Non Una di Meno e altre realtà contro un consigliere dem che ha accusato l’Xm24 di “violentare” la gente del quartiere. Intanto, da Làbas: “A processo l’eroe della legalità di Fi che vorrebbe sgomberarci”.
Per giustificare la voglia matta di sgomberare uno spazio autogestito come Xm24 si arriva perfino a dire che “è ora di smettere di violentare la gente del quartiere”. Proprio così: “Violentare”. La frase è stata pronunciata nell’ultima seduta del Consiglio comunale da Raffaele Persiano del Pd, uno degli esponenti dem più vicini al vertice del partito bolognese e tra i politici più attivi, in questi giorni, nella richiesta di allontanare l’Xm24 dall’attuale sede. La frase di Persiano non è passata inosservata: “La violenza maschile non è una metafora!”, recita infatti un comunicato diffuso da Non Una di Meno Bologna con le prime adesioni (in aggiornamento) di AS.AP – Assemblea Antissessista Permanente, Frangettestreme e Consultoria TransFemminista Queer. “Lunedì scorso, la seduta del Consiglio comunale di Bologna, ci ha offerto uno spettacolo- recita il comunicato- che ben esprime il livello di misoginia e banalizzazione della violenza di genere di cui è portatrice certa politica istituzionale. Il capogruppo del Pd, Mazzanti, ha duramente attaccato consigliere e consiglieri di opposizione accusandoli di ‘strumentalizzare le donne’. Nel mirino di Mazzanti erano finite le critiche giustamente rivolte alla presenza del presidente della regione Emilia-Romagna Bonaccini tra coloro, tutti uomini, che seduti sul palco di una kermesse politica a Sulmona lo scorso fine settimana, si sono fatti reggere l’ombrello da altre, tutte donne, ovviamente mute e per tutto il tempo in piedi, per ripararsi da sole e pioggia. Eppure, a proposito di strumentalizzazione delle donne, in Consiglio comunale nessuna o nessuno è sembrato accorgersi di un fatto in apparenza meno eclatante ma altrettanto grave. Poco prima, infatti, il consigliere Persiano, dirigente provinciale del Pd, invocando l’intervento della Questura per sgomberare Xm24, ha detto che ‘è ora di smettere di violentare la gente del quartiere’. Lo ha fatto soffermandosi proprio sul verbo ‘violentare’, scandendolo per dare più enfasi alla frase e rafforzare maggiormente la sua ‘argomentazione'”.
Continua il comunicato: “L’uso della metafora ‘politica’ dello stupro è sempre grave, soprattutto se banalizzata da un uomo in questo modo. Che sia utilizzata in questi giorni, in Consiglio comunale, per rivendicare la necessità di uno sgombero di uno spazio autogestito ce la rende ancora più indigeribile. Quella di Persiano è un’uscita tanto più inaccettabile data la sua appartenenza al partito che guida l’attuale giunta, che nel documento programmatico di inizio mandato, si è addirittura definita ‘femminista’. L’uso di un linguaggio di questo tipo, drammaticamente irrispettoso delle storie di violenza che donne, lesbiche, froce, e trans* vivono davvero ogni giorno, anche in questa città, nello spazio pubblico e nelle relazioni intime, è invece il riflesso di una cultura politica maschile (e maschilista) che non è interessata a mettere in discussione i propri privilegi né tantomeno a cambiare i rapporti di potere nella società. Ed anzi, continua a chiudere o normalizzare spazi di autorganizzazione queer, femminista e transfemminista, e a dare sfogo a pruriti autoritari. Del resto, il progetto dell’amministrazione sul quartiere della Bolognina, fino ad ora si è concretizzato solo negli sgomberi di esperienze di autogestione come quelle dell’occupazione dell’ex Telecom e di via De Maria – per dirne due, tra quelli effettuati negli ultimi anni -, in tentativi di gentrificazione maldestra a colpi di food scadente a 15 euro a panino, nei monumenti alla desertificazione e alla speculazione come la trilogia Navile o nella militarizzazione delle strade in nome della sicurezza. Tutto questo non va di certo verso la libera attraversabilità del quartiere da parte delle donne. La nostra safety, ossia il nostro reale benessere e percezione di sicurezza, invece, è direttamente proporzionale alla presenza di legami sociali di solidarietà attiva e non alla legittimazione e concessione di spazio politico a comitati che insorgono, invocando politiche repressive contro ogni manifestazione di vita vivente”.
Concludono Non Una di Meno e le altre sigle firmatarie: “Sentiamo, oggi più che mai, l’esigenza di ribadire uno degli storici slogan del movimento femminista: ‘No agli scambi politici sul corpo delle donne’! Ribadiamo la nostra solidarietà a Xm24 e a tutte le realtà autogestite: non permetteremo né in questa occasione né in altre che la violenza di genere e del genere, venga ridotta ad argomento pretestuoso per legittimare politiche securitarie e autoritarie”.
Lo stesso Persiano, nel frattempo, ieri è tornato di nuovo alla carica sulla situazione di Xm24. Se l’assessore Matteo Lepore ha dichiarato di voler proporre un’alternativa al centro sociale, il consigliere ha subito frenato sottolineando che il Comune deve dialogare solo con chi “rispetta le regole” e che un confronto con l’Xm24 si potrà avere solo se l’immobile sarà lasciato volontariamente e cioè senza bisogno di uno sgombero.
Intanto un altro spazio in questi giorni sotto attacco, oltre all’Xm24, è Làbas. Da un lato gli attivisti dell’ex caserma Masini sono stati caricati dalla polizia in occasione dell’iniziativa fascista al Baraccano, dall’altro Fi ha attivato una raccolta firme per chiedere lo sgombero del centro sociale. Tra i promotori, ovviamente, anche il capogruppo regionale Galeazzo Bignami. Il quale, giusto ieri, è stato rinviata a giudizio nell’inchiesta sull’utilizzo dei rimborsi della Regione. “L’eroe della legalità” Galeazzo Bignami, scrive su Facebook il centro sociale, “è il tizio di Forza Italia (sì, quello vestito da nazista) che sta raccogliendo le firme per chiedere lo sgombero di Làbas”. Commenta il collettivo: “Essere rinviati a giudizio per aver dato un tetto a delle persone povere e bisognose attraverso l’occupazione e la riqualificazione di un luogo abbandonato od essere rinviati a giudizio per aver usato i rimborsi della Regione per cenare al ristorante, viaggiare e pernottare in hotel non è proprio la stessa cosa, non trovate? Chissà, magari anche sta volta dirà che è tutta colpa degli immigrati…”.