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“Vogliamo il pane e i saperi!” [foto]

Giornata di “non-contestazioni”. Blitz di Hobo alla Feltrinelli: “Casse bloccate e solidarietà dai clienti. Fa tanto rumore l’Eco della riappropriazione”. E il Cua: “Ichino non ti caga nessuno!”.

27 Febbraio 2014 - 19:15

La mattina di mercoledì 26 febbraio la Feltrinelli Bologna (dall’indirizzo ufficiostampa@feltrinelli-bologna.it e dalla relativa pagina fb) annuncia una lectio magistralis di Umberto Eco dal titolo “La crisi non è scontata” per giovedì 27 alle ore 17 nella libreria di Piazza Ravegnana. La notizia inizia a rimbalzare sui social network e sui media che ne danno l’annuncio. Nel primo pomeriggio Hobo convoca una contestazione a Eco e alla Feltrinelli che lo ospita, che subito raccoglie adesioni e consensi. Nel pomeriggio la Feltrinelli, presa dal panico, smentisce l’esistenza di un’iniziativa con Eco e chiede di rimuovere la contestazione. Scrive ovunque, a giornali e sui social network, interviene ripetutamente sulla pagina fb della contestazione e della Feltrinelli Bologna pregando di cancellare tutto. I media parlano di un fake che ha tratto tutti in inganno. Sì, siamo dei polli ammettono implicitamente, ma si giustificano spavaldi: anche Hobo ha abboccato! Hobo però conferma l’appuntamento per giovedì alle 17: blocchiamo l’Eco-sistema!

Il giorno dopo la confusione si fa sempre più grande sotto il cielo delle due torri. Feltrinelli piagnucola e smentisce disperatamente, pronta a chiamare la polizia, Feltrinelli Bologna si allinea in modo confuso, dicendo che l’evento non è ancora stato confermato: un’eco-balla tira l’altra… Hobo va avanti: abbocca bene chi abbocca ultimo, ammonisce. Insomma, povero Eco, scaricato frettolosamente perfino dalla Feltrinelli terrorizzata dalle contestazioni.

Finalmente, si arriva alla fatidica ora, le 17 di giovedì. Eco fa effettivamente il suo ingresso nella libreria Feltrinelli! Solo che è su un manifesto in triste stile obamiano, dove non può fare danni, ed è accompagnato dalla scritta: “Scontati la crisi! Umberto lo ha fatto, e tu? Yes, we sconti!”. Student@ e precar@ cambiano così il finale di un romanzo che qualcuno vorrebbe già scritto: al posto delle lezioni sulla cultura dei pochi e la crisi per molti, ecco le tessere del pane e dei saperi. Le casse vengono bloccate, i clienti solidarizzano, noi la crisi non la paghiamo. Feltrinelli blinda l’ingresso chiamando la polizia e riempie lo spazio non di libri ma di Digos. Fa tanto rumore l’Eco della riappropriazione.

E allora, chi è che ha abboccato?

Vogliamo il pane e i saperi! 

È verosimile che i complici della crisi diano lezioni sulla crisi. È verosimile che i responsabili della dismissione dell’università se ne facciano paladini. È verosimile che chi continuamente recinta e privatizza saperi e conoscenze si vanti di esserne il sacro custode. È verosimile che chi sta con i ricchi e fomenta la guerra tra i poveri, poi scriva sul proprio logo che “il razzismo è una brutta storia”. È verosimile che chi chiama la polizia contro chi non vuole più pagare la crisi, poi si finga preoccupato per le ricadute della crisi stessa.

Come si vede, spesso il verosimile è più del vero.

Ma visto che il romanzo che ci vogliono obbligare a leggere non ci piace, questa volta cambiamo il finale. E allora, ecco la sorpresa: al posto della lectio magistralis ci siamo noi, precar@ e student@, con le tasche vuote e tanta fame di pane e di saperi. Al posto della cultura per pochi, va in scena la cultura per tutti. Al posto di Umberto Eco, irrompe l’eco della riappropriazione.

