispirate al colonialismo – riportando sulle stesse una spiegazione, in caratteri più piccoli sul margine inferiore, che faccia riferimento agli episodi storici, in gran parte criminali, del colonialismo italiano – iniziando da alcune di queste che sono state luogo di eccidi e stragi, come Addis Abeba, Amba Aradam, Ascianghi, Endertà, Tembien o che commemorano la perdita di soldati; che in futuro alle strade, piazze ecc. della Città di Roma non siano più attribuiti i nomi di luoghi e fatti che riportino al colonialismo ma ad altre figure come ad esempio ad Angelo Del Boca, Zerai Deres, Omar al Mukhtar, Ilio Barontini “Paulus”, che con Domenico Rolla “Petrus” e Anton Ukmar “Johannes”, fondò il giornale “La Voce degli Abissini”, alla Banda Mario, formata da partigiani stranieri provenienti dalle colonie, agli Arbegnuoc, i combattenti etiopici che, dopo la fine ufficiale della guerra d’Etiopia e l’esilio di Hailé Selassié, si opposero strenuamente all’occupazione e alla perdita dell’indipendenza.

Maldestro per varie ragioni.

La prima è che non tutti i luoghi citati dalla mozione romana sono presenti anche a Bologna, la seconda perché a Bologna c’è già via Ilio Barontini e la terza è che Ilio Barontini e Paulus sono la stessa persona. Era il suo nome di battaglia… Nella mozione romana il passaggio è chiaro, in quella bolognese sembra siano due persone diverse. Infine, non è corretto dire che Bologna più di altre presenta numerose tracce del ‘pesante’ passato coloniale. Sono sempre troppe, ma di certo meno che in altri luoghi. A meno che non si continui con la tendenza degli ultimi anni…

Come Ric dal 2015 in città

riportiamo sulle targhe una spiegazione, in caratteri più piccoli sul margine inferiore che fa riferimento agli episodi storici, in gran parte autentici crimini – iniziando da quelle che sono state luogo di eccidi e stragi

e intitoliamo spazi senza nome a

figure che si opposero strenuamente all’occupazione e alla perdita dell’indipendenza

e da anni i nostri interventi vengono puntualmente rimossi. La ragione principale è – potrebbe essere – che non sono ufficiali… e allora siamo contenti che il Comune abbia deciso di ri-contestualizzare gli odonimi in via ufficiale. Ci risparmierebbe un sacco di fatica, energie e risorse, ma se i risultati saranno figli di un maldestro copia e incolla, di opportunismi, dimenticanze o di una foglia di fico politica fuori tempo massimo non potremmo far altro che tornare in strada. Ancora e ancora.