Ripetuti avvicinamenti alla sede di Casapound: pioggia di lacrimogeni e fitto lancio di petardi e oggetti. Sanzionate telecamere, banche e una sede della Municipale. Il Dordoni: “Non può esserci libertà dove c’è fascismo!”.
Migliaia di persone in piazza, a Cremona, per partecipare alla manifestazione nazionale antifascista convocata dopo l’aggressione subita dal Csa Dordoni domenica scorsa. I manifestanti hanno raggiunto la città lombarda da tutta Italia, mentre le notizie degli ultimi giorni parlano di condizioni stabili per Emilio, l’attivista del Dordoni rimasto gravemente finito durante l’incursione fascista. Si apprende anche di otto indagati: quattro del Dordoni e quattro di Casapound. Proprio a poche ore dall’inizio della manifestazione, è circolata anche la notizia di una repentina chiusura della sede cremonese della formazione di estrema destra.
Il corteo, “determinato, autodifeso e militante” così come promesso nel comunicato di convocazione, dietro lo striscione “Chiudere tutti i covi fascisti! Emilio resisti, lottiamo con te!” è partito proprio dal Dordoni per dirigersi verso la strada della sede di Casapound, protetta da un consistente schieramento di Polizia e Carabinieri. A più riprese, raccontano i nostri inviati, i manifestanti hanno cercato di raggiungere l’obiettivo. Nonostante una vera e propria pioggia di lacrimogeni, il corteo ha tenuto tenendo a distanza gli agenti in antisommossa con un fitto lancio di petardi e sassi. Lungo il percorso, inoltre, sono state sanzionate numerose telecamere, diverse banche e anche una sede della Polizia municipale. La manifestazione, dopo una lunga giornata, si è conclusa facendo di nuovo ritorno al Dordoni. Il centro sociale cremonese, sui social network: “Non può esserci libertà dove c’è fascismo!”.
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