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“La tredicesima precaria si chiama autoriduzione”

Hobo alla Feltrinelli di porta Ravegnana, i responsabili rifiutano la trattativa e chiamano la polizia. Solidarietà e interesse di molti dei presenti nella libreria. Il collettivo: “Torneremo”. Solidarietà da Valerio Evangelisti, Wu Ming e Bifo.

16 Dicembre 2013 - 14:00

Alcune decine di studenti e precari di Hobo sono entrati poco prima di mezzogiorno alla Feltrinelli di Porta Ravegnana e hanno bloccato con uno striscione l’accesso a due casse (su tre), chiedendo uno sconto generalizzato del 50%. “Molta gente si fermava chiedendo informazioni, volevano lo sconto, sono scene che prima della crisi non si vedevano”, racconta un attivista a Zeroincondotta: “Torneremo – aggiunge – e reclameremo uno sconto permanente”. Porte chiuse alle rivendicazioni del collettivo da parte dei responsabili del negozio, che hanno rifiutato ogni trattativa e chiamato subito la polizia.

> Il comunicato:

Oggi, 16 Dicembre, prima di mezzogiorno, una cinquantina di student@ e precar@ sono andati alla libreria Feltrinelli sotto le due torri di Bologna per rivendicare uno sconto del 50% su tutti i libri, e una “tessera della crisi” che consenta a tutt@ di aver accesso a saperi e cultura (vedi volantino in basso). Si sono presentati alle casse con soldi e un buono sconto per il “natale della crisi”. I responsabili della Feltrinelli davanti alle richieste di student@, precar@ e di molti dei clienti lì presenti, che nel frattempo si sono uniti, hanno rifiutato qualsiasi forma di dialogo e hanno immediatamente chiamato la polizia. A quel punto student@, precar@ e tutt@ coloro che reclamavano un legittimo sconto, si sono messi davanti alle casse per ottenere quanto richiesto e per spiegare con striscione, megafono, volantini e con forza comunicativa le proprie ragioni. Sono le ragioni di chi vive la precarietà e la disoccupazione, di chi non arriva alla fine del mese, di chi non può permettersi un affitto, libri e libera accessibilità ai saperi. Sono le stesse ragioni che una delegazione di student@ e precar@ ha portato questa mattina alla commissione sul carovita del Consiglio Comunale, dicendo a chiare lettere, ai complici politici di questa situazione, che “la nostra soluzione sia chiama autoriduzione”.
Per oltre un’ora vari poliziotti e uomini della digos hanno presidiato l’ingresso della libreria con atteggiamento intimidatorio e con continue provocazioni, accompagnati dai dirigenti della Feltrinelli. Ecco svelata la realtà del marchio di sinistra, quelli che per ragioni di marketing scrivono che il “razzismo è una brutta storia” ma chiamano la polizia di fronte a chi dice che a generare quel razzismo sono le brutte storie della precarietà e dello sfruttamento.
L’iniziativa di autoriduzione sta già raccogliendo la solidarietà di diversi autori dei libri per cui è stato chiesto lo sconto.
Oggi è solo l’inizio: la campagna di autoriduzione, il boicottaggio della Feltrinelli, la rivendicazione di “tessere della crisi” e della nostra tredicesima precaria sono appena cominciate.
Buon Natale della crisi a tutt@, Merry Crisis and Happy New Fear!

HOBO- Laboratorio dei saperi comuni

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La tredicesima precaria si chiama autoriduzione

