Hanno partecipato “400 persone di tutte le età”, rivendica il comitato Rigenerazione no speculazione: “Una grande festa che ha consentito di toccare con mano una realtà di cui si parla tanto e spesso in termini fuorvianti”.
Dopo la camminata di aprile, i cittadini impegnati nella difesa della vegetazione dei Prati di Caprara sono tornati all’interno dell’area verde per un “pic nic clandestino” a cui hanno partecipato “400 persone di tutte le età e con tantissimi bambini, che hanno ripreso possesso del bellissimo parco”, rivendica il comitato Rigenerazione no speculazione. Quella di ieri, proseguono gli organizzatori, che diffondono un video in cui si vedono i camion che portano via la legna dal cantiere, “è stata una grande festa che ha consentito di fare lunghe passeggiate, oltre al picnic, e di toccare con mano una realtà di cui si parla tanto e spesso in termini fuorvianti”. Ieri il parco dei Prati di Caprara “si è mostrato per quel che è: un bel bosco tranquillo e un parco urbano fruibile da tutti i cittadini, dove l’unico rumore che disturba la quiete e i cinguettii degli uccellini è quello delle macchine tritalegna del cantiere”.
Nei giorni scorsi, intanto, il Comune ha deciso di spendere dei soldi per inviare 5.000 lettere ai residenti della zona e rivendicare il progetto. “Vi ringraziamo dell’attenzione ma per cortesia non prendeteci in giro”, ha risposto il comitato “Siamo ovviamente già al corrente del fatto che un’agenzia incaricata dal Demanio sta facendo tabula rasa di due ettari del bosco dei Prati di Caprara est e lo dovreste sapere visto che centinaia di cittadini da diverse settimane stanno protestando, per non parlare delle ormai 4.000 firme raccolte. Pensavamo che foste voi a non esservene accorti, visto che andate avanti come un treno senza ascoltare queste legittime proteste”. Una tale “tabula rasa”, continua la risposta, non è “necessaria” ma “giustificata unicamente dai progetti di edificazione che sono previsti nell’area. Una tabula rasa che non rispetta le stesse indicazioni del Demanio su piante da tutelare e matricine, di cui il Comune si dovrebbe invece preoccupare”. Oggi si tratta della porzione destinata al nuovo plesso scolastico, “di circa due ettari (e non 1,2 come scrivete nella vostra lettera) nella parte più pregiata dei Prati est, ma domani toccherà al resto dei Prati, per la costruzione del ‘nuovo quartiere’ con i suoi oltre 1.000 alloggi e strutture commerciali, parcheggi e quant’altro previsto dal Poc di rigenerazione dei patrimoni pubblici”. Leggendo le “vostre curiose affermazioni sospettiamo che voi i Prati non li conosciate, o forse fate solo finta di non conoscerli”, perche’ i Prati “sono oggi un bosco urbano che offre gia’ importantissimi servizi ecosistemici alla città, non solo al quartiere”. Si tratta di un “bosco urbano che migliora la qualità ambientale in una delle aree più congestionate della città”, insiste il comitato, che “già oggi ha un primato di inquinamento, come i recentissimi dati della campagna ‘Aria pesa’ non fanno che confermare”. Quindi nei Prati, “e’ vero, non esiste un parco bensì un bosco spontaneo urbano, che voi volete radere al suolo per restituire ai cittadini un parco lineare di 20 ettari, che corrisponde miseramente alla fascia di rispetto dei torrenti Ravone e Ghisiliera, minimo previsto dagli obblighi di legge. Che vi limitate a rispettare. Non sapevamo invece che esistesse un divieto di crescita spontanea degli alberi, vigente forse solo nel territorio del Comune di Bologna”. Poi, con sarcasmo, scrive il comitato: “Scopriamo dalla vostra lettera che quello dei Prati di Caprara è uno dei tasselli fondamentali delle politiche urbanistiche di questa amministrazione, mentre noi maliziosamente pensavamo i Prati fossero ostaggio delle compensazioni per la ristrutturazione dello stadio. Visto che, ad oggi, questi progetti di un nuovo quartiere ancora non sono pubblici, visto che sono decisi unicamente da soggetti terzi e privati, o pseudo-privati come Invimit, che vede nei Prati di Caprara, e voi con loro, unicamente una contropartita economica per la riduzione del debito pubblico statale”. In conclusione dunque, “non prendeteci in giro raccontandoci che radere al suolo un bosco significhi fare rigenerazione urbana, e che sia un merito non costruire su suolo agricolo, quando lo state facendo su un bosco bellissimo, quello sì merito anche vostro, del fatto che fino ad oggi non ve ne eravate occupati”.
> Le foto inviate a Zic da Gianluca Rizzello