Ieri l’arrivo di un’ordinanza del sindaco: tempo fino a martedì per liberare i locali. Oggi prima risposta, con interruzione del Consiglio comunale. Lunedì sera assemblea cittadina: “Nessuno ci può sgomberare”.
Atlantide è (di nuovo) a rischio sgombero: ieri sulla porta del cassero di porta Santo stefano è stata “affissa un’ordinanza di sgombero, firmata dal sindaco Virginio Merola, che intima ad ignoti occupanti di liberare il cassero entro le ore 8 di martedì 6 ottobre”, spiega un volantino che le Atlantidee hanno portato stamattina a Palazzo D’Accursio, interrompendo la seduta del Consiglio comunale che era in corso. Nel volantino si ricorda che nel luglio 2014 era stato firmato un “preaccordo di collaborazione”, ovvero “un atto formale che ha avviato un percorso” per individuare “una sede idonea ai nostri progetti”. Su questo iter, pero’, ora e’ piombata una nuova ordinanza di sgombero, la terza firmata da Merola nel corso degli anni. Oltre al danno, la beffa: la comunicazione, infatti, è stata consegnata al cassero “ieri pomeriggio, mentre incontravamo l’assessore Ronchi per continuare a discutere del progetto su uno spazio in via del Porto”, dove i collettivi Lgbt contavano di potersi trasferire. “Merola deve prendere una posizione: o noi siamo gli ‘occupanti delle cui generalità non si è a conoscenza’- continua il volantino- o siamo quelle di cui ‘l’amministrazione comunale riconosce il valore delle attività svolte’ impegnandosi a trovare una sede idonea”.
La stessa richiesta che le/gli attiviste/i hanno ribadito anche a gran voce, cominciando ad urlare durante il Consiglio comunale, sollevando cartelli colorati e mostrando l’ordinanza ricevuta ieri. “Vogliamo una risposta politica”, è il coro. Alla fine la presidenza del Consiglio ha deciso di sospendere la seduta. Le Atlantidee hanno risposto con un applauso e poi a suon di canzoni: da “Nessuno ci può sgomberare nemmeno tu, la frocietà vi fa male lo so” a “Atlantide si tocca ma solo per godere, se solo ci provate ve la facciam vedere”.
La protesta si è conclusa solo quando la presidenza del Consiglio si è impegnata ad organizzare un incontro immediato con la Giunta. Il faccia a faccia si è avuto con l’assessore Matteo Lepore. Al termine, le Atlantidee riferiscono che l’assessore ha affermato che “da qui a martedì si impegnerà con altri della Giunta a trovare una soluzione”, ma “non sono state fatte ipotesi” e quindi “siamo molto scettiche allo stato attuale delle cose, perchè per due anni abbiamo avuto un confronto e un’interlocuzione con una parte di un’amministrazione che, evidentemente con una mano riconosce valore sociale e culturale della nostra attività, ma con l’altra firma ordinanze con cui ci definisce persone di cui non sono note generalità che devono lasciare locali della loro sede storica entro quattro giorni”. Per Atlantide, dunque, “è difficile che si riesca a trovare una soluzione da qui a martedì, anche perchè noi non siamo disposte ad uscire dal cassero senza avere un’alternativa certa e sicura dal giorno stesso in cui ci spostiamo”. Da Atlantide, insomma, si chiede la “garanzia” di “avere una continuità per nostri progetti dal giorno stesso” in cui si dovesse uscire dal cassero. Se una soluzione non arriverà, martedì le Atlantidee pensano di resistere nel cassero? “Si’, noi abbiamo intenzione di continuare a fare il nostro lavoro politico e sociale e culturale”.
Per quanto riguarda il possibile trasloco in via del Porto, “noi abbiamo presentato un progetto di rigenerazione dello spazio e abbiamo un progetto culturale”, spiegano da Atlantide, ma “non siamo riusciti a passare alla fase successiva”. Il problema e’ la messa a norma dei locali, che ad oggi sono senza bagni. Intervento che i collettivi non hanno modo di effettuare direttamente: “Non abbiamo mai preso soldi pubblici e mai fatto attività a scopo di lucro, siamo un gruppo autorganizzato che non ha un capitale alla base e non possiamo essere noi a costruire i bagni”. Del resto, “neanche abbiamo intenzione di farlo, visto che la nostra sede è sempre stata quella” in porta Santo Stefano e ora “sono intervenuti dei motivi politici a decidere che non doveva più esserlo”. Se questa “bagarre e’ scattata negli ultimi tre anni e non nei 17 precedenti, è il segno che qualcosa e’ cambiato in questa città”.
Intanto, Merola è intervenuto di persona dicendo che “il Cassero dev’essere sgomberato”. Il sindaco ha anche risposto così alla capogruppo di Sel, Cathy La Torre, che ha minacciato di togliere il proprio sostegno alla Giunta se non si troverà una soluzione per Atlantide: “Se vuole uscire dalla maggioranza qualora il Comune non dia una sede ad Atlantide, lo faccia”. Dal Pd, manco a dirlo, arriva “pieno sostegno” all’ordinanza di sgombero.
Questo, invece, il commento dell’assessore alla Cultura, Alberto Ronchi, che da tempo stava seguendo il confronto con i collettivi. “Io ho condotto tutta una trattativa, ero per portare avanti un certo tipo di discorso ma mi pare evidente che sia passato un altro tipo di ragionamento”. Una risposta che lascia intendere che c’è un problema in Giunta? “Non dico che ci sono problemi o no, io mi riservo di fare le mie valutazioni e di decidere delle cose- afferma l’assessore- nel senso che voglio capire intanto come si muovono loro”, cioè Atlantide. “Non e’ indifferente la posizione che assumono loro”, anche perchè la partita è aperta da anni e “a loro ne sono state raccontate di ogni”. Ronchi poi svela un retroscena che la dice lunga su come vengano gestite in Comune certe partite. Che fosse in arrivo l’atto di Merola, ieri, “mi è stato comunicato la mattina, io ho fatto presente che c’era un incontro” gia’ programmato per il pomeriggio e “ho pregato che almeno aspettassero l’incontro. In parte e’ stato fatto, pero’ non hanno aspettato che l’incontro finisse”.