Da troppo tempo si parla di precarietà, di generazioni senza futuro, di impoverimento, di declassamento, di indebitamento, di non riuscire ad arrivare alla fine del mese. Eccoci, siamo qua, siamo noi. Ma non siamo qui per ribadire la nostra condizione, per denunciarla, per renderci visibili. Non c’è nessuno che ci rappresenti: noi diamo le riposte, a voi porre le domande. Anche il tempo del simbolico è finito, perché non c’è un’opinione pubblica a cui rivolgersi: tutti noi, il 99% che cerca di sfangarsela nella crisi, viviamo in condizioni sempre più simili e sempre più intollerabili. Noi vogliamo riappropriarci di reddito, di saperi, di vita. E vogliamo farlo ora.
Alimenti, mobilità, abitare, salute, conoscenza: ecco la nostra mappa dei bisogni, attraverso cui ridisegnare la città dei precari e conquistarci un welfare autonomo. Dopo la manifestazione del #19O (“una sola grande opera: casa e reddito per tutt@!”), insieme a tant@ con il percorso di #occupymensa abbiamo rivendicato l’abbassamento dei costi del pasto per student@ e precar@, fino ad arrivare all’autoriduzione della scorsa settimana, e stiamo attivando il progetto #Datastorm per rendere liberamente accessibili in rete libri e conoscenze. Oggi siamo qui alla Feltrinelli, per lo stesso motivo: per dire che abbiamo diritto non solo di sopravvivere, ma anche di festeggiare il nostro natale, il natale della crisi.
I libri che vendete sono alimentati dalle idee e delle conoscenze che creiamo e facciamo circolare in rete, nelle piazze e nelle università, i vostri scaffali sono zeppi di volumi che raccontano e parlano delle nostre condizioni di impoverimento, delle nostre lotte e dei nostri movimenti, spesso sono scritti da precar@ e ci vengono sottratti dalla mafia dei diritti di proprietà intellettuale. Siamo adesso venuti a riscuotere il nostro credito.
Vogliamo dunque uno sconto del 50% su tutti i libri, vogliamo la possibilità di accedere ai saperi e alla cultura che quotidianamente contribuiamo a produrre, vogliamo una tessera della crisi che consenta a student@ e precar@ di leggere a prezzi accessibili.
Ebbene sì, i precari non si accontentano del pane, vogliono anche le rose e i piaceri: i sacrifici li faccia chi ha pance e tasche piene, chi si arricchisce sulla nostra pelle, noi abbiamo tremendamente fame di saperi e desideri.
Un’ultima cosa: noi non ci scusiamo per il disagio. Perché l’unico disagio è quello che subiamo ogni giorno, è la violenza della precarietà e dello sfruttamento, è la violenza dell’1%.

Il sole dell’avvenire noi ce lo prendiamo subito!

Hobo – Laboratorio dei saperi comuni

Dimenticavamo: proprio come la precarietà,
anche il nostro Natale della crisi dura tutto l’anno.

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> La solidarietà di Valerio Evangelisti, Bifo e  i tweet dei Wu Ming:

Non si chiama la polizia contro giovani che chiedono uno sconto sui libri, quasi che fossero ladri comuni. Sappiamo tutti quale sia la condizione giovanile oggi, sotto il profilo economico come sotto quello culturale. L’azione di Hobo alla libreria Feltrinelli intendeva denunciare questa condizione con un gesto simbolico e assolutamente non violento, dal costo irrilevante per i gestori. Si è scelta la repressione invece di una possibile trattativa, come è avvenuto in passato in circostanze analoghe. Segno di tempi mutati in peggio, in cui anche chi dovrebbe essere più sensibile, per tradizione e immagine, ai bisogni giovanili, preferisce ricorrere alla forza e al rifiuto del dialogo. Spero che ciò non abbia a ripetersi mai più.

Valerio Evangelisti

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Wu Ming Foundation ‏@Wu_Ming_Foundt 1h:

Lo sconto maodadaista imposto da Hobo alla #Feltrinelli di #Bologna. #Nataledellacrisi! pic.twitter.com/JaBgOQaUYV

Un esempio da imitare. Da oggi in tutti i megastore. @HoboBologna #autoriduzione pic.twitter.com/NqZ5AW1zwm

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Il monte salari complessivo si è ridotto della metà negli ultimi dieci anni, le tasse universitarie crescono, mentre più della metà dei giovani sono disoccupati, e la qualità culturale dell’università sprofonda.

C’è da meravigliarsi se qualcuno chiede una riduzione del prezzo dei libri?

Wilhelm Reich scrisse un giorno: “quel che è stupefacente non è che la gente rubi. Stupefacente è il fatto che la gente non rubi in continuazione.”

Confesso che il mio stupore è il medesimo. Come mai i giovani precari disoccupati, impoveriti e insultati quotidianamente dal regime dell’ignoranza non organizzano assalti massicci ai grandi magazzini, come mai non si impadroniscono dei beni culturali dei quali hanno assoluto bisogno?

Sicuramente c’è qualcosa che non capisco.

Franco Berardi (Bifo)