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A San Donato spunta la “Porta Senza Frontiere” [foto]

Vag61 a porta San Donato per il pomeriggio di iniziative a sostegno di Atlantide e per lanciare la manifestazione “No Cie” di domenica. Dal Tpo una replica alle dichiarazioni della Giunta.

16 Maggio 2014 - 21:55

DSC03430Porta San Donato diventa “Porta Senza Frontiere”, per difendere Atlantide dalle minacce di sgombero del Comune e allo stesso tempo lanciare il corteo che, domenica, attraverserà il centro di Bologna per ribadire che il Cie di via Mattei non dev’essere riaperto. E’ l’iniziativa messa in campo oggi pomeriggio dallo spazio libero autogestito Vag61, che ha partecipato così alla manifestazione diffusa che “di Porta in Porta”, per l’appunto, ha visto la Bologna dell’autogestione, dell’autorganizzazione e dell’autodeterminazione” esprimere solidarietà ai collettivi di Atlantide. A porta San Donato, tra striscioni e volantini, è passata anche la “biciclettata solidale” e si sono esibiti i musicisti della banda Roncati.

Oggi, intanto, sia l’assessore Amelia Frascaroli che il sindaco Virginio Merola hanno ribadito che l’intenzione del Comune è trasformare il Cie in un centro di prima accoglienza per i rifugiati. Su questo, l’amministrazione spiega di aver avuto anche alcune “rassicurazioni” dal ministro Graziano Delrio. Impossibile non ricordare che il centrosinistra bolognese dice di voler chiudere il Cie, allora Cpt, fin dai tempi della campagna elettorale che portò Sergio Cofferati sulla poltrona di sindaco. All’attuale amministrazione risponde, intanto, il Tpo: se le intenzioni della Giunta rappresentano un dato “positivo”, è comunque “un’altra la prospettiva da adottare prima di decidere quali spazi adibire, ossia quella di definire quali percorsi e quali prospettive si vogliono sviluppare per le persone che arrivano, capendo nell’ambito di quali norme e di quali doveri da parte dello Stato. Senza questo chiarimento, che riguarda anche lo statuto giuridico di questi “nuovi” centri di prima accoglienza, viene riprodotto un intervento improvvisato, che guarda i destinatari dell’accoglienza come se fossero di passaggio, in transito, verso cosa e verso dove non importa”.

Inoltre, “un centro di detenzione organizzato come carcere di massima sicurezza dovrebbe essere abbattuto e ripensato da capo per diventare un luogo in cui chi arriva possa sentirsi benvenuto! E allora, se siamo d’accordo che non sono i letti e i cortili di cemento, i 3 muri di cinta, le camerate lungo i bracci, a poter accogliere dignitosamente- dice il Tpo- perché non abbandonare definitivamente l’accoglienza dei grandi numeri, dove le persone si concentrano per periodi sempre indefiniti nell’attesa dilatata?”.

> Le foto dell’iniziativa a porta San Donato:

http://www.flickr.com/photos/zicphoto/sets/72157644704067504/show