Dopo l’occupazione della struttura, il Coordinamento Migranti ha raccolto la testimonianza di B. che “aspetta la commissione da più di un anno, con il permesso provvisorio scaduto da novembre”.
“Spezzare la gabbia dell’accoglienza, rifiutare il ricatto dei documenti: una voce migrante dalla protesta di Villa Aldini”. Il Coordinamento Migranti introduce così un focus sulla protesta che l’1 marzo ha visto protagonisti i migranti di Villa Aldini, i quali “hanno aperto uno squarcio nella gabbia dell’accoglienza. Una gabbia creata da Questure e Prefetture per tenere i migranti sulla soglia della clandestinità, centellinando documenti e diritti, così come abbiamo raccontato in queste settimane. I migranti di Villa Aldini pretendono il permesso di soggiorno che gli spetta e non intendono rassegnarsi al diniego che le Commissioni hanno in serbo per molti di loro. Ecco perché mercoledì hanno occupato la struttura per chiedere la consegna dei permessi di soggiorno e denunciare le condizioni in cui la mancanza di documenti e di prospettive li costringe. Abbiamo ascoltato la testimonianza di B., uno dei migranti ospiti della struttura, che ci ha spiegato i motivi della protesta e cosa significa essere richiedenti asilo. B. aspetta la commissione da più di un anno, il suo permesso provvisorio è scaduto da novembre, non riesce ad ottenere il rinnovo e quindi non può nemmeno avere un contratto di lavoro. Sa anche che chi arriva alla commissione trova spesso il suo destino già deciso a tavolino, senza che la sua storia personale sia presa in considerazione: l’aumento vertiginoso dei dinieghi, certificato dalle statistiche, trova riscontro per lui nell’evidenza che sempre più compagni del centro vedono respinta la propria domanda dopo audizioni sommarie e con giustificazioni a dir poco discutibili. In questa logorante attesa, bisogna dirlo, la Prefettura e le Commissioni territoriali gli hanno garantito un bel po’ di compagnia: insieme a lui la maggior parte dei migranti residenti a Villa Aldini aspetta da almeno sei mesi la convocazione in commissione, qualcuno addirittura da quasi tre anni. Un periodo che passano intrappolati in un labirinto di documenti inservibili, che li espongono al rischio dello sfruttamento e lavoro nero. Al rifiuto dei migranti di restare quieti e sospesi in questo limbo di precarietà e ricattabilità l’Ufficio immigrazione della Prefettura, dove nel pomeriggio di mercoledì è andata una delegazione di migranti ad esporre queste ragioni, ha risposto con la promessa che si occuperà dei loro casi. Sappiamo bene che le promesse della Prefettura vanno prese con le pinze e per questo sosteniamo e siamo dalla parte di B. e di tutte e tutti i migranti che vogliono liberarsi di un sistema dell’accoglienza che vuole renderli docili e ricattabili, negandogli il permesso di soggiorno e facendo pendere su di loro la minaccia del diniego, e punta a dividerli e isolarli, attraverso gerarchie segnate dal paese di provenienza. Stiamo dalla parte di chi non si lascia intimorire ma si organizza e lotta”.