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Familiari vittime di Ustica: “Ritorna il depistaggio”

L’associazione commenta le parole del presidente del Copasir, che ha parlato di possibili “scenari in parte difformi” rispetto alle sentenze sull’abbatimento del Dc9, sulla strage alla stazione e sull’omicidio Moro: “Riparte un’operazione che è già stata ampiamente sbugiardata”.

08 Giugno 2020 - 14:48

“Ritorna un vecchio depistaggio, il gioco delle tre carte, il ‘vorrei ma non posso’ contro la verità già messo in atto anni fa”. Lo dice l’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica, a poche settimane dal 40esimo anniversario di quell’evento e poi della strage alla stazione del 2 agosto 1980. Il riferimento è a quanto detto nei giorni scorsi dal presidente del Copasir, Raffaele Volpi, il quale auspica che “i documenti custoditi negli archivi delle Agenzie di informazione per la sicurezza, e relativi al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro, alla strage di Bologna e a quella di Ustica, possano essere oggetto di desecretazione e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria, anche alla luce delle rilevanti novità riportate nei mesi scorsi dagli organi di stampa, da cui emergerebbero scenari in parte difformi rispetto a quelli accertati dai processi”. Così il Copasir e il suo presidente cadono in una “trappola”, dichiara la presidente dell’associazione dei familiari di Ustica, Daria Bonfietti, visto che “ci si riferisce proprio alla stessa documentazione regolarmente custodita” e in merito alla quale i Servizi hanno già detto che “non riguarda nè Ustica, nè Bologna”. Insomma, starebbe ripartendo un’operazione che “è già stata ampiamente sbugiardata”, dice Bonfietti, che da parte sua ricorda al Copasir che “sulle stragi non esiste e non può esistere segreto di Stato e che tutta la documentazione attinente alle stragi deve essere resa pubblica e depositata all’Archivio centrale dello Stato, in base alla direttiva Renzi”. Per evitare ogni forma di depistaggio, insiste Bonfietti, “si deve tener presente che per Ustica la vera distruzione della documentazione è avvenuta in ambito militare, e che oggi l’ostacolo alle indagini della Procura di Roma viene dall’assoluta mancanza di documentazione frutto di collaborazione internazionale”.