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L’appello: “Cancellate la partita di football con la squadra della colonia israeliana”

Coordinamento Campagna BDS e Giovani e Palestina: “L’Università di Ariel è profondamente e direttamente complice del sistema di oppressione israeliano che nega ai palestinesi i loro diritti fondamentali garantiti dal diritto internazionale, compreso il diritto all’istruzione e alla libertà accademica”.

27 Gennaio 2023 - 13:01

“Abbiamo appreso da organi di informazione che sabato 28 gennaio 2023 si svolgerà a Bologna una partita di football americano tra una squadra italiana, i Carpanelli Warriors, e una squadra israeliana, i Carmel Dogs dell’Università di Ariel al Centro sportivo Giorgio Bernardi del Comune di Bologna. Lo sport dovrebbe essere uno strumento di incontro e di solidarietà tra le persone, che mette sempre al centro i diritti umani. Ma purtroppo questo evento sportivo coinvolge la squadra di una università illegale. L’Università di Ariel, infatti, non si trova in Israele come riportato dalla stampa, ma in una delle più grandi colonie illegali israeliane nella Cisgiordania occupata, quella di Ariel”. Lo scrivono Coordinamento Campagna BDS e Giovani e Palestina.

L’iniziativa nasce dalla collaborazione di alcuni rappresentanti del Dipartimento di Scienze motorie dell’Alma Mater di Bologna con il professor Jay Robert Hoffman, direttore dello Sviluppo internazionale del Dipartimento di Terapia fisica, scienza e salute della Ariel University, con un passato da giocatore professionista di football nel campionato americano NFL a metà degli anni ’80. Hoffman, che è anche head coach della nazionale senior di football americano di Israele, guida appunto i Carmel Dogs, che militano nel campionato israeliano di prima divisione.

Prosegue il comunicato giunto in redazione: “La comunità internazionale, incluso le Nazioni Unite, l’Unione Europea e il governo italiano riconoscono la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e la Striscia di Gaza come territori occupati militarmente da Israele dal 1967 in violazione del diritto internazionale, che considera gli insediamenti in territorio occupato un crimine di guerra. Le colonie illegali israeliane, insieme alle infrastrutture associate, come strade segregate, checkpoint militari e il Muro dell’apartheid, sottraggono terre e risorse naturali ai palestinesi e limitano severamente il loro diritto alla libertà di movimento. Case e scuole palestinesi vengono demolite per far spazio all’espansione delle colonie israeliane, come succede in questi giorni. L’Università di Ariel è quindi profondamente e direttamente complice del sistema di oppressione israeliano che nega ai palestinesi i loro diritti fondamentali garantiti dal diritto internazionale, compreso il diritto all’istruzione e alla libertà accademica. Inoltre, da decenni, la colonizzazione, l’occupazione militare e il regime di apartheid di Israele negano i diritti fondamentali di milioni di palestinesi, compresi gli sportivi. Il regime di apartheid israeliano ha ucciso e arrestato calciatori palestinesi, tra cui bambini; ha distrutto stadi, centri e infrastrutture sportive nel corso delle aggressioni militari; ha imposto restrizioni al movimento di giocatori e atleti, spesso impossibilitati ad uscire da Gaza o dalla Cisgiordania per partecipare a competizioni nazionali e internazionali; ha impedito l’importazione di attrezzature sportive dall’estero, e ha limitato l’ingresso nel Paese per team e esperti esteri che arrivano nei Territori occupati palestinesi per sostenere lo sport palestinese. Mentre le colonie illegali israeliane, inclusa quella di Ariel, ospitano stadi e campi sportivi su terre rubate ai palestinesi”.

“Israele – si legge poi – utilizza lo sport come strumento politico di propaganda per presentarsi come paese normale, mentre persegue le sue politiche di oppressione e di apartheid nei confronti dei palestinesi, documentate e denunciate dai recenti rapporti importanti organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch e l’israeliana B’Tselem. Attraverso queste operazioni di “sport-washing” Israele tenta di ripulire la propria immagine di nascondere i propri crimini. Da anni atleti e squadre sportive, parlamentari europei, associazioni accademiche, sindacati, associazioni, privati cittadini in tutto il mondo, rispondendo all’appello della campagna nonviolenta di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) a guida palestinese, chiedono di porre fine alla complicità con le violazioni dei diritti palestinesi da parte di Israele, e di adottare misure per fare rispettare i diritti umani e il diritto internazionale. In considerazione di tutto questo chiediamo ai Carpanelli Warriors di ritirarsi dalla partita con la squadra dell’università illegale di Ariel in modo da non essere complici delle politiche di Israele. Chiediamo inoltre al Comune di Bologna di intervenire per evitare lo svolgimento di qualsiasi attività con l’Università illegale di Ariel. Infine, chiediamo al Corso di Scienze delle attività motorie e sportive e al Dipartimento Scienze per la qualità della vita dell’Università di Bologna, che secondo alcuni media sono coinvolti nell’organizzazione, di chiarire la propria posizione e di dissociarsi da questo evento”.