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Bologna e i tanti minori stranieri soli: fragili e per questo i più colpiti dal decreto Caivano

La norma propone “logiche in contrasto con i principi costituzionali che dovrebbero guidare materia penale e detenzione minorile”, avverte una consulente legale dell’Asp durante un convegno promosso da Antigone (con Extrema Ratio) che, a sua volta, sottolinea come dati alla mano “non ci sia un’emergenza criminalità minorile, oggi, nonostante i drammatici fatti di Caivano”.

02 Novembre 2023 - 11:31

In questi mesi Bologna sta affrontando le difficoltà connesse ad un forte afflusso di minori stranieri non accompagnati e, intanto, proprio questi sono destinati a subire di più le conseguenze del Dl Caivano varato dal Governo. “Non è un tema facile l’accostamento del Dl Caivano ai minori stranieri non accompagnati, perchè sembra un po’ tirarsi la zappa sui piedi, però rientrando tra i soggetti fragili sono proprio loro i più colpiti”. A manifestare forte preoccupazione per questo risvolto è Giorgia Galli, consulente legale di Asp Città di Bologna, che nei giorni scorsi ha partecipato al convegno “La giustizia minorile alla prova del populismo penale. Riflessioni a margine del Dl Caivano“, promosso da Antigone Emilia-Romagna ed Extrema Ratio. Come riporta la Dire, per Galli il decreto propone “logiche in contrasto con i principi costituzionali che dovrebbero guidare la materia penale e la detenzione minorile”: ad esempio la funzione rieducativa della pena, la finalità educativa dello stesso processo minorile e il superiore interesse del minore. Questo mentre il settore minorile dovrebbe essere “incompatibile con la fretta propria della decretazione di urgenza”, continua la consulente legale, affermando che di fatto viene “tradito” lo stesso titolo del Dl perchè “le sue previsioni non sono assolutamente idonee a educare il minore che versa in condizioni di disagio nè a prevenire condotte devianti in contesti di povertà educativa, anzi vanno a colpire proprio i soggetti più fragili per provenienza, per scarsità culturale ed educative o economica oppure privi di figure genitoriali. E il mio pensiero va subito, ma non solo, ai minori stranieri non accompagnati”, afferma Galli.

In particolare, “ciò che più colpisce è la reintroduzione del pericolo di fuga tra le esigenze cautelari che legittimano la misura della custodia in carcere– segnala la consulente- che si inserisce tra le modifiche che vanno sostanzialmente ad ampliare per i minori lo spettro applicativo della carcerazione preventiva”. Inoltre, continua la consulente, aumentano i reati per cui è applicabile la custodia cautelare con l’inserimento ad esempio della resistenza a pubblico ufficiale (“Spesso solo una manifestazione di dissenso”) e dei reati per stupefacenti comprese le ipotesi di tenuità del fatto.

“Il ricorso sempre più ampio ed eterogeneo allo strumento preventivo è problematico soprattutto per le letture che anche di recente ha dato la Corte costituzionale”, dichiara durante lo stesso convegno Tommaso Guerini, componente del Consiglio direttivo della Camera Penale di Bologna e docente all’Università telematica Pegaso di Napoli. “E’ solo populismo penale quello del Dl Caivano? La prima risposta è assolutamente sì”, continua Guerini, però “per certi versi si va oltre e si intravede qualcosa di più complesso”. Nell’ampliare l’uso delle misure preventive “riecheggia il pensiero di Rocco”, aggiunge il legale, perchè si va “su un piano che toglie garanzie anche dal punto di vista processuale”. Per Guerini “andiamo verso nuova e più insidiosa forma di autoritarismo” e c’è da chiedersi: “Davvero lo strumento per riportare i giovani dentro una società che li respinge sono le misure di prevenzione?”.

E’ importante parlare di populismo penale per “mettere l’accento su quanto le politiche siano informate dalle narrative e su quanto queste oggi siamo molto pericolose– rimarca nel corso dell’iniziativa la presidente regionale di Antigone, Giulia Fabini- perchè ci parlano di gioventù e delinquenza, di processi di criminalizzazione, di baby gang”. Il Dl è “l’ennesima dimostrazione di come l’Esecutivo, non solo questo perchè ormai è storia consolidata del Paese- afferma Francesco D’Errico, presidente di Extrema ratio- abbia scelto di contrastare fenomemi di natura sociale”, come l’abbandono scolastico e il disagio giovanile, “solo con la repressione penale”.

Nel frattempo, “il populismo penale ha conseguenze sul carcere dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo. In questi 35 anni le carceri italiane che come Antigone visitiamo continuamente hanno cambiato volto e si sono riempite di ogni genere di povertà: economica, relazionale, culturale e sociale fino a divenire una sorta di ultima frontiera del welfare“, afferma infine Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e dell’osservatorio minorile curato dall’associazione, concludendo il convegno: questo “ha avuto, a cascata, una ricaduta sullo stesso modo di intendere la pena perchè oggi il carcere è nei fatti uno strumento di pura afflizione, che non ha niente più a che vedere con l’idea di recupero sociale che dovrebbe improntarlo. Questo nell’indifferenza generale e delle istituzioni, tanto che in Italia non è mai stato fatto uno studio serio e complesso sui tassi di recidiva”.

In questo contesto, il Governo in carica si sta dimostrando “eccezionale nella pratica nefasta di legiferare, spesso con decretazione d’urgenza- sottolinea Marietti- all’indomani di fatti drammatici di cronaca, però è da decenni che siamo abituati ai populismi penali”. Infatti si sono visti “pacchetti sicurezza da destra e da sinistra” e, ricorda la coordinatrice di Antigone, “tutti questi populismi penali hanno le stesse caratteristiche che ritroviamo anche in altri Paesi. Intanto la creazione di un nemico ad arte e ben visibile, che sta in strada: è il tossicodipendente, è l’extracomunitario, è la baby gang”. E quindi ecco “la severità verso la piccola criminalità di strada e il conseguente allargamento del diritto penale al di là dei confini del principio di necessità”, avverte Marietti. Inoltre, “un’altra caratteristica comune al populismo reale è la totale indifferenza al dato statistico”: parlando del Dl oggetto del convegno, ad esempio, “non c’è un’emergenza criminalità minorile, oggi, nonostante i fatti di Caivano siano stati drammatici e questo nessuno lo nega”; ma il punto è che “i dati Istat sulle denunce all’autorità giudiziaria hanno oscillato, ma oggi sono sostanzialmente in linea con quelli di dieci anni fa”.

Di certo c’è che queste politiche rischiano di produrre “danni terribili”, avverte Marietti, perchè “si va a colpire in maniera massiva il mondo minorile, ma non solo, perchè il decreto ha cose che si vanno ad applicare anche agli adulti, come l’ampliamento del Daspo urbano introdotto da Minniti e quindi dalla sinistra”. Con l’effetto di una progressiva “amministrativizzazione del diritto penale, parimenti afflittiva ma senza le garanzie che il diritto penale comporta”, conclude la coordinatrice di Antigone.