La morte del ragazzo ucciso a Colleferro “ennesima prova che in questo paese di razzismo e fascismo si muore ancora”, scrive Black lives matter, che con l’adesione di altre realtà dà appuntamento per sabato alle 17 in piazza Nettuno: “Impensabile che la solidarietà si manifesti solo quando una morte avviene dall’altro lato del mondo”.
“La notte tra il 5 e il 6 settembre Willy Monteiro Duarte, italiano di origini capoverdiane, è stato vittima di un agguato squadrista e razzista, che ha spento la sua vita alla giovane età di 21 anni. Un ragazzo della periferia romana è stato strappato alla sua famiglia e ai suoi amici perché tentava di difendere un amico. Quello che è successo a Willy, oltre a farci tanta rabbia e disgusto, è l’ennesima prova che in questo paese di razzismo e fascismo si muore ancora”. Così inizia l’appello diffuso da Black lives matter Bologna per lanciare un presidio per sabato in piazza Nettuno alle 17. “Giustizia per Willy”, è il titolo della manifestazione, a cui finora (così segnalano i promotori) hanno aderito Si Cobas, RitmoLento, Hayat onlus, Decolonising the academy, Cua, Crash, Coalizione civica, Link, La mala educación. “Sorge spontanea una riflessione sulla rappresentazione mediatica degli assassini. Questi quattro uomini- continua il comunicato- vengono definiti ‘bestie’ come se il loro comportamento non fosse frutto di una società permeata da mascolinità tossica che insegna a utilizzare rabbia e violenza come valvola di sfogo per ogni emozione e como prova di virilità. Perciò ci rifiutiamo di chiamarli bestie, rimuovendo totalmente le responsabilità di una società machista e razzista. Nello stesso modo rigettiamo qualsiasi retorica ‘umanizzatrice’ di questi assassini, rappresentati sui giornali come figli amorevoli e persone dal cuore buono, esattamente come avviene per i casi di femminicidio. Ci distacchiamo inoltre anche da chi, ignorando queste responsabilità sociali, le attribuisce genericamente al fatto di ascoltare un determinato genere di musica, avere tatuaggi, praticare ‘sport violenti’ o arti marziali. Ridicole argomentazioni che impediscono una profonda comprensione di questi comportamenti. In nessun modo sport di combattimento e arti marziali, basati su rispetto e precise regole etiche, giustificano prepotenze e attacchi squadristi. Pestaggi e violenze di questo genere sono metodi utilizzati con precise finalità e praticati da chi è cresciuto impregnato di maschilismo tossico, negrofobia, fascismo e razzismo”.
A queste rappresentazioni “si aggiunge anche la propaganda nazionalista- continua Black lives matter- che vede lo straniero come la radice di tutti i mali e che dà a questi individui il sentore di compiere una qualsiasi giustizia nel momento in cui tolgono la vita a una persona identificata genericamente come ‘immigrata’ o ‘extracomunitaria’. Non si può negare la responsabilità degli esponenti politici che tutti i giorni incitano all’odio verso ‘il diverso’ e dei media che fanno da megafono a questo odio, mentre la realtà dei fatti ci ricorda dolorosamente come le nostre città e le nostre comunità siano minacciate da razzisti, fascisti, omofobi e da tutti coloro che usano la violenza per negare esistenze, diritti e scelte degli/le altr*. Di razzismo e negrofobia si muore, oggi come ieri, in Italia come negli Stati Uniti, e chiunque sia la vittima non fa alcuna differenza. È impensabile che la solidarietà si manifesti solo quando una morte avviene dall’altro lato del mondo e che si resti inermi quando invece l’odio razzista si manifesta nelle strade del nostro paese con la morte di un giovane uomo nero. Non abbiamo bisogno che la morte venga ripresa da uno smartphone per indignarci. Anche se i giornali e la narrazione dominante dipingono questo avvenimento come una bravata commessa da giovani per bene, noi sappiamo come sono andate davvero le cose. Scenderemo in presidio sabato 12 settembre in piazza Nettuno per chiedere giustizia per Willy e la sua famiglia, affinché la sua morte non rimanga l’ennesimo trend topic dei social. Non un morto nero in più!”.
L’omicidio di Willy a Colleferro “non è un fatto accidentale che può essere derubricato a omicidio preterintenzionale”, scrivono i Si Cobas nel comunicato di adesione: “Non è vero che Willy si è trovato nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato, ma è stato volontariamente assassinato non da uomini palestrati e tatuati e basta, ma è stato assassinato da fascisti e razzisti e la dimostrazione sta nel fatto che questo delitto è stato compiuto contro un ragazzo dalla pelle più scuro, che ha osato mettere in discussione il loro dominio. Fascismo e razzismo non sono solo ideologie, ma sono soprattutto atti e comportamenti di sopraffazione e violenza. Non ci accodiamo a chi tenta di sminuire ciò che è accaduto a Colleferro, ma diciamo chiaramente che Willy è stato vittima di un omicidio razzista e fascista, e ogni tentativo di occultare questo fatto è una menzogna utile solo a regalare impunità a fascisti e razzisti”.