Come già fatto lo scorso dicembre, siamo di nuovo qui alla Feltrinelli perché vogliamo su tutti i libri uno sconto proporzionato alle condizioni di impoverimento in cui siamo costretti a vivere, vogliamo la possibilità di accedere ai saperi e alla cultura che quotidianamente contribuiamo a produrre, vogliamo una tessera della crisi che consenta a student@ e precar@ di leggere a prezzi accessibili. Anzi, la tessera ce l’abbiamo già: è la “tessera del pane e dei saperi”, per scontare la crisi. E vogliamo iniziare a utilizzarla da subito, perché la precarietà è una brutta storia.

È vero: la crisi non è scontata. È ancora più vero: non siamo più disposti a pagarla. Che questa eco di lotta, l’unica che ci piaccia, si diffonda ovunque. E visto che ci siamo, insieme al pane e ai saperi vogliamo anche il nome delle rose.

Ps: Nelle ultime settimane qualcuno dice che abbocchiamo ai fake. Quel qualcuno, dalla grande azienda al piccolo sfigato, da Feltrinelli al ghostwriter di Pd-Cgil travestito da romanziere, dal Partito di Repubblica all’Eco di Ferrara, dovrebbe imparare una cosa molto semplice: l’intelligenza collettiva arriva laddove non ce la possono fare le misere intelligenze individuali al servizio dei padroni. Da quassù ci facciamo beffe di voi. E poi, come si sa, abbocca bene chi abbocca ultimo…

Hobo – Laboratorio dei saperi comuni

> Guarda le nostre foto:

http://www.flickr.com/photos/zicphoto/sets/72157641616244213/show/

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Ichino non ti caga nessuno!

Apprendiamo dalle agenzie stampa che il professor Andrea Ichino crede di essere un gran signore la cui ingombrante presenza turba i sonni di centri sociali e collettivi grazie alla sua sagacia e profondità d’analisi che mette al servizio della salvezza dell’università italiana…

Ci spiace essere stati forse anche la causa – con la nostra contestazione dell’8 febbraio 2013 a colpi di uova e cacerolazo fuori dall’aula magna dell’Alma Mater – delle manie di grandezza e dell’ossessione di essere al centro dell’attenzione del professor Andrea Ichino. Forse quel giorno ha provato la sensazione di essere contestato al posto dei poteri forti per cui si prodiga di scrivere e giustificare nei sui scritti le manovre lacrime e sangue, i tagli alla scuola, l’esclusione di consistenti pezzi di società dall’università, le politiche aziendaliste di distruzione del welfare studentesco. Forse quel giorno si è sentito meno marionetta e lacchè e più umano; stronzo ma umano.  No non vogliamo dare questa soddisfazione al professor Andrea Ichino, quella volta era chiara la provocazione di venire a blaterare le sue giustificazioni dei poteri forti dentro l’Unibo che vede, per bocca dello stesso garante degli studenti Dolores Neri, processi di impoverimento radicale degli studenti e difficoltà di acceso all’università. Dopo quella denuncia gli studenti si sono organizzati e tramite le lotte stiamo distruggendo pezzo dopo pezzo l’università per pochi e dell’esclusione di Ichino tramite i percorsi contro la mensa più cara d’Italia, contro il caro-libri, caro-affitti, per le biblioteche sociali, per una zona universitaria che si misuri sulle esigenze di studenti e precari e che sia demilitarizzata.

L’incontro di Palazzo d’Accursio non merita nemmeno uno slogan contro. E l’ego del professorone può anche cominciare a misurarsi col nulla che intellettualmente rappresenta. Noi in quel momento saremo allo spazio Social Log in via Masini 40 all’iniziativa di solidarietà per la cassa di resistenza dei facchini in lotta della Granarolo e tanti saluti al grande luminare.

C.ollettivo U.niversitario A.utonomo