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Anche Bonaccini vuole le fabbriche aperte

Mentre non si arrestano i decessi da coronavirus, il presidente della Regione appoggia la ripartenza di automotive, ceramiche e moda, perché settori a più alto tasso di export. Intanto, lavoratori ristorazione: “Ci vogliono dare un futuro di ancora maggior sfruttamento”. Deliveroo prende tempo per fornire dpi al lavoratore che ha vinto la causa.

17 Aprile 2020 - 19:03

Ancora tredici decessi e 125 nuovi casi di positività al Covid-19 nel territorio metropolitano, dove il totale sale 3.267, di cui 352 nell’imolese (+4). Complessivamente in Emilia-Romagna i contagi sono 21.834 (+348 da ieri), a fronte di 116.826 test (+4721), 2903 le persone che hanno perso la vita (+60), 309 i pazienti in terapia intensiva (-7), 3.179 (+292) le persone dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi. I casi nelle altre province: 3.274 a Piacenza (25 in più), 2.725 a Parma (27 in più), 4.090 a Reggio Emilia (37 in più), 3.301 a Modena (39 in più), 3.267 a Bologna (125 in più),  744 a Ferrara (35 in più), 910 a Ravenna (6 in più), 780 a Forlì (28 in più), 600 a Cesena (5 in più), 1.791 a Rimini (17 in più).

Intanto, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, pur con toni diversi, ha preso la scia dei governatori di centrodestra delle regioni più a Nord: ha detto infatti in televisione di essere favorevole ad una ripartenza a breve delle aziende “non essenziali” chiuse dai decreti della presidenza del consiglio, a partire da automotive, ceramiche e moda, perché sono i settori a più alto tasso di export. Mentre, secondo il governatore, devono restare chiusi bar e ristoranti.

A proposito di ristorazione: “Nella situazione di emergenza che ci troviamo da più di due mesi – scrive Usb – con bar e ristoranti chiusi e una prospettiva di difficoltà nella riapertura di questo settore, i Ristoratori di Confcommercio Ascom Bologna hanno prodotto un manifesto di richieste per agevolare la riapertura. Chi lavora nel settore come tanti di noi, sa benissimo le condizioni di lavoro che ci offrivano prima dell’emergenza: contratti in grigio e in nero, sotto inquadramento e contratti precari,  poche tutele e orari di lavoro pesanti (con straordinari non pagati ecc). Ma per il futuro cosa ci dobbiamo aspettare? Per come la vedono i ristoratori, al punto 7 delle loro ’imprescindibili’ richieste alle istituzioni, bisogna ulteriormente precarizzare e rendere flessibili le assunzioni. E già che c’erano, hanno richiesto la reintroduzione dei Voucher! Ma non basta. Se ciò non avviene, arrivano addirittura a minacciare di lasciare a casa i lavoratori, contravvenendo alla legge sul congelamento dei licenziamenti attualmente in vigore. Ci hanno sottopagato, sfruttato e tenuto precari per anni. Durante questa emergenza moltissimi di noi fanno fatica a sopravvivere, rimasti senza lavoro e salario, con la miseria dei 600euro e a chi va bene la cassa integrazione.  Quello che ci vogliono dare in futuro è ancora più sfruttamento. Non possiamo accettarlo!”

Intanto però i ristoranti restano chiusi al pubblico, e i rider a pedelare come e più di prima. Dopo la sentenza del giudice del lavoro che ha riconosciuto il diritto di avere in dotazione dispositivi di protezione individuale, ordinando a Deliveroo di “consegnarglieli immediatamente”, l’azienda ha fatto sapere che il ciclofattorino che ha fatto causa potrà riceverli “compatibilmente con i tempi di reperimento e di spedizione”. Secondo l’avvocato difensore del lavoratore “sembra che Deliveroo voglia prendere tempo”, ed è “grave che non si dia adeguata rilevanza alle norme e alle disposizioni del giudice”.