Dopo il naufragio di Cutro decine di realtà associative e dell’autogestione intervengono per chiedere “canali legali e sicuri d’ingresso in Europa, che i campi di detenzione in Turchia come in Libia siano evacuati, missioni di soccorso istituzionale Italia-Ue, che le navi della Flotta civile siano messe in condizione di operare senza ostacoli e criminalizzazioni”.
Ha preso la forma di una grande assemblea di piazza la nuova protesta bolognese “contro le politiche di morte della fortezza Europa”.
Chiare le idee delle e degli anirazzisti accorsi sotto al Nettuno: “Chiediamo con ancora più forza che siano aperti canali legali e sicuri d’ingresso in Europa, che i campi di detenzione in Turchia come in Libia siano evacuati, che l’Italia e l’Europa mettano in mare un’adeguata missione di soccorso istituzionale, che le navi della Flotta civile siano messe in condizione di operare senza ostacoli e criminalizzazione”, si legge nel comunicato di convocazione, firmata da una lunga lista di realtà associative e dell’autigestione, dove si punta il dito contro i governi che uno dopo l’altro hanno “trasformato la frontiera mediterranea in un mare di morte”.
Al tramonto è stato osservati un minuto di silenzio, di fronte al sacrario dei partigiani di piazza del Nettuno. Per terra sono stati stesi tanti abiti da bambino, tra pantaloni, maglie e magliette colorate a formare sagome separate solo dai cerini accesi, ricordando le vittime del naufragio sulle coste di Cutro, nel quale sono morte almeno 68 persone.
Scadisce un attivista al megafono: “I responsabili della strage sono in questo Governo, ma sono anche quelli che hanno fatto gli accordi in Libia e quindi l’allora ministro Minniti, del Pd. Non dimentichiamole queste cose, non si può scaricare tutto su Piantedosi, che è una persona indegna e inqualificabile per quello che ha detto. È una vergogna scaricare la colpa sulle vittime, è come durante il nazismo quando si dava la colpa agli ebrei perché non erano usciti in tempo dai loro quartieri. I migranti se ne vanno dai loro territori per cercare una vita più dignitosa, molto semplicemente, per loro stessi e per i propri figli”.