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“Concorso in strage” con P2 e funzionario Viminale, chiesto processo per l’ex militante neofascista Bellini

Al termine del primo troncone d’indagine sui mandanti. Chiesto rinvio a giudizio anche per altri tre indagati a vario titolo per depistaggio e false informazioni. Familiari: “Ora la battaglia per la verità sarà durissima”. Nelle scorse settimane, invece, la Procura aveva acquisito un’inchiesta televisiva: militanti estrema destra avrebbero cercato rifugio in Inghilterra poco prima dell’attentato.

19 Maggio 2020 - 15:26

Licio Gelli, Umberto Ortolani e Mario Tedeschi, uomini di vertice della loggia massonica P2 e Federico Umberto D’Amato, fino al ’74 direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’interno, poi rimosso ma ritenuto ancora in grado di influenzare le attività dell’ufficio: sono tutti morti ma sarebbero mandanti, finanziatori o organizzatori, secondo i magistrati bolognesi, dell’attentato che uccise 85 persone alla Stazione il 2 agosto 1980. Con loro avrebbe agito Paolo Bellini, all’epoca esponente di Avanguardia Nazionale, gruppo neofascista fuoriuscito dal Msi e da Ordine Nuovo attivo tra il 1960 e il 1976: per lui la Procura generale ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di concorso in strage. Nel provvedimento si chiede il processo anche per l’ex generale del Sisde Quintino Spella, e per l’ex Carabiniere Piergiorgio Segatel, entrambi accusati di depistaggio. Per Domenico Catracchia, responsabile delle società, legate ai servizi segreti, che affittavano gli appartamenti di via Gradoli dove, nel 1981, trovarono rifugio alcuni appartenenti ai Nar, si chiede invece il processo per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini.

È questo l’esito del primo troncone, chiuso a febbraio scorso, delle indagini sui mandanti della strage, avocate dalla Procura generale. Esprimono soddisfazione i familiari delle vittime, ma avvertono: “Ora la battaglia per la verità sarà ostacolata in modo sovraumano”. La cosa importante – prosegue il presidente dell’associazione Paolo Bolognesi – è che, oltre a Bellini, ci sono tre personaggi collegati ai servizi e siccome le false dichiarazioni e i depistaggi sono del 2019, questo vuol dire che il centro di potere che gestiva queste cose e’ vivo, vegeto e lotta contro di noi, lotta ancora contro la verita'”.

Secondo i legali di parte civile, gli esiti delle indagini “hanno messo a nudo e finalmente scoperto il livello dei mandanti e degli ispiratori politici”, cioè “coloro che idearono e organizzarono la strage e impedirono ai magistrati, attraverso i depistaggi e la manipolazione informativa, di giungere alle responsabilità”. Inoltre, “l’importanza delle indagini sta anche nel fatto che mostrano linee di continuità con fatti eversivi precedenti il 1980, ma anche successivi. Un patto di potere criminale che ha condizionato la democrazia italiana e la vita repubblicana e che, riteniamo a questo punto, abbia avuto degli interpreti anche in epoche successive”.

Nelle scorse settimane, invece, la Procura aveva disposto l’acquisizione del girato di un’inchiesta della trasmissione televisiva ‘Report’, nel corso della quale erano stati mostrati documenti inediti relativi al sostegno dato in Inghilterra alla latitanza dei neofascisti italiani e mandata in onda l’intervista a un ex dirigente del movimento neonazista inglese che raccontava d un incontro avvenuto poco prima della strage con tale Enrico Maselli, in cui sarebbe stato annunciato un importante attentato in Italia e  chiesto rifugio per i ‘camerati’ italiani che sarebbero fuggiti. Un errore di trascrizione nel corso delle indagini, negli anni ’80, avrebbe impedito agli inquirenti di seguire questa pista.