Acabnews Bologna

La prima iniziativa all’ExCentrale

È la presentazione delle Ecobrigate, “un progetto che pone al centro il reddito e la salute”, la quale “non può prescindere dal concetto di giustizia ecologica”. Intanto, manifesti su Atlantide: cinque anni dopo lo sgombero “la pratica transfemminista queer è diventata marea”.

29 Giugno 2020 - 12:00

“In attesa dell’inaugurazione e dell‘apertura di tutta la struttura, gli spazi dell’ExCentrale di via di Corticella 129 aprono i battenti e si affacciano al quartiere per diventarne finestra di condivisione e cultura dal basso. ExCentrale è forza di autorganizzazione, è autogestione, è rigenerazione urbana dal basso, è voglia di mettersi in gioco, è riappropriazione di tempi e spazi, è uno spaccato di realtà e modo di vivere alternativo alle logiche di produttività imperanti delle metropoli, è una frattura per entrare nei meandri del quartiere e da lì far crescere rigogliose lotte, esperienze e progetti”. L’occasione è l’avvio, dal 1 luglio alle 18.30, dei “mercoledì delle Ecobrigate a ExCentrale”.

Le Ecobrigate, il cui progetto verrà presentato appunto questo mercoledì ( e ci saranno anche musica, infoshop, mercatino dell’usato, mostre fotografiche), sono “un gruppo che prende vita dalla nascita delle Brigate di solidarietà Corticella-Bolognina – si legge sull’annuncio pubblicato in rete –  un progetto che si compone di tante persone e tante idee e che pone al centro il reddito e la salute. La salute non può prescindere dal concetto di giustizia ecologica. Nasce dall‘esigenza collettiva di esplorare ed approfondire questioni ecologiche ed ambientali in città, di individuare gli spazi verdi a rischio nei nostri quartieri; luoghi a rischio perchè al benessere collettivo viene da sempre anteposto il profitto di pochi. Nasce per indagare interventi politici a sfavore del nostro benessere, e che mettono in discussione la decisionalità sui territori. Nasce per creare momenti di condivisione di saperi, dibattiti e momenti di socialità e cultura dal basso e proporre interventi concreti di riconquista di diritti e spazi per tutt*. Ciò che ci auguriamo è di creare adesso dei legami, di condividere delle proposte, delle sensazioni, delle emozioni per arrivare ad un settembre infuocato, che ci veda protagonist* di azioni, iniziative e lotte. Vogliamo costruire delle città diverse, dei nuovi mondi, perchè la pandemia ce l’ha dimostrato, non è più il momento dello sfruttamento, della cementificazione. E’ il momento di riappropriarsi della vita stessa, del benessere, della salute e dei nostri corpi!”.

Per uno spazio che apre, ce ne è uno che è ancora chiuso, a quasi cinque anni da uno sgombero di polizia: è l’Atlantide di Porta Santo Stefano, all’ingresso del quale il Laboratorio  Smaschieramenti ha affisso un manifesto, che si apre così: “ANTIGONE: Ci apparteniamo, Queer, occhi di sorella. L’eteronorma, lascito d’umiliazioni… Ne sai tu una, e quale, che non farà matura, Dea, per la nostra coppia d’esistenze? No, no. Non esiste strazio, errore cieco ovunque, non c’è piaga, barbarie, che non abbia visto, e veda, io, radici d’umiliazioni tue, e mie. Oggi nuovamente. Parlano di ordini assoluti, fatti gridare per la gente a Bologna da lui, dal generale, in queste ore. Che sarà? Hai sentito anche tu? Forse no, forse a te è oscura la manovra d’odio che umilia chi è più tuo”.

Si legge poi: “Ci sono molti modi di raccontare questa storia. Si potrebbe raccontare la lunga resistenza di Atlantide, dal 2011 al 2015, da quando l’occupazione del 1998 venne attaccata con ferocia, strumentalmente, volgarmente, da un coagulo di personaggi in cerca d’autore e di forze normalizzatrici. Ma non abbiamo tempo ora, siamo troppo implicate nell’urgenza della trasformazione presente, rimandiamo alle analisi che distillammo allora dalla rabbia e dalla gioia della lotta. Si potrebbe partire dalla Maledizione di Atlantide, che ha colpito (e colpirà) inesorabilmente il destino politico di chi ha provato a cavalcare l’odio per il margine, per le diversità e poi ha spazzato via tutto, facendo debordare in mille rivoli le vite e le storie che lo spazio conteneva”.

Prosegue Smaschieramenti: “Preferiamo partire da qui: da una faglia aperta che per 17 anni ha prodotto resistenze queer, femministe e punk. Atlantide è stata la casa del collettivo Banlieu, dei collettivi NullaOsta, Clitoristrix – Femministe e lesbiche, di Antagonismogay e poi del Laboratorio Smascheramenti; è stata punto di riferimento della cultura e della socialità queer e delle autoproduzioni musicali indipendenti. E’ qui che Leslie Feinberg ha presentato Stone Butch Blues, è qui che si è parlato per la prima volta o quasi di Intersex pride in Italia, è qui, in feste affollatissime e sudate, che abbiamo creato uno spazio in cui il desiderio potesse circolare in forme inedite e impreviste. Ci chiediamo come si archivia questa forza di negazione dell’esistente e di affermazione desiderante che sono il queer e il punk, che non possono diventare un luogo della memoria o un monumento da fruire per il turista in cerca di emozioni forti. Forze e resistenze che cortocircuitano la memoria pacificata dell’archivio (anche lgbtiqa+) ufficiale di una Bologna ‘da sempre a fianco dei diritti civili’: NO! Niente ci è stato regalato, tutto ci viene continuamente tolto, avrete solo il nostro disprezzo”.

“E allora – si legge in conclusione – il nostro contro archivio parte dallo sgombero del 9 ottobre 2015, da una ferita aperta che non si rimargina e dal debordamento che ci ha portato ovunque: dal Sommovimento nazioAnale, alla favolosa coalizione, a Nonunadimeno, al B-Side Pride, ai movimenti antirazzisti, le soggettività negate dalla violenza istituzionale hanno contaminato altre reti, hanno innervato la critica e la pratica transfemminista queer che, nel frattempo, è diventata marea. Potremmo parlare della nostra vendetta, che consiste nell’affermare le nostre vite dissidenti, ma abbiamo i postumi del Pride del 27 giugno e tanto resta ancora da fare”.