I migranti vengono trasportati con gli autobus nei campi governativi gestiti dai militari. Si stimano cinquantamila rifugiati bloccati nel paese. Durante le operazioni i giornalisti e gli attivisti sono stati allontanati.
(da Dinamopress)
È iniziata questa mattina intorno alle 7.30 l’operazione di polizia finalizzata a sgomberare il campo di Idomeni, alla frontiera tra Grecia e Macedonia . Già ieri circolavano notizie di un prossimo sgombero, confermate dall’arrivo nella regione di un ingente numero di autobus delle forze dell’ordine.
Circa 400 gli agenti impegnati, per oltre 8.000 rifugiati residenti nel campo. Sembra che le operazioni si stiano svolgendo senza particolari tensioni. Testimoni sul posto raccontano di un diffuso sentimento di sconforto e di tanta stanchezza tra le persone bloccate da mesi al di là del filo spinato macedone. Secondo MovingEurope, alcuni migranti stanno resistendo pacificamente rifiutandosi di lasciare il campo, mentre la polizia li costringe a salire sugli autobus.
Da alcuni giorni l’accesso al campo per i volontari non autorizzati era stato reso difficoltoso e già ieri sera erano iniziate le operazioni di allontanamento di tutti i volontari e dei giornalisti, che oggi, durante l’operazione di sgombero, non hanno potuto documentare quanto avveniva. Pare che un reporter tedesco sia stato fermato dalla polizia e fatto uscire dal campo e che chiunque tenti di fotografare quello che sta succedendo all’interno venga minacciato dalle forze dell’ordine.
La destinazione delle persone evacuate da Idomeni non è ancora chiara. Con tutta probabilità saranno trasportati nei campi governativi, gestiti dai militari. Secondo diversi report indipendenti le condizioni di questi campi sono peggiori di quelle di Idomeni.
Il campo informale si era cominciato ad ingrossare a marzo di quest’anno, quando la Macedonia ha chiuso la frontiera interrompendo di fatto la rotta balcanica attraversata nei mesi precedenti da centinaia di migliaia di persone. In questo momento, in tutta la Grecia si parla di oltre 50.000 rifugiati bloccati, distribuiti tra i campi ufficiali e le zone informali. Circa 5.000 tra loro sono accampati al Pireo.
Del resto, alla chiusura della frontiera macedone, non è corrisposta l’attivazione del meccanismo europeo di ricollocamento. Intanto, l’accordo UE-Turchia sui respingimenti inizia già a scricchiolare: alcuni giorni fa il “Greek independent asylum service” ha giudicato illegali i respingimenti dei siriani. In questo contesto, a Idomeni viene scritta oggi l’ennesima pagina nera di un’Europa incapace di garantire i diritti e la dignità di bambini, anziani, donne e uomini in fuga dalla guerra.