Insegnanti e personale scolastico in agitazione. Due appuntamenti in mattinata per la mobilitazione in città: biciclettata e poi corteo. I comunicati del Coordinamento precari e dei sindacati di base.
Indetto per la giornata di domani da varie sigle del sindacalismo di base e associazioni lo sciopero generale della scuola pubblica, contro la legge promossa dal fu governo Renzi che prende il nome di “Buona Scuola”. Allo sciopero aderisce con diverse iniziative anche il Coordinamento Precari e Precarie della scuola bolognese, che in un comunicato scrive: “Per difendere la scuola pubblica, il Coordinamento Precari e Precarie della scuola di Bologna organizza, insieme a numerose realtà sindacali e associative, una serie di iniziative in occasione della giornata di sciopero generale della scuola indetto per venerdì 17 marzo da Anief, Cobas Scuola, Cub Scuola, Feder.Ata, Or.S.A., Unicobas, Usb Pi-Scuola, contro la cosiddetta buona scuola (L. 107/2015) e i decreti attuativi. Nel giorno in cui è prevista l’approvazione definitiva dei decreti invitiamo la cittadinanza a mobilitarsi partecipando agli appuntamenti in programma: alle 7,30, poco prima dell’apertura delle scuole, appuntamento in piazza XX Settembre per la biciclettata di sensibilizzazione che, passando di fronte all’istuto Sabin attraverso via Indipendenza e piazza Maggiore, si unirà al concentramento della manifestazione previsto per le 9,30 in piazza Santo Stefano. Da qui partirà un corteo che terminerà sotto l’Usr in via de’ Castagnoli 1, dove richiederemo un incontro col direttore Stefano Versari”.
Continua il Cooordinamento: “Noi come precari e precarie della scuola, oltre a lottare contro gli effetti distruttivi della ‘buona scuola’, vogliamo rivendicare a gran voce l’unione del precariato che una pessima gestione della scuola sta tentando di dividere. Contrariamente alla propaganda governativa, la riforma della buona scuola non ha abolito il precariato che sta invece diventando parte integrante del sistema istruzione coinvolgendo non solo tutti i docenti con contratti a tempo determinato o iscritti nelle graduatorie di istituto, ma anche gli insegnanti già di ruolo che, attraverso il meccanismo della rotazione triennale e della chiamata diretta da parte del dirigente, si troveranno ad essere molto più ricattabili e privi di tutele. Tra i decreti in fase di attuazione emanati dal governo Gentiloni, come Cps contestiamo in particolare quello relativo alle nuove forme di reclutamento che prevede per i futuri insegnanti un percorso lungo tre anni consistente in una serie di tirocini sottopagati e privo di soluzioni per tutti e tutte coloro che attualmente lavorano come precari e precarie dentro la scuola, anche da diversi anni. Inoltre ci battiamo contro il limite di 36 mesi di servizio come supplenti dopo i quali, invece di essere assunti, come accade in Europa e nel pubblico impiego in Italia, si viene licenziati. Rivendichiamo pertanto l’importanza del mantenimento del doppio canale di immissioni in ruolo (Gae e concorso a cattedra) e della terza e seconda fascia, almeno fino all’assunzione di tutti i precari e tutte le precarie della scuola. Siamo contro l’abolizione del sistema delle graduatorie di istituto basato su criteri di trasparenza e oggettività che, al contrario, il meccanismo delle Messe a Disposizione annullerebbero. In ultimo ci battiamo per condizioni di lavoro più eque per i lavoratori e le lavoratrici precari e precarie che si traducono di fatto in una maggiore qualità dell’azione didattica. Il nostro appello si rivolge a tutta la cittadinanza per mettere in evidenza come la scuola riguardi l’intera società, insegnanti, genitori, studenti e studentesse”.
Questo invece il comunicato congiunto diffuso da Cobas e Unicobas: “Dopo il 17 marzo il Parlamento dovrà decidere se dare via libera agli otto decreti attuativi della legge 107 che, incurante della amplissima opposizione sviluppatasi proprio contro la legge 107, il governo Gentiloni ha varato per chiudere definitivamente nella gabbia della ‘cattiva scuola’ renziana docenti, Ata e studenti. Per il futuro reclutamento dei docenti non si riconoscono le abilitazioni già conseguite né il servizio prestato e si delinea un infinito percorso di quasi un decennio prima di entrare nella scuola, peraltro a stipendi infimi. Per i diversamente abili, si superano gli attuali limiti di studenti (20 per classe) e si mira a distruggere l’inclusione subordinando il diritto al sostegno a logiche discriminanti di mero risparmio e a ridurre il numero degli insegnanti di sostegno, per delegare progressivamente tale attività all’intero personale docente. Negli istituti Tecnici, nei licei e in particolare negli istituti Professionali (unificati con la Formazione professionale regionale) si aggrava la centralità dell”alternanza scuola-lavoro’, in una forma sfacciata di apprendistato gratuito, con flessibilità fino al 40% del monte orario, con presenze pomeridiane vincolanti per docenti ed Ata e la valutazione dello studente in base ad una presunta ‘cultura del lavoro’. L’ ‘alternanza’ diviene addirittura materia di esame alla Maturità, per sostenere la quale è obbligatorio anche aver svolto gli assurdi quiz Invalsi (i cui risultati accompagneranno il curriculum dello studente anche all’Università) così come per l’esame di terza media, rendendo la valutazione tramite quiz più importante di quella effettuata dai docenti nel percorso scolastico. In quanto al ‘sistema integrato 0-6 anni’, si abbassa il livello della scuola dell’Infanzia pubblica, con il grave rischio per il personale di trasferimento nei ruoli degli Enti locali, creando caos gestionali in scuole primarie già sovraccariche di pesi e di ruoli. Insomma, i decreti aggravano le disastrose brutture della legge 107, dal famigerato ‘bonus’ per i docenti ‘meritevoli’ (i cui nomi i presidi tengono nascosti) allo strapotere dei dirigenti, dalla truffa di un ‘organico di potenziamento’ utile solo a ingigantire il demansionamento e la conflittualità tra docenti, ai ricatti pesanti sulla mobilità e sull’organico triennale, fino all’obbligo di ‘un’alternanza scuola-lavoro’ che mescola l’apprendistato gratuito ed inutile con la cialtroneria di accordi con aziende ‘amiche’ che risparmiano sul personale (‘scuola-bottega’). Il tutto provocando un’ulteriore, drammatica dequalificazione del lavoro degli insegnanti, sempre meno educatori/trici e sempre più ‘manovali culturali’ tuttofare, a compimento di un ventennio di immiserimento di una scuola, degradata ad azienducola cialtrona, arruffona e clientelare. Per protestare contro tutto questo abbiamo indetto su tutto il territorio nazionale, insieme ad Anief, Usb, FederAta e Orsa, per il 17 marzo lo sciopero generale della scuola, sciopero da cui si sono sottratti i cinque sindacati ‘rappresentativi’, impegnati in una rinnovata pantomima concertativa con la ministra Fedeli, che, per garantirsi tale complicità, ha contato sull’unico ‘titolo’ che aveva a disposizione per la scalata al Miur, ossia il suo passato ruolo di segretaria generale della Federazione dei Tessili Cgil.”
Per Unicobas lo sciopero di domani porterà in piazza queste rivendicazioni da parte degli insegnanti in agitazione: “Vogliamo che: 1) la mobilità sia gestita con titolarità su scuola, eliminando la chiamata diretta e gli incarichi triennali decisi dal preside, garantendo la continuità a tutti/e i/le docenti; 2) i fondi del sedicente ‘merito’ , della Carta del docente e del Fondo di istituto siano destinati alla contrattazione nazionale per un aumento che, insieme a rilevanti fondi da stanziare, garantisca a docenti e Ata il recupero almeno di quel 20% di salario perso nel più lungo blocco contrattuale della storia repubblicana; 3) siano assunti i precari – docenti ed Ata – con almeno 36 mesi di servizio su tutti i posti disponibili in organico di diritto e di fatto; 4) venga ampliato l’organico Ata, resa giustizia agli Ata ex-Enti locali, re-internalizzati i servizi di pulizia, eliminato il divieto di nominare supplenti per gli Amministrativi e Tecnici anche per periodi prolungati, e nominati i supplenti per i Collaboratori scolastici anche per i primi 7 giorni; 5) sia ridata alle scuole superiori la libertà di istituire o meno l’ ‘alternanza scuola-lavoro’ e di determinarne il numero di ore; 6) vengano eliminati i quiz Invalsi come strumento per valutare scuole, docenti e studenti; 7) sia restituito ai lavoratori/trici il diritto di partecipare ad assemblee indette da qualsiasi sindacato e applicato un sistema proporzionale di voto senza sbarramenti per l’accesso ai diritti sindacali, con un voto a livello di scuola, uno a livello regionale e uno nazionale per determinare la rappresentatività dei sindacati ai tre livelli”.
Anche Usb Emilia-Romagna aderisce allo sciopero e in un comunicato pubblicato sul proprio sito web scrive: “Venerdì 17 è il giorno dello sciopero generale del personale della Scuola per dire NO alla legge 107 del 2015 partorita dal governo Renzi e allevata dal governo Gentiloni. Un attacco frontale ai diritti dei lavoratori e delle famiglie, che si vuole portare a compimento attraverso l’approvazione alla chetichella dei decreti attuativi firmati, guarda caso l’ultimo giorno utile, dalla ministra cigiellina Fedeli. La mobilitazione proclamata da Usb insieme a Cobas, Cub, Orsa, Anief e FederAta è stata finora preceduta da affollate assemblee nei luoghi di lavoro e si articolerà venerdì attraverso presidi sull’intero territorio e ben nove appuntamenti per altrettante manifestazioni, indette per sbattere in faccia al Governo il NO a una riforma concepita solo in chiave aziendal-capitalista